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Dopo l’intervista a Viola Costa (Tener-a-mente) continua il nostro percorso all’interno dei migliori festival italiani.
Fresco dell’annuncio del cartellone definitivo (vedi articolo) della sua diciannovesima edizione non potevamo farci mancare il Sexto ‘Nplugged, che visti i nomi, si conferma anche questa volta un appuntamento imperdibile.
A spiegarci le varie dinamiche che coinvolgono le varie fasi del festival è il collaboratore e portavoce della direzione artistica Daniele Terzariol, che ringraziamo per la disponibilità insieme a Laura di Ja.La Media.
Il festival ha una storia ormai lunga 19 anni…
DT: sì, è nato a Sesto al Reghena ed è rimasto sempre nella stessa location, quella di piazza Castello che rientra all’interno di uno dei borghi più belli d’Italia.
Ho visto che è nato da un’associazione di Sesto: siete tutti della della zona o negli anni si sono aggiunti collaboratori da fuori?
DT: praticamente sono tutti di lì, tranne me e qualche altro. Io avendo fatto lo speaker radiofonico per 10 anni e avendoli supportati nel tempo mi occupo delle interviste.
Che capienza ha la piazza?
DT: con The Lumineers eravamo arrivati al sold-out di 2500 persone.
Non male. Il festival si svolge a luglio ma ci sono eventi collaterali prima e dopo, ad esempio adesso state promuovendo il concerto di Udine del 30 Aprile(”Stasera sono in vena” con Corrado Nuccini dei Giardini di Mirò, Daniele Rossi e Francesca Bono voce di Ofeliadorme ndr).
DT: c’è stata un’evoluzione nel corso del tempo e si è cercato di attingere alle più svariate collaborazioni e di non focalizzarsi solamente all’ambito necessariamente musicale, anche se è quello preminente.
Queste collaborazioni si snodano non solo nel tempo, ma anche nello spazio, infatti collaboriamo a costruire eventi che sono al di fuori del perimetro del comune di Sesto al Reghena, entrando in connessione con realtà regionali e associative per abbracciare le più svariate contaminazioni. Oltre quello del 30 aprile ce ne sono stati altri, ora conclusi, ad esempio in collaborazione con Scena sonica, oppure con il Festival Convergenze che si era tenuto a settembre 2023 sui temi della sostenibilità, dell’ambiente e della mobilità. Eventi sparsi in Friuli e nel territorio.
Quando iniziate a lavorare la per la lineup ?
DT: l’anno prima, il tempo di ricaricare le batterie, soprattutto da parte di chi si dà un gran da fare. Il “Sexto” è una famiglia composta da tantissime persone, tutte che lavorano su sostanzialmente un carattere di volontarietà, a parte i pochi che dedicano tutto il loro tempo per le pratiche amministrative, ma queste davvero si contano sulle dita di una mano.
E’ più un lavoro di una comunità e di una associazione che lo fa per animare un territorio e un luogo per farlo vivere. In pratica ci si lavora più o meno da ottobre a novembre in avanti e si entra a regime con l’inizio dell’anno, perché il cartellone va chiuso ed essere promosso già a partire da gennaio e febbraio.
Per la scelta degli artisti la avete un’idea di direzione musicale da tenere?
DT: il comitato e il direttivo dell’associazione Sexto elabora una linea artistica. Fin dall’inizio si è cercato sempre di sperimentare e non sedimentarsi su una formula rodata ma cercare di sviluppare delle linee artistiche che guardino a sonorità nuove.
Per cui ci sono artisti che sono quelli su cui “si può andare sul sicuro” perché sono bravi per forza e che in un determinato anno hanno dato vita a dei bellissimi album o delle ottime esibizioni che si sposano con la piazza di Sesto. Altri sono artisti da ‘testare’ come i nuovi che arrivano dal semplice ascolto da parte di chi costituisce l’associazione.
E questa è la teoria, poi nella pratica si deve avere a che fare con tutte le dinamiche del mondo musicale: con i day off degli artisti, con chi è disponibile, chi non è disponibile eccetera. Abbiamo inseguito artisti adatti al posto per anni senza riuscire ad intercettarli o perché non erano in tour o perché erano in tour ma da un’altra parte.
