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Fran Healy è fieramente scozzese, di Glasgow per l’esattezza, ma poi ha vissuto a New York, Londra, Berlino e ora ha fatto diventare casa Los Angeles. Quando era piccolo, a Glasgow, sentiva gli strilloni che gridavano “Final times!” per attirare l’attenzione sull’edizione serale dei giornali, e così per il titolo dell’album ha unito una dedica alla sua città attuale con quel ricordo di infanzia. E l’album è davvero in bilico tra una vivacità attuale e un po’ di nostalgia per il passato che non ritorna, quest’ultima da sempre cifra stilistica dei Travis. Che hanno passato un periodo in cui erano scivolati via da sotto i riflettori: personalmente scrissi un articolo di fuoco nel 2008 all’epoca dell’uscita del sesto album “Ode To J. Smith” in cui li definivo – poco elegantemente e ora me ne scuso – “cibo per piccioni”. Ma anche riascoltando “Something Anything” non cambio di molto il parere sul fatto che suonassero fiacchi.
Tutto il contrario di oggi: i Travis sono rinati, sono in una forma smagliante che è evidente dalla classicità del singolo “Bus”, di gran lunga una delle migliori canzoni dell’anno, e dalla bellissima malinconia della title-track che chiude il disco, quasi rappata, passando per tutti i pezzi che compongono questo decimo album dei nostri, in palese stato di grazia: si batte il piedino con lo shuffle di “Gaslight”, si viene sopraffatti dal ritornello coinvolgente di “Alive” (purtroppo rovinato da una tastierina veramente indisponente), si rimembrano i tempi dello slack rock di Beck in “Home”, parte un mezzo sorriso sognante con “Naked in New York City”, un brano cantato un po’ alla Thom Yorke con un gran titolo.
Chi l’avrebbe mai detto che avremmo finito, se non a santificare, quantomeno sottolineare la bellezza dei Travis nel 2024: io lo avrei escluso categoricamente fino al mese scorso, e ora mi godo questo album che va via liscio liscio fino alla meta, un po’ come quello dei Real Estate. Il nostro prossimo obiettivo è diventare vitali e rilassati come dimostra di essere Fran Healy in queste tracce. E magari tingerci i capelli, se li avessimo, di arancione come lui.
Waiting on a gust of wind to blow us away
Away to better days, away to better days
75/100
(Paolo Bardelli)