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Patrick Wolf, Santeria Toscana 31, Milano, 17 Aprile 2024
Un ritorno dopo tanti anni (ormai siamo a dodici) non poteva che essere accolto con un sold-out alla Santeria di viale Toscana a Milano.
Solo posti a sedere per il concerto di Patrick Wolf, una trovata che fa presagire che lo spettacolo sarà prettamente un one-man show, visto anche il palco allestito con un microfono circondato da chitarre, un violino elettrico, un’arpa, un piano a coda e un sinth.
Patrick, capello rossissimo, vestisto sgargiante che ricorda gli antichi greci e corona di alloro, entra in scena accolto da un boato che subito ricambia con una versione angelica di Souvenirs, per forza di cose minimale rispetto all’originale, ma voce e chitarra esaltano la vocalità e le capacità espressive del cantante.
Durante le quasi due ore di show Patrick prende i brani della sua produzione e li scarnifica, li arricchisce e li trasforma, adattandoli agli strumenti a sua disposizione.
Così “Hard Times”, sempre tirata e piena di innesti di synth, diventa una ballata che porta, se ancora ce ne fosse bisogno, la vocalità di Wolf ad un livello di rara bellezza.
Per la sommessa “Augustine” il piano è protagonista, suonato con minimalismo, accompagnandosi con gli effetti e loop creati precedentemente che riescono a creare un suono che poi verrà portato avanti per i seguenti brani cantati in sequenza, quasi fossero un tutt’uno.
Un dispositivo somigliante ad una radiolina, che Patrick dice sia in grado di catturare le voci dei fantasmi, fa da sottofondo a diversi brani, creando suoni e atmosfere assurde e inaspettate. Il noise mischiato agli strumenti acustici crea un mix incredibile che funziona ottimamente dimostrando anche quanta ricerca e genialità ci sia ancora in lui.
La Grecia, l’ironia intorno all’oracolo di Delfi, sono i protagonisti di “Dodona” lungo e sentito brano dedicato al momento in cui decise di interrompere la sua carriera e prendersi una pausa dal successo che nella prima metà degli anni duemila lo vide protagonista.
Il ‘nice try’ di “Se telefonando” di Mina, il ricordo del suo forte legame con Milano, luogo dove la madre vide il suo ultimo concerto anni fa e la bella “House” portano verso la conclusione del set concluso con “The Stars” che tra effetti, violino elettrico e il mood crepuscolare sono solo il preludio, dopo una breve pausa, per i brani degli encore.
La sempre magnifica “The magic potion”, la sincopata “A Boy like Me”, la “Bloodbeat” che tutti, finalmente in piedi, cantano insieme a lui.
“Together” corale e sontuosa come il suo autore chiude definitivamente la serata.
È chiaramente un ritorno necessario, dovuto a chi lo ha amato ai suoi inizi e un’opportunità per chi lo scopre solo ora. Un talento che ha ancora tanto da dare e dire nel modo più puro e limpido come solo un’anima tormentata può fare.