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TOP 10 ALBUM
10. Wednesday – “Rat Saw Good”
Cresciuti disco dopo disco, i Wednesday sono definitivamente sbocciati con “Rat Saw Good”. Stavolta, la band capitanata da Karly Hartzman è riuscita ad affrancarsi dagli schemi squisitamente shoegaze del passato, ma senza rinunciare completamente alle sue atmosfere. Alla fine, al quinto lavoro in studio dal 2018, la band sembra aver trovato la sua forma più compiuta orbitando intorno all’indie rock e accogliendo idee nu-gaze e influenze Nineties, una certa vocazione cantautoriale e qualche pulsione (alt-)country.
9. Caroline Polachek – “Desire, I Want to Turn into You”
L’esplosione definitiva di Caroline Polachek arriva con un concept album che trova nel desiderio il suo argomento centrale e nella voce un un mezzo straordinario per veicolare il messaggio. Trascinato da alcuni brani destinati a diventare autentici inni per la loro straordinaria immediatezza, “Desire, I Want to Turn into You” conserva grande qualità anche per le sue contaminazioni e si dimostra un disco pop urgente in tutta la sua contemporaneità. Anche per questo, sin da febbraio, la sensazione è stata che il disco avrebbe conservato un posticino anche nelle classifiche di fine anno: dieci mesi dopo, quel sentore è realtà.
8. King Creosote – “I Des”
Della bella parabola artistica di Kenny Anderson, “I Des” potrebbe essere l’ultima manifestazione come King Creosote, ma certamente è la più fulgida fino a oggi. All’interno di “I Des” convergono il folk alternativo e l’indie rock, ma anche tanta elettronica a marcare atmosfere cinematografiche ora dense e ora rarefatte, in un susseguirsi di irresistibili ballate tiepide e al miele. Impreziosito da una riflessione profonda e sensibile sulla fugacità e la fragilità dell’esistenza, sulle contraddizioni e l’irrisolvibile complessità del contemporaneo, “I Des” è un disco dalla bellezza enigmatica e delicata.
7. Sofia Kourtesis – “Madres”
Per sintetizzare “Madres”, si può pensare alla geografia personale di Sofia Kourtesis: peruviana di nascita, berlinese d’adozione. Il primo disco lungo dell’artista corre lungo il crinale dell’house, ricorre a qualche percussione tradizionale e idee world, flirta a tratti con un cantato più squisitamente latin pop, ma conserva tutta la sua coerenza rispetto a un ideale elettronico gustoso e divertente. Tutto ciò si lega indissolubilmente a un songwriting in cui tanta parte ha avuto il dolore personale e familiare dell’artista, contribuendo a definire ulteriormente un linguaggio house curato nei minimi dettagli e già perfettamente riconoscibile.
6. McKinley Dixon – “Beloved! Paradise! Jazz!?”
Non può (più) essere una sorpresa McKinley Dixon, classe 1995 e reduce dall’ottimo “For My Mama and Anyone Who Look Like Her”. Il nuovo “Beloved! Paradise! Jazz!?” arriva soltanto due anni dopo, ma perfeziona ulteriormente quella formula jazz rap grazie a soluzioni strumentali ricercate ed efficaci, ma mai prevedibili. Il resto lo fa il songwriting: quello introspettivo e riflessivo di McKinley Dixon è un ulteriore punto di forza di uno dei dischi più belli dell’anno.
5. Debby Friday – “Good Luck”
Debby Friday è un’artista audiovisuale e sperimentale nata in Nigeria e cresciuta in Canada, fra Montreal e Vancouver. Due promettenti EP, poi finalmente “Good Luck”, il suo primo lavoro lungo. Collocato autorevolmente nel solco della scena elettronica canadese, “Good Luck” va oltre: accanto a tutta l’urgenza delle sue pulsazioni rave e delle sue ritmiche serrate, c’è un cantato che sa scivolare fra rap e sensazioni soul/r&b a seconda del grado di concitazione del momento.
4. Nabihah Iqbal – “Dreamer”
“Dreamer” è una delle più belle sorprese di quest’anno. Nabihah Iqbal è, forse, un nome non troppo visibile sui radar della musica mainstream, ma l’artista di origini pakistane e di stanza a Londra è oggi una realtà solidissima sulla scena della capitale inglese. Accanto alla sua straordinaria attività artistica e al suo impegno politico per i diritti umani, Nabihah Iqbal è riuscita a sintetizzare in tre quarti d’ora molto del meglio della musica britannica, con dream pop e shoegaze che si mescolano a diverse traiettorie elettroniche, comprese quelle che corrono in una direzione più danzereccia. In questo, il piccolo miracolo sarebbe conservare una struttura lineare e coerente, ma Nabihah Iqbal ci riesce perfettamente.
