Quindici brani rotti dentro da sogni e incubi, frammenti di qualcosa che sarebbe potuto essere e non è stato, degenerandosi: DeGenerazione degli austriaci Nový Svět, album con in copertina un frame del ballo sul cubo di Nelly Bordon (Barbara Bouchet) nel noir Milano Calibro 9 (1972) di Fernando Di Leo, è un’opera che rinasce dalle proprie ceneri. Le registrazioni delle tracce di DeGenerazione, fatte nel 2007 e abbandonate per anni, sono state recuperate in extremis, finite online non molto tempo fa e pubblicate adesso – anno 2024 – su disco dalla fiorentina Quindi Records. Schegge sonore irregolari, infedeli, ondivaghe dalla forma indefinita e indefinibile: un deragliamento dai generi – neofolk, dark ambient, post-industrial…? – e consequenzialmente una distruzione caustica di quest’ultimi. Il disco – si legge sul Bandcamp dei Nový Svět – sarebbe dovuto essere parte finale di una trilogia spagnola iniziata con “Fin. Finito. Infinito.” (2004) e perché «troppo spagnolo» messo da parte. In realtà, questo album del gruppo viennese è tutto e il contrario di tutto: una sbornia incontrollata di suoni, rumori. Dal carillon inquientante di “Tibidabo” (con tanto di video ispirato da La corta notte delle bambole di vetro del 1971 di Aldo Lado) al loop di chitarra claustrofobico di “Raja”, dal delirio ritmico alienante, dilaniante di campanacci di “Alarma” e “Tierra (Sanguine II / Noticias)” allo spoken word manipolato di “Torbellinos”.
80/100
(Monica Mazzoli)
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