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Death Valley Girls + Sleap-e, Bronson, Ravenna, 5 Aprile 2024
Il titolo di sopra non tragga in inganno. In questo report parliamo di attitudine e libertà espressiva, che nelle formazioni di scena nel venerdì ravennate da un lato sopperisce alla carenza di varietà nella proposta (le Death Valley Girls) e dall’altro giustifica il nuovo percorso intrapreso da Sleap-e.
Solo Punk è anche un modo di aprire le danze: così Asia Martina Morabito introduce al pubblico il suo secondo album “8106” (Bronson Recordings), un lavoro da lei stessa definito “più trasandato e vivace, un ritorno all’istinto infantile di perseguire ciò che si ama senza compromessi”. Insieme a Carlo Cornacchia alla batteria e Francesco Tramuto al basso si lancia in una fulminante Leave My Bum Alone, mentre la sincopata (e zappiana) Wolf ne rivela la crescita come autrice. Qualche estratto da “Pouty Lips” – Wounded, Your Scent – ancora proposto in una dimensione rocciosa, seppure vengano introdotti effetti overdrive e tempi dispari grazie ai bravi musicisti al suo fianco.
Sad Is Ugly è manifesto del nuovo corso e racchiude le influenze della Morabito, come spiegatomi ai microfoni di Indi(e)pendenze giusto un mese fa. In Poetry la sua Stratocaster si trasforma in quella di King Krule e No Joke chiude un ottimo set in cui Sleap-e si erge da promessa a solida realtà dell’indie-rock nostrano in lingua inglese tra Baseball Gregg, Any Other e Flame Parade.
Le Death Valley Girls portano in dote l’ultimo album pubblicato nel Febbraio 2023 dalla Suicide Squeeze, “Islands In The Sky”, e una (nuova?) chitarrista in sostituzione di Larry Schemel a unirsi alla leader e polistrumentista Bonnie Bloomgarden – nelle vesti di una Siouxsie fluorescente – e alla batterista Rikki Styxx, tra i membri più longevi del gruppo californiano che sostituì la fondatrice e sorella di Schemel, Patty, una militanza nelle Hole per lei; e infine Sarah Linton al basso.
Hypnagogia viaggia su un ipnotico riff alla Brian Jonestown Massacre ma mette subito in chiaro la fascinazione delle nostre per le atmosfere dark; tuttavia I’m A Man Too, da “Glow In The Dark” del 2016, sembra ispirata dal melodismo delle Pandoras, quartetto all female prodotto dalla Voxx negli anni ottanta. The Universe rivela anche tutto l’amore di Bonnie Bloomgarden per Tina Turner laddove Watch The Sky è una cavalcata lisergica e vagamente kraut nonchè uno degli episodi più interessanti dal loro quinto disco. Ed è un pezzo di nome Disco che rompe il ghiaccio scatenando il pogo, con Bonnie scesa a raccogliere gli abbracci delle ragazze sottopalco e il talento dietro le pelli di Rikki Styxx, motore inesauribile e vera fuoriclasse della band. Da qui inizia un altro concerto…
Magic Power, Linton alla voce, continua a ravvivare gli animi in un numero orecchiabile, ma è sulla tripletta successiva, guidata da 10 Days Miracle Challenge (da “Under The Spell Of Joy”), che lo spirito punk emerge nella sua forza imponente tra Bikini Kill e primi Horrors – pur se nelle losangeline le tastiere suonano meno efficaci, quasi un accessorio a discapito della chitarra ritmica. Death Valley Boogie, una miscela di Stooges e blues fradicio, ti rapisce definitivamente prima della minacciosa Abre Camino, gonfia di wah wah; per l’encore il gruppo esegue l’ultimo singolo in ordine di tempo, I Am A Wave, eletto fra tre possibili candidate a votazione per alzata di mani del pubblico.
In mezzo i consigli di lingua italiana per Bloomgarden da Asia, qualche fuck qua e là e gli autografi e immancabili foto al merch: le Death Valley Girls, ospiti di Ravenna per la quinta volta, non finiranno sui libri di storia. Questo è certo. Ricorderemo il nostro coinvolgimento, la loro passione.
Il divertirsi suonando punk.
Foto in home: Lisa Frankhauser
Foto del concerto: Matteo Maioli e Gianluca Nicoletti