3. Lankum – “False Lankum”
Per superare così agilmente “The Livelong Day” servivano ispirazione e coraggio in enormi quantità, ma i Lankum li hanno trovati. La scrittura di “False Lankum” è profondamente umana ed evocativa nel suo incedere lento, mentre lo sguardo è costantemente rivolto alla natura più selvaggia e al mare come luogo e concetto. Grazie (anche) a una strumentazione più ricca che in passato con il theremin, il piano e un maggiore ricorso all’elettronica, ecco il gioiello definitivo degli irlandesi: se la musica folk è la stella polare, lo shoegaze, il post rock e la drone music sono le fonti a cui attingere per un ulteriore rinnovamento. Oltre la bellezza, “False Lankum” è un disco importante che può lasciare una scia nella storia moderna del genere.
2. Sampha – “Lahai”
“Lahai” sembra, semplicemente, essere la prova definitiva del talento generazionale di Sampha, un artista in rapidissima ascesa. Il livello di complessità rispetto al già ottimo “Process” è più alto: quella perenne tensione fra soul e r&b è il punto di incontro di indovinate soluzioni art pop e traiettorie strumentali educatamente glitchate, con il solito cantato caldo, emotivo e introspettivo a fungere da collante. A tratti meno immediato rispetto al precedente lavoro, il nuovo lavoro di Sampha necessita di essere metabolizzato più pazientemente: completato il processo, però, “Lahai” rivela tutta la sua grazia.
1. Young Fathers – “Heavy Heavy”
Tra “Cocoa Sugar” e “Heavy Heavy” è passato un lustro. Tanto, secondo gli standard moderni, nulla per riprendere le redini di una traiettoria artistica già in grado di accarezzare vette importanti. “Heavy Heavy” prosegue quel cammino senza rinunciare all’eredità black in senso lato, ma addirittura arricchendo una proposta che, accanto al nucleo (neo-)soul, conserva un forte afflato hip hop. Vagiti gospel e sviluppi elettronici che ammiccano al trip hop, oltre a robuste venature psych, sono ulteriori elementi di colore di un sound che riesce, comunque, a essere spesso anche irresistibilmente pop.
Altri dischi belli per arrivare a un totale di 100: l’ordine è per macroaree
Afrobeat e dintorni:
AMAARAE – “Fountain Baby” (afrobeats, afro-pop)
BAABA MAAL – “Being” (afrobeat, worldbeat, elettronica)
MEGADRUMZ – “For Your Soul” (afrobeat, house)
Ambient:
AETHER – “Aether” (ambient, jazz)
BVDUB – “Days of Gold” (ambient)
LAUREL HALO – “Atlas” (ambient, modern classical)
THE ALBUM LEAF – “Future Falling” (ambient pop)
Art pop, dream pop:
BC CAMPLIGHT – “The Last Rotation of Earth” (art pop)
BLEACH LAB – “Lost in a Rush of Emptiness” (dream pop)
CORINNE BAILEY RAE – “Black Rainbows” (art pop, art rock)
DAUGHTER – “Stereo Mind Game” (dream pop)
FATOUMATA DIAWARA – “London Ko” (art pop)
MARLENE RIBEIRO – “Toquei no Sol” (art pop, psichedelia)
PINKPANTHERESS – “Heaven Knows” (art pop, breakbeat)
Country, americana e dintorni:
CMAT – “Crazymad, for Me“ (country pop)
IRIS DEMENT – “Workin’ on a World“ (country, americana)
MARGO CILKER – “Valley of Heart’s Delight“ (country)
Dance, disco:
JESSIE WARE – “That! Feels Good! “ (dance, disco)
KYLIE MINOGUE – “Tension“ (dance)
TROYE SIVAN – “Something to Give Each Other“ (dance pop, alt-pop)
Elettronica e sottogeneri:
