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Verso la fine di luglio del 2022 Beyoncé aveva dato alle stampe RENAISSANCE, sottotitolato ACT I, primo capitolo di una trilogia discografica che riportava la star statunitense al centro delle scene musicali dopo alcuni anni di silenzio motivati anche dalla situazione pandemica che aveva prima interrotto e poi rallentato il panorama musicale mondiale. Album profondamente radicato nella house e nel soul Black americani, che intrecciava il suo percorso anche con l’universo queer e con la disco music Anni Ottanta, RENAISSANCE era un invito a ballare e a godere dell’attimo dopo tanti mesi difficili.
A margine di ciò, veniva anche rivelato il più ampio progetto discografico di Queen Bey: altri due atti corrispondenti a due nuovi album sarebbero usciti negli anni successivi. Qualche settimana fa, a sorpresa, è arrivata la conferma di ciò: con la pubblicazione di due nuovi brani, “TEXAS HOLD ‘EM”, che è anche un tributo allo stato in cui è nata, e “16 CARRIAGES”, Beyoncé annunciava l’uscita di COWBOY CARTER, il tanto atteso ACT II di questa trilogia. Profondamente radicato nel country, genere che negli States è storicamente – ma è più che altro un luogo comune – legato al mondo musicale dei bianchi, il brano riesce a costruire un ponte tra questo genere e la cultura afroamericana con discreta brillantezza, andando a scavare nella tradizione del soul, dell’R&B e, appunto, del Black country, citando e invitando come ospite, per esempio, Linda Martell, una delle prime cantanti country afroamericane. A convincere la pop star a esplorare questo genere, peraltro già toccato in passato, per esempio in un brano come “Daddy Lessons”, è proprio la possibilità di far luce sul rapporto tra il country e il mondo afroamericano e di fondere in questo genere altri stili radicati nella cultura Black.
L’album, uscito oggi, non è però unicamente country: è, anzi, un disco che, come è naturale per un’artista come Beyoncé, attraversa più generi, umori e ispirazioni. Sono sorprendenti alcuni elementi, come la presenza della cover di “Blackbird” dei Beatles e di quella di “Jolene” di Dolly Parton, anche se questa scelta è più in linea con l’atmosfera country che pervade molto dell’album. Tantissimi i riferimenti musicali e più in generali culturali all’interno del disco: uno di questi riguarda il mondo della musica classica italiana, dal momento che in “DAUGHTER” Beyoncé inserisce una propria interpretazione di “Caro mio ben”, un’aria del compositore settecentesco Tommaso Giordani.
Un altro aspetto interessante del disco, come sempre accade con Beyoncé, riguarda i collaboratori e i produttori dell’artista. Tra i featuring più interessanti del disco, per esempio, ci sono quello di Miley Cyrus, altro nome profondamente legato al country, in “II MOST WANTED”, e quello di Post Malone nel pezzo squisitamente pop “LEVII’S JEANS”. Compaiono anche Willie Nelson, Willie Jones e la già citata Linda Martell. Dolly Parton stessa è presente in “TYRANT”. L’album è anche intriso di elementi pop e dance, che non mancano in brani come “JUST FOR FUN”, “YA YA” e “II HAND II HEAVEN”, tutte tracce particolarmente interessanti. Si tratta di un disco che contiene ventisette canzoni e dura quasi settantanove minuti: per tutti questi motivi occorrerà un po’ di tempo per approfondirlo.