Alcune scelte vanno in porto e ne siamo fieri, altre purtroppo per variabili che non possiamo controllare, non riusciamo, ma il cartellone come vedi, e come lo si è visto negli anni passati, anche durante le annualità del Covid, è stato sempre molto interessante.
Immagino riceviate pressioni da parti esterne, cioè proposte che per voi, per la vostra qualità che esigete, sarebbero impresentabili ma potrebbero portarvi magari al sold-out ‘facile’.
DT: ci sono, ma consideriamo solo le proposte che non snaturino il Festival e il cartellone, che se noti si discosta da quelli dei territori vicini. Cerchiamo, per quanto possibile, anche delle esclusive nazionali o artisti che non stiano suonando in un raggio di poche centinaia di chilometri.
È importante per differenziarci e per far capire che non siamo noi a inseguire una moda estemporanea e far capire alle persone che quello di Sesto non è solo un cartellone di un anno, ma è un percorso che tende a essere sperimentale e si evolve negli anni.
Molti dei nostri spettatori non conoscono necessariamente gli artisti che vengono a suonare, ma sanno che siccome li propone Sesto, allora possono essere artisti che possono interessare, solo sulla fiducia.
Quest’anno poi c’è molta musica italiana.
DT: certo, ma perché sono nomi interessanti, ci sono stati anni, in cui ospitavamo solo artisti stranieri, perché i Festival italiani proponevano solo nomi italiani.
Volevamo differenziarci anche dalle dinamiche di cambiamento del mercato discografico, del commercio attorno al mercato discografico.
La caduta del consumo fisico di vinili e dei CD ha portato a modificazioni anche per quel che riguarda, non solo i cachet, ma anche le disponibilità di artisti stranieri a venire sul suolo italiano e questa è stata l’occasione negli ultimi anni di riaprire il festival ad una musica della nostra nazione mantenendoci sempre fedeli alla ricerca, alla sperimentazione e di una proposta che deve essere assolutamente di qualità.
Sesto è un comune di 6500 abitanti, in che modo vi supporta? Quali sono le vostre fonti di finanziamento?
DT: la ricerca di finanziamenti è sempre importante, abbiamo un appoggio importante da parte della Regione Friuli. In fondo alla nostra homepage trovi tutta la lista di chi ci sostiene, sono tutti soggetti o statali o regionali perché attingendo ad una fonte di finanziamento pubblico non puoi utilizzare i finanziamenti privati.
Per sopravvivere abbiamo anche l’introito dei biglietti ma avendo una politica di prezzo “accessibile” non riusciremmo a rimanere in piedi.
La parte del prezzo dei biglietti ci sta moto a cuore perché riteniamo la cultura e la musica uno strumento per rendere accessibile a tutti l’ingresso.
Per alcuni spettatori i concerti sono anche un momento di svago, uno dei pochi di un’intera estate, c’è chi in ferie non ci va e non ha altro.
Per quanto riguarda il Comune invece?
DT: Sesto è un comune piccolo, per cui fa la sua parte con un supporto logistico. I comuni di quella grandezza numerica e demografica non possono fare molto, ma ci appoggiano in tutto quello che possono.
Anche il rapporto con la Comunità è sempre stato buono così come l’integrazione con gli abitanti.
A Sesto poi anche le altre piazze hanno sempre qualcosa come i DJ set tutti al femminile in una sezione a fianco della piazza principale, chiamata “Sexto lounge” con accesso libero prima e dopo il concerto, poi l’area food, l’area drink e diverse mostre.
Agli artisti che sono venuti gli anni scorsi è interessato anche l’aspetto storico del posto?
DT: sì, anzi sappiamo che c’è stato sicuramente un passaparola tra artisti. In alcuni casi il luogo è stato determinante nella scelta dell’artista prima di accettare.
Ricordo gli Air, ad esempio, avevano detto di sì dopo aver visto le foto della location.
Veniamo alla line-up 2024: tra tutti quelli che porterete c’è il gruppo Jadu Heart, sicuramente non conosciutissimo in Italia, è quello su cui ‘rischiate’ di più? come mai è caduta su di loro la scelta?