FOREST SWORDS – “Bolted“ (elettronica, dub)
JAMES BLAKE – “Playing Robots into Heaven“ (elettronica)
JAMES HOLDEN – “Imagine This Is a High Dimensional Space of All Possibilities” (progressive electronic)
LAURENT GARNIER – “33 Tours et puis s’en vont“ (French touch, techno)
LORAINE JAMES – “Gentle Confrontation“ (elettronica, idm)
OVERMONO – “Good Lies” (elettronica, UK bass)
ROMY – “Mid Air“ (house, trance)
SPEAKERS CORNER QUARTET – “Further Out than the Edge“ (elettronica)
THE CHEMICAL BROTHERS – “For That Beautiful Feeling“ (house, big beat)
Folk, songwriting:
JULIE BYRNE – “The Greater Wings“ (folk, songwriting)
MITSKI – “The Land Is Inhospitable and So Are We“ (folk, songwriting)
P.G. SIX – “Murmurs & Whispers“ (psych folk)
SUFJAN STEVENS – “Javelin“ (folk, songwriting)
SUSANNE SUNDFØR – “Blómi“ (folk)
Funk:
ANA FRANGO ELÉTRICO – “Me Chama De Gato Que Eu Sou Sua“ (funk, jazz, boogie)
CHAI – “Chai“ (funk, synth pop)
SAY SHE SHE – “Silver“ (funk, soul)
Hip hop, rap, trap:
ARMAND HAMMER – “We Buy Diabetic Test Strips“ (hip hop, experimental hip hop)
BILLY WOODS, KENNY SEGAL – “Maps“ (hip hop)
JPEGMAFIA & DANNY BROWN – “Scaring the Hoes“ (hip hop)
KILLER MIKE – “Michael“ (hip hop, trap)
NONAME – “Sundial“ (hip hop, jazz rap)
YOUNG NUDY – “Gumbo“ (trap, hip hop)
Jazz:
AROOJ AFTAB, VIJAY IYER, SHAHZAD ISMAILY – “Love in Exile“ (ambient, jazz)
IRREVERSIBLE ENTANGLEMENTS – “Protect Your Lightv (jazz)
MESHEL NDEGEOCELLO – “The Omnichord Real Book“ (jazz fusion)
NAÏSSAM JALAL – “Healing Rituals“ (jazz, spiritual jazz)
NATURAL INFORMATION SOCIETY – “Since Time Is Gravity“ (jazz)
Metal:
BLUT AUS NORD – “Disharmonium – Nahab“ (black metal, atmospheric metal)
CATTLE DECAPITATION – “Terrasite“ (death metal, grindcore)
DØDHEIMSGARD – “Black Medium Current“ (prog metal)
LITURGY – “93696“ (black metal)
MYRKUR – “Spine“ (folk metal)
Pop:
MABEL MATIZ – “Fatih” (pop, anatolian pop)
OLIVIA RODRIGO – “Guts” (pop rock)
RAHILL – “Flowers at Your Feet” (pop, trip hop)
RÓISÍN MURPHY – “Hit Parade” (electropop)
TAYLOR SWIFT – “1989” (synthpop)
THE CLIENTELE – “I Am Not There Anymore” (indie pop)
THE NATIONAL – “First Two Pages of Frankenstein” (indie pop, indie rock)
Psichedelia in senso molto ampio:
CERO – “e o” (psych pop)
HIDDEN HORSE – “Incorporeal” (psichedelia)
LIL YACHTY – “Let’s Start Here.” (neo-psichedelia)
MAYA ONGAKU – “Approach to Anima” (psichedelia)
NDOX ELECTRIQUE – “Tëdd Ak Mame Coumba Lamba Ak Mame Coumba Mbangnon” (psichedelia, ethno industrial)
NIHILOXICA – “Source of Denial” (psych, techno, industrial)
RAJA KIRIK – “Phantasmagoria of Jathilan” (psichedelia, ethno industrial)
Punk, post punk:
BE YOUR OWN PET – “Mommy” (punk, garage rock)
GENESIS OWUSU – “Struggler” (post punk, dance punk, soul)
MURDER CAPITAL – “Gigi’s Recovery” (post punk)
SLEAFORD MODS – “UK Grim” (post punk, hip hop)
Reggae, dub:
AFRICAN HEAD CHARGE – “A Trip to Bolgatanga“ (dub, elettronica)
HOLY TONGUE – “Deliverance and Spiritual Warfare“ (dub, elettronica)
Rock:
BOYGENIUS – “The Record” (indie rock)
MANDY, INDIANA – “I’ve Seen a Way” (post industrial, experimental rock)
SPRAIN – “The Lamb as Effigy“ (experimental rock)
SQUID – “O Monolith” (art rock)
