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La musica dei francesi Bégayer è amorfica. Un flusso rumoristico, destabilizzante in continuo divenire. Évohé Bègue (Murailles Music), ultimo album del quintetto (fino a poco tempo fa trio), è un baccanale sonoro rapsodico, di assoluta astrazione dalla realtà circostante, alla ricerca di un passato sospeso nell’oblio della lontananza. Le nove tracce del disco, figlie di sessioni di pura improvvisazione registrate tra Le Mans e Poncillon – quasi di trance ipnotica, tante le testimonianze live su YouTube – con strumentazione artigianale varia (cornamuse, begena, surdo, qraqeb, gardon…), sono un groviglio di suoni, rumori, ritmi che sembrano provenire da un tempo antico ma vengono catapultati in una spazialità contemporanea, digitale: materiali sonori ancestrali, popolari assumono nuove forme, diventano dei corpi mutanti. Loup Uberto, Lucas Ravinale, Alexis Vinéïs, Jean-Philippe Curtelin ed Etienne Foyer sono quindi gli autori di questo percorso deviante e straniante.
(Monica Mazzoli)