Share This Article
Ho sempre immaginato che dietro alle rasoiate dei CUT, gruppo garage/punk/noise di Bologna attivo fin dalla fine dei 90, ci fosse anche un cuore pulsante. Mai avrei immaginato che quel cuore potesse contenere così tanto amore per la musica tutta.
Avrei dovuto capirlo quando Carlo Masu (chitarrista dei CUT) e le sue Ossa spinsero la lingua italiana in un lo-fi-punk asciutto, diretto e poetico, distaccandosi per un attimo dal gruppo madre.
Recuperatevi, d’obbligo, “Ombre di un Corpo Estraneo” del 2021.
Ma prima ancora, avrei dovuto capire che i CUT sono (anche) una multitudine di emozioni contrastanti, che vivono tutte dentro il loro chitarrista Ferruccio Quercetti.
Dimostrazione è la trilogia che si chiude a nome Ferro Solo; Almost Mine: The Unexpected Rise and Sudden Demise of Ferdinando.
Parte 1 nel 2018, parte 2 nel 2019 e ora il cerchio si chiude con la parte 3.
Il quadro, ora, è davvero completo, e dimostra, in un Italia sempre più sterile di emozioni, cosa significa credere davvero nel rock’n’roll.
Non è una frase fatta, identificarsi nel rumore ed essere in grado di scrivere una ballata come “What Am i Doing Here?” dimostra che credere ed amare quello che si ascolta si può trasformare in quello che si suona.
Consiglio vivissimo, immergersi in questa imperfetta ma emozionante trilogia per capire a che velocità batte il cuore dei CUT.
Il country di “Habit”, lo swing di “Paragraph”, Il folk di “Airplanes” e “Free to Love”, il Motorik-blues di “One Man’s Heaven is Another Man’s Hell”, il suicide-garage di “Got Me a Job”, il paisley mood di “This Daddy’s Girl” e il glam-rock di “He Spies” sono solo alcuni esempi di questa piccola e al contempo maestosa testimonianza d’amore per la musica.
Otto al disco, anzi, ai dischi. Dieci all’uomo. Che da solo ci dimostra quanto può fare l’amore.
Per la vita. Per il rock’n’roll. Per la musica.
80/100
Foto tratta dalla pagina Bandcamp dell’artista