BLONDE REDHEAD – “Sit Down for Dinner” (art rock, dream pop)
MODEL/ACTRIZ – “Dogsbody” (noise rock)
PARANNOUL – “After the Magic (shoegaze)
YVES TUMOR – “Praise a Lord Who Chews but Which Does Not Consume; (Or Simply, Hot Between Worlds)” (glam, art rock, psichedelia)
Soul, r&b e dintorni:
ANOHNI & THE JOHNSONS – “My Back Was a Bridge for You to Cross” (soul)
CLEO SOL – “Heaven” (soul)
DURAND JONES – “Wait Til I Get Over” (r&b, soul, gospel)
GABRIELS – “Angels & Queens“ (soul, r&b)
KELELA – “Raven” (r&b, elettronica)
PRIYA RAGU – “Santhosam” (contemporary r&b, dance)
World e dintorni:
GOAT – “Medicine” (world, psichedelia)
SCHROOTHOP – “Macadam” (world)
TINARIWEN – “Amatssou” (world, tishoumaren)
Un po’ di dischi italiani belli, in ordine alfabetico:
AI! – “Manuale Illusione” (psych folk, psych jazz)
BLUEM – “nou” (pop, elettronica)
BRIGAN – “Liburia Trip” (global folk)
C’MON TIGRE – “Habitat“ (afrojazz)
CALCUTTA – “Relax” (pop, songwriting)
CALIBRO 35 – “Nouvelles Aventures” (psych funk)
CAPITANO MERLETTI – “Medusa” (psych folk)
CATERINA BARBIERI – “Myuthafoo” (elettronica, progressive)
CHECCO CURCI – “Anche solo per un saluto” (songwriting)
COLAPESCE DIMARTINO – “Lux Eterna Beach” (pop, songwriting)
COLOMBRE – “Realismo magico in Adriatico” (pop, songwriting)
DANIELA PES – “Spira” (art pop)
EMIDIO CLEMENTI, CORRADO NUCCINI – “Motel Chronicles” (spoken word, post rock)
GIANCANE – “Tutto male“ (songwriting, pop, rock)
IBISCO – “Languore” (electropop, new wave)
LHAM – “They Cast No Shadow” (ambient, dark ambient)
LUCIO CORSI – “La gente che sogna” (rock)
LUIGI CINQUE, STEFANO SALETTI, URNA CHAHAR-TUGCHI – “Persephone” (world)
LUNAR BIRD – “The Birthday Party” (dream pop)
MARCO CASTELLO – “Pezzi della sera” (pop, funk, jazz)
MARTA DEL GRANDI – “Selva” (art pop)
MASSIMO SILVERIO – “Hrudja” (art rock)
PAOLO SAPORITI – “La mia falsa identità” (songwriting)
PUFULETI – “Perle ai porci” (experimental hip hop)
SABBIA – “Domomentál” (psych jazz)
SO BEAST – “Brilla“ (trap, psych, rock)
STUDIO MURENA – “WadiruM” (nu jazz)
THE THUGS – “Holy Cobra Dub” (dub, psichedelia)
THROW DOWN BONES – “Three” (post psych, elettronica)
THRU COLLECTED – “Il grande fulmine” (alt pop)
Un po’ di concerti belli, in ordine cronologico:
SHAME @ Circolo Magnolia, Segrate (MI) – 24/02
MELODY’S ECHO CHAMBER @ Sala Apolo, Torino – Primavera Sound Festival – 30/05
TURNSTILE @ Parc del Fòrum, Barcellona – Primavera Sound Festival – 1/06
DEPECHE MODE @ Parc del Fòrum, Barcellona – Primavera Sound Festival – 2/06
KENDRICK LAMAR @ Parc del Fòrum, Barcellona – Primavera Sound Festival – 2/06
ST. VINCENT @ Parc del Fòrum, Barcellona – Primavera Sound Festival – 3/06
OVERMONO @ Parc del Fòrum, Barcellona – Primavera Sound Festival – 3/06
LIAM GALLAGHER @ Ippodromo La Maura, Milano – I-Days – 1/07
GIANCANE @ Circolo Magnolia, Segrate (MI) – 14/07
SUN RA ARKESTRA @ Masseria Ferragnano, Locorotondo (BA) – Locus Festival – 14/08
GIORGIO POI @ Ex Macello, Putignano (BA) – Farm Festival – 18/08
WILCO @ Spazio 211, Torino – TOdays Festival – 25/08
L’IMPERATRICE @ Spazio 211, Torino – TOdays Festival – 27/08
FLYING LOTUS @ Lingotto Fiere, Torino – Club to Club Festival – 4/11
MAX GAZZÈ @ Teatro Lirico Giorgio Gaber, Milano – 11/11