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Altro direttore artistico, altro festival. Continuano le nostre interviste e questa volta tocca a Claudio Mazzi del Low-L Fest, che si terrà a Piacenza dal 20 al 22 giugno, che ci ha raccontato come da un gruppo di amici di un piccolo paese in provincia di Lodi può nascere qualcosa di importante a livello umano e musicale, permettendo a tante band italiane e non di suonare su un palco e davanti ad un pubblico che solitamente non hanno.
Siete un festival abbastanza nuovo, al quinto anno. Non siete però nati a Piacenza.
CM: Sì, siamo al quinto anno, al secondo in questa location di Piacenza, allo spazio 4.0, prima eravamo a Guardamiglio, in provincia di Lodi, che è il paese natale dell’associazione e di tutti noi organizzatori, tutto è nato lì nel 2020.
L’anno scorso abbiamo dobbiamo per forza spostarci perché non era più disponibile lo spazio dove lo facevamo a Guardamiglio(un centro sportivo ndr) e dunque la soluzione diciamo più “naturale” è stata spostarci a Piacenza, che poi è a pochi chilometri.
Spazio 4.0 è uno spazio storico per gli eventi e ci troviamo molto bene, ed è più grande.
Che capienza ha?
CM: La capienza massima è di 2000 persone, sarebbe aumentabile, però a livello di sicurezza abbiamo visto che è gestibile molto bene.
Ci saranno due palchi, è una questione di praticità o avranno set di tipo diverso?
CM: Fino all’anno scorso avevamo il palco principale e il secondo palco che era destinato ai set prettamente acustici invece quest’anno sarà un palco a tutti gli effetti anche se più piccolo ma potrà ospitare set full band.
È una sorta di pedana quasi rasente a terra, quasi a contatto diretto con le persone davanti però sarà un palco che funzionerà come il principale.
Li faremo funzionare in alternanza.
Quest’anno arriveranno 26 band, diverse dall’estero, alcune addirittura con data unica in Italia!
CM: Questo è quello su cui abbiamo puntato da sempre. Chiaramente i primi due anni, quindi 2018 e 2019, anni in cui dovevamo capire che cosa dovessimo volessimo fare e come realizzare il festival, sceglievamo solo band del posto o comunque italiane anche se già avevamo in mente di buttarci sull’estero, se non altro per renderci ‘unici’ e poter dare qualcosa di diverso e non scimmiottare altri festival.
Inoltre la possibilità di attrarre band che magari all’estero fanno importanti Festival, però magari in Italia non hanno un mercato così facile a cui arrivare.
Noi ci proponiamo come il giusto mezzo per proporsi in Italia come quest’anno per esempio i New Dad o gli Speed.
Ci fa molto piacere farlo e ogni anno cerchiamo di internazionalizzarci di più. Quest’anno avremo due band australiane, una dal Canada, una irlandese e una francese.
Quindi ogni anno mettiamo un tassello di più, ovviamente cercando di mantenere ‘locale’ la maggior parte del della lineup, soprattutto anche a livello degli opening.
Scegliamo tra quelli che fanno parte della scena underground italiana, perché comunque quello è sempre il focus e vogliamo cercare di dare spazio a band che magari per una volta riescono ad avere l’occasione di esibirsi su un palco importante e con un pubblico che magari non sempre possono avere durante l’anno.
La direzione musicale comunque come è determinata. I generi vanno dall’emo allo screemo uno spettro abbastanza ampio.
CM: Noi tutti, più o meno, veniamo da una certa scena, che è appunto quella del punk dell’hardcore, dello screemo appunto.
Ma non volevamo fare un festival di settore, non ci piaceva settorializzarci troppo.
Ci siamo detti che è meglio fare un festival inclusivo, che quindi anche una persona che magari non conosce le band viene, vede comunque una varietà di generi, di suoni e rimane incuriosita.
Rimane il filo conduttore che è sempre l’anima più punk ma spaziando all’interno dei generi.
Ad esempio quest’anno ci saranno i DSA commando che quindi è una fanno hip hop, ci sono i New Dad che sono più verso lo shoegaze.
Quindi cerchiamo di mantenere una sorta di filo conduttore che la nostra attitudine.
Ci piace poi sperimentare e ci piace che le persone, notino comunque il filo conduttore che è l’anima è quello che definisce effettivamente l’ Low-L Fest.
Ovviamente siamo stati attenti a non essere per forza una cosa che è completamente piena di tutto, anche perché non siamo così grandi e non possiamo permetterci di mettere qualsiasi cosa.
Spaziamo in con il giusto per creare qualcosa di vario, ma che abbia comunque una coerenza.
Come avviene la scelta delle band?
CM:a direzione artistica nel tempo l’ho presa in mano io in modo non dico esclusivo, però comunque insieme a due o tre ragazzi, che mi aiutano e che poi sono quelli che durante il festival si occupano della backline e dei palchi.
Abbiamo ancora la fortuna di lavorare in modo totalmente indipendente, a parte qualche collaborazione, per esempio New Dad li faremo insieme a Virus concerti, per il resto tutto nasce da noi. Parte dai desideri di quello che vorremmo e da lì cominciamo a costruire, a stringere i contatti, capire le disponibilità, perché chiaramente giugno è un mese ricco di festival internazionali in Europa, quindi da un certo punto di vista è comodo perché abbiamo veramente tante band che sarebbero potenzialmente disponibili, ma dall’altro chiaramente, non abbiamo l’appeal di altri festival più rinomati come l’Hellfest o il Grasspop quindi è dobbiamo essere bravi a cercare trovare chi può venire.
