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The National, Carroponte, Milano, 2 giugno 2024
I National sanno ancora emozionare.
Sanno ancora alternare ballatone timide come la storica “About Today” (2004) suonate con uno filo di voce a nuove cavalcate ipnotiche come “Smoke Detector”, riprodotta nel modo più tarantolato possibile. Sanno ancora coinvolgere il pubblico perché Matt Berninger è un istrionico dinoccolato che si muove da una parte all’altra, entra nel pubblico, cerca il contatto fisico, parla, mima, insomma ce ne sono pochi di frontman come lui dal vivo. Sanno riportare alla mente gli anni Zero (perché nella colonna sonora di 500 Days of Summer ci dovevano essere anche loro, necessariamente, ma non ci sono) ed essere qui ed ora, con due album targati 2023 che ci interpellano ancora molto. Sanno essere nuovamente politici, e dopo averla donata con una maglietta a Obama, ora dedicano “Mr. November” a Joe Biden. Sanno essere il duo di chitarre più affiatato del rock indipendente, quasi come se i gemelli Dessner fossero andati a scuola da Dave Murray/Adrian Smith (e scusate il parallelismo con gli Iron). Sanno sfottere come nessun altro Donald Trump. Sanno creare finali emozionanti che crescono di intensità in maniera indicibile, come per “England” e “Space Invader” ma ce ne sono a bizzeffe. Sanno far cantare il pubblico (ma come si fa a canticchiare i National? Io non ci sono mai riuscito!) che segue pedissequamente Matt in brani come “Bloodbuzz Ohio” e che ripetono il bagno di condivisione nell’ultima “Vanderlyle Crybaby Geeks” suonata in unplugged totale (come a Ferrara 2011 e come fanno spesso). Sanno suonare due ore e venti senza che ti venga mai voglia di guardare l’ora. Sanno immediatamente coinvolgerti in quel sentimento di “mancanza di casa” quanto intonano “I Need My Girl” (ma che album grandioso è ancor oggi “High Violet”?). Sanno mettere insieme, in un sensato percorso musicale, un successo come “Fake Empire” e una nuova come “Alien”. Sanno essere come dei R.E.M. dei Millennials, una di quelle band che continua inesorabile a seguire il proprio cammino mentre tu stai facendo il tuo. Sanno essere “niente pose e tutta sostanza”, come diceva il Folegati per il loro concerto di Milano del 2007. Sanno generare una sezione ritmica notevole, quella dei gemelli Devendorf, che qualche volta accelerano ma lo fanno scientemente, per coinvolgere. Sanno far smettere la pioggia, quella di ieri che flagellava il pomeriggio e che si è zittita non appena i cinque sono arrivati sul palco, e non ha più fiatato. Sanno raccogliersi attorno a tutto il loro pubblico facendo andare all’unisono i respiri dei fans con quelli di Matt. Sanno far godere la brezza fresca in faccia di un concerto primaverile. Sanno ringraziare le persone.
Sanno far sognare.
(Paolo Bardelli)
foto di Graham Macindoe, pubblicate sui social ufficiali dei National
Setlist:
Once Upon a Poolside
Eucalyptus
Tropic Morning News
Demons
Don’t Swallow the Cap
Bloodbuzz Ohio
The System Only Dreams in Total Darkness
I Need My Girl
Conversation 16
I’ll Still Destroy You
Abel
Alien
Laugh Track
Smoke Detector
Day I Die
Pink Rabbits
Rylan
England
Graceless
Fake Empire
Space Invader
Encore
Cherry Tree
Mr. November
Terrible Love
About Today
Vanderlyle Crybaby Geeks
P.S. Ai National qui a Kalporz abbiamo dedicato un Day nel 2017: tutti gli articoli li trovate qui.