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#thanks4allthefish!
Quattro album che consigliamo di approfondire, tra 2024 e qualche recupero 2023.
MARIKA HACKMAN, “Big Sigh” (Chrysalis Records, 2024)
Se non consideriamo l’anteprima di questo album che avevamo dato a Novembre (vedi news), qui a Kalporz avevamo lasciato Marika Hackman nel decennio precedente e l’artista è molto diversa: sarà la maturità, sarà il cambio di strumento principale (dalla chitarra al pianoforte, anche se appunto la chitarra non viene abbandonata, e rimangono – a detta di chi scrive – i pezzi migliori), la cantante inglese dà sfoggio nel suo quinto album (se consideriamo anche “Covers”, su Sub Pop, del 2020) di una profondità evidente. Dopo aver trascorso un periodo di difficoltà compositiva, la Hackman ha registrato insieme a Sam Petts-Davies e al collaboratore di lunga data Charlie Andrew; “Big Sigh” affronta temi come l’amore e la perdita, la salute mentale e il tentativo di trovare un equilibrio. Canzone consigliata: la title-track “Big Sigh”.
ORA COGAN, “Formless” (Prism Tongue Records, 2023)
La cantautrice canadese Ora Cogan, residente a Vancouver Island, crea e pubblica “composizioni cinematografiche” dal 2007. Il suo nono album, “Formless” presenta un “bizzarro diagramma sonoro” di influenze che includono il folk gotico e la psichedelia con approccio indie. Evocativa e suggestiva, Ora Cogan restituisce atmosfere misteriose (“High Noon”) e delicate (“Holy Hells”), oppure divagazioni indie anni ’10 (“Feel Life”). Bravissima. Disco assolutamente da ascoltare per bene, se non già fatto.
MADELINE KENNEY, “A New Reality Mind” (Carpark Records, 2023)
Più pop e sintetica (stile Cate Le Bon, tanto per intenderci) delle due artiste che precedono, Madeline Kenney è una cantautrice ora di base in California, a Oakland, anche se nata e cresciuta a Seattle. Il suo debutto “Night Night at the First Landing” (2017) è stato prodotto da Toro y Moi mentre il suo secondo “Perfect Shapes” (2018) da Jenn Wasner dei Wye Oak, ma ora fa tutto da sola: ha suonato quasi tutti gli strumenti e prodotto da sé il suo quarto disco “A New Reality Mind” e il risultato è sorprendente. Altri applausi a scena aperta.
HARP, “Albion” (Bella Union, 2023)
L’uscita a dicembre non ha aiutato la conoscenza di questa bella prova degli Harp che invece sarebbe finita probabilmente in molte classifiche, dato che le recensioni viste in giro si assestano su un ottimo 8/10 (su Metacritic invece l’album ha un più ridimensionato 75/100). Trattasi del primo album del nuovo progetto di Tim Smith dopo i Midlake, che ha necessitato di una decina di anni, molto a fuoco nei brani che guardano a lande dark desolate stile “Faith” dei Cure (“I Am The Seed”), meno quando la poetica è troppo elegiaca e pagana come dei Fleet Foxes tristi.
(Paolo Bardelli)