Diciamo che una volta definiti gli headliner e i co-headliner attingiamo a tutta quella che è la scena underground che conosciamo.
Andando ai concerti ogni settimana i contatti li abbiamo e usando anche tanto gusto personale e cercando sempre di portare quello che per noi è il meglio possibile, cioè senza basarsi troppo su mode o spinte e partendo dalla bellezza diciamo desiderio di avere questa o quella band. Una volta deciso sondiamo il terreno e capiamo quali sono le condizioni e se può avere senso.
Poi chiaramente dobbiamo sempre essere bravi a arrivare per primi, cioè comunque noi la direzione artistica parte dal “appena finisce un evento inizia quella dopo”, perché lavorando con band estere bisogna lavorare con almeno un anno d’anticipo e già adesso mi stanno arrivando delle proposte per il 2025.
Siete economicamente totalmente indipendenti, avete sovvenzioni o sponsor che vi aiutano?
CM: Sovvenzioni no, l’abbiamo inserito nel regolamento, anche se nel paese in cui eravamo l’abbiamo avuta per il primo anno, ma eravamo un evento piccolo, poi diciamo c’è non c’è stata più la volontà di contribuire al nostro evento.
Ora su Piacenza il comune non ci fornisce nessun contributo, abbiamo sì degli sponsor che sono le aziende che abbiamo contattato e che con cui ormai abbiamo fidelizzato. Sono 4 o 5 come un paio di aziende di Guardamiglio che ci seguono dal giorno zero e che sono amici, però ci permettono di coprire poco più del 15% dei costi di tutto il Festival. Per il resto gestiamo noi in modo autonomo il bar e quindi lì è il nostro guadagno principale.
Poi c’è il merchandise e dall’anno scorso il biglietto. Gli anni prima era un evento gratuito ma visto che abbiamo deciso di fare un salto verso un’organizzazione sempre più grande chiamando artisti più importanti, anche internazionali è stato necessario introdurre un biglietto d’ingresso.
Altri nomi sulla locandina, più grossi come Monster sono partner e non sponsor e magari ci danno il gazebo e ci danno il prodotto da vendere.
Avendo un biglietto basso molti pensano che prendiamo sovvenzioni ma non è così e lo teniamo basso perché è una no profit e nessuno di noi ci guadagna, per quanto ormai sia diventato quasi un secondo lavoro e ci teniamo a fare un prodotto migliore.
Parliamo della line-up: headliner a parte (Ned Dad, CrippleBuster e Speed) cosa mi puoi dire dunque anche degli altri gruppi?
CM: Ogni giorno ha la sua peculiarità: il giovedì è una serata più estrema. Ci saranno i Cripple Bastards, DSA commando, i Fulci che sono una band deathmetal di Caserta che adesso stanno per uscire con un nuovo album a metà fra un’etichetta italiana, che è la Time to Kill, e poi un’etichetta americana.
Loro stanno andando veramente fortissimo in giro per tutto il mondo. Faranno anche un tour negli Stati Uniti, insomma sono una band veramente italiana, ma è tra quelle che potrei benissimo considerare internazionale.
Sono gli Slug Gore, anche loro firma di Time to Kill, che è una band grindcore di Ravenna, che anche loro stanno avendo una super esplosione e spesso vanno insieme ai Fulci.
Infine ci saranno i Rejekts che sono una band che posso definire “locale” che stanno anche loro in questo tipo di suoni.
Questa sarà la serata più estrema.
Il venerdì invece è sicuramente più vario, si passa dallo screamo dei Votto, band locale agli Irma che è una nuova formazione di Lodi. E poi però c’è il dream pop dei Six impossible things storica band della nostra zona.
I Jaguero sono di Vicenza, fanno indie punk/hardocore. Una band a cui tengo molto sono invece i Riviera band storica indie italiana, che ora incidono per La Tempesta.
La band francese Sport faranno il reunion show proprio al Low-L, il primo dopo cinque anni e per loro c’è tanta attesa. In passato hanno girato il mondo e in alcuni paesi, soprattutto nell’est Europa potrebbero benissimo fare l’headliner e portare migliaia di persone. Fanno una sorta di math-rock molto interessante. Infine i New Dad che fanno dream pop/shoegaze estremamente vario e godibilissimo.
L’ultima giornata, il sabato, è la serata più legata alle sonorità classiche del festival. Quindi tra il Punk e l’HARDCORE ci sono tre band straniere che sono gli Speed dell’Australia, Get the shot dal Canada, i Death lens che è una nuova formazione californiana molto interessante indie-punk.
Poi invece poi c’è tanta scena underground italiana, band che ci piaceva portare da tempo come i Cheap Date che vengono anche loro da Caserta, anche loro secondo me tra i più interessanti che ci sono in giro in generale in Italia, e poi i If I Die Today da Novara, altre band arrivano da Genova, l’Emilia Romagna insomma molta Italia sarà al festival.
Come dicevamo prima le giornate sono tutte a pagamento a prezzi accessibilissimi.
CM: Sì, rispettivamente 5, 10 e 10 euro.
Da questa domanda non posso esentarti: qual è l’artista che avresti voluto e non sei ancora riuscito a portare?
CM: Un sogno sono The Manzingers…sicuramente loro. È una risposta abbastanza facile (ridiamo, ndr)