DT: i Jadu Heart si esibiscono per la prima volta in Italia, sono un duo inglese e saranno assieme ai Bedroom(BDRMM) in una data su cui noi puntiamo molto.
Presenteranno il loro terzo album che è titolato di Derealised. Seguono un po’ le orme di di alcune band che possono essere i Belle & Sebastian e My Bloody Valentine. Escono per la VLF Records e sono molto vicini allo shoegaze come i loro co-headliner.
C’è da ricordare che questi non sono mai concerti con un opening act e un main act, ma sono due concerti la stessa sera.
L’altro artista un po’ fuori dal ‘seminato’ è Tony Ann .
DT: Tony Ann è un virtuoso del piano. L’anno scorso abbiamo fatto Hania Rani, artista polacca che suona il piano, influenzata da forti componenti di musica elettronica, molto eterea, alla Nils Frahm ed è piaciuta tantissimo e quest’anno per mantenere la stessa linea che Tony Ann, fenomeno di giovanissima età di musica neoclassica, ha registrato due sold-out a Milano e tornerà in Italia a Sesto con la nostra data.
Che rapporto avete con le città vicine? Cercate di aiutarvi o c’è concorrenza?
DT: non c’è una concorrenza perché viaggiamo su filosofie diverse, piuttosto c’è una collaborazione perché comunque cerchiamo di contribuire tutti, ognuno facendo la sua parte, ad un’offerta culturale del territorio.
Sexto viaggia, tra virgolette, per conto suo, sia per il cartellone stesso che per come lo vedi conformato. Con altri eventi del territorio non ci sono delle sovrapposizioni o particolari problematiche piuttosto preferiamo concentrare le nostre attenzioni nelle collaborazioni con Festival gemelli che fanno altrettanto come l’Ypsigrock in cui i Bedroom suoneranno dopo aver suonato a Sesto. Noi e loro facciamo parte dei “boutique festival” data la nostra natura un po’ “stretta” ma preziosa.
Da dove arriva il vostro pubblico? Milano è a più di 300 km, ma Trieste, quindi Slovenia, Croazia e Venezia sono a distanze ‘utili’.
DT: il pubblico arriva da diverse parti oltre che dall’Italia ci sono persone da Austria, Croazia, Slovenia, ma abbiamo conosicuto spettatori che venivano anche dall’Australia! Persone che erano a Venezia in vacanza, e scoprendo il nostro cartellone sono venute a vedere dei live.
Di storie ce ne sono tante: si intercettano turisti, sia locali che quelli vicini a Trieste e Venezia ma ci sono fan che seguono un gruppo in diverse tappe e poi ci ‘scoprono’ e stanno anche più della singola data. Comunque lo scopo è anche far scoprire il festival anche oltre i confini nazionali e attirare persone da fuori.
IR: cosa stai ascoltando ultimamente?
DT: ho appena finito il nuovo di Kamasi Washington, interessante, poi ho fatto una lunga cavalcata con il nuovo album di Andre 3000 degli Outkast, che ha fatto questo triplo vinile suonando sostanzialmente solo un flauto stranissimo. Sono stato coraggiosissimo(ridiamo ndr).
Poi ho ascoltato quello di Shabaka Hutchings che è molto interessante e mi sto poi soffermando sulla musica d’ambiente e sulle sonorizzazioni ambientali per cui sto ripescando cose del passato, come Hiroshi Yoshimura, il suo album Surround.
Se invece vogliamo stare su qualcosa di attuale non è malel nuovo album dei Vampire weekend anche se mi aspettavo qualcosina di più. Li ho sempre adorati e sono ‘quelli che vorrei al festival ma non è mai stato possibile’.
Oltre ai Vampire weekend, quali altri gruppi che avresti voluto o vorresti?
DT: ah beh sicuramente The Tallest Man On Earth, i Kings of Convenience che erano in cartellone anni fa, ma abbiamo dovuto cancellare la data il giorno stesso perché era deceduta la mamma di uno dei due.
Poi dovessi davvero sperimentare tanto penso a Nicholas Jaar.
(Raffaele Concollato)