Share This Article
Yann Tiersen, Hall, Padova 27 Febbraio 2024
Difficile fare finta di niente, ignorare i segnali, le coincidenze, le linee che si congiungono.
Chi scrive questo live report sta usando “Kerber” di Yann Tiersen come base, come fondamento sonoro per una propria opera di scrittura: non ne parliamo qui, ma parla di come siamo tutti grandi sfumature nella nostra diversità.
E la cosa divertente è che durante il suo live il grande compositore (ai più noto per le musiche de “Il Favoloso Mondo di Amelie”) ha espresso esattamente lo stesso concetto.
Partiamo dalle basi: questo tour è un tour concettuale.
Iniziato in barca, proseguito in camper, girato in solitaria per riavvicinarsi a persone e stili di vita più umani.
Un tour “sticazzi, come piace a me” sembra aver detto.
Tanto che si presenta come “Kerber complete” solo piano + elettronics” e ci inserisce esattamente dentro due metà di sè stesso.
La prima, integrale, Kerber, nella sua versione più intima: seduto al pianoforte un po’ troppo in fondo al palco del locale dove siamo, l’ottimo Hall di Padova.
Seduto, dicevamo, a mettere in fila, esecuzione integrale, quel maestoso album fatto di pianoforte minimalista e qualche suggestione elettronica che stasera non c’è (c’è Yann, da solo, come dicevamo) e non sembra mancare.
Le note sono ovunque, si spargono per la sala come scintille di luce diffusa.
La serata è stata dichiarata sold out, pur non sembrando un sold out, inteso come luogo irrespirabile colmo di gente, ma probabilmente è una scelta (non saranno venduti ulteriori biglietti, viene annunciato qualche giorno prima) e pur in un freddo e piovoso martedì il pubblico ascolta assorto l’esecuzione.
Ed è particolare come il luogo condizioni l’esperienza: sarebbe un ascolto da fare seduti, in fondo non è così diverso da una classica a teatro e invece c’è l’applauso, la gente in piedi, le fotografie.
Un attimo dopo però l’atmosfera cambia: c’è la seconda anima di Tiersen e se si parte con viaggi sonori onirici (che partono dai remix di Kerber) si finisce con la cassa spesso dritta delle produzioni più elettroniche del nostro, in particolare con il recente ’album 11 5 18 2 5 18, e si scivola lentamente in una atmosfera da club.
Ed entrambe le versioni, entrambi i due Yann Tiersen, propongono due anime della stessa persona, un lato intimo e uno estroverso, un lato analogico e uno digitale, si fondono assieme il minimalismo (canzoni fatte di note di pianoforte) e il massimalismo (effetti digitali e esperienze di elettronica piena di suoni che volano lungo il locale).
Verso la fine, nel bis, un brano a testa, un ultimo momento di ballo e un ultimo brano al pianoforte.
Un esercizio di sfumatura, un concerto onesto, forse freddo a tratti nella sua forma stessa. Ma come si fa a non ripensare all’arsenale di persone portato giù da Kanye West per un listening party e poi pensare che da un solo uomo, in un’ora e mezza abbondante, abbiamo sentito buona parte dello spettro sonoro umano, tutto prodotto e suonato dal vivo, interagendo, durante e poi al termine, al banchetto dei vinili.
Come si fa a non pensare che rispettare sè stessi è andare più ad un concerto di Yann Tiersen, dove commuoversi e ballare nel giro di mezz’ora, dalla malinconia riflessiva alle feste di Ibiza in pochi minuti, più che partecipare a certo eventi mediatici?
Per quanto ci riguarda, una serata strana, piacevolmente promossa nel suo essere tutto tranne che banale.
Anche se lui, Yann, ci sembra più a fuoco al pianoforte, ma ehi, chi siamo noi per decidere che lui sia solo un colore e non uno spettro ampio di colori e che abbia il pieno diritto di mostrarceli tutti?
E adesso sotto, che c’è una storia da portare avanti ascoltando Kerber.