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Uzeda pilastri della musica noise, aprono la tre giorni del Santa Valvola Fest 24 all’Orto Sonoro di Prato, organizzata dall’omonima etichetta discografica Santa Valvola Records. Lo fanno con la loro peculiare capacità di unire stili e pensieri musicalmente diversi in un flusso sonoro esplosivo e travolgente. Prima di loro sul palco Dora Maar, con il loro post-punk, che si lascia contaminare dalle distorsioni del Noise fino a tingersi di alcune sonorità più Metal, creando così un groove molto personale e genuino chiave fondamentale del loro nuovo percorso artistico della band.
Loro hanno il compito più arduo, in queste situazioni, iniziare a richiamare il folto pubblico presente all’Orto Sonoro verso il palco e lo fanno molto bene. C’è tempo di ascoltare le Krasue, nella loro descrizione spicca fra le altre cose un “no genre // no skills”, dove se sul primo possiamo anche essere d’accordo, viste le molteplici sfere sonore che la loro esibizione tocca. Sulla seconda, spero non se ne abbiano a male, abbiamo qualcosa da ridire, visto la grande tecnica mostrata nella loro performance. Sul palco troviamo ritmi incalzanti, distorsioni oltre al fondersi delle loro tre voci, un flusso sonoro che ci porta verso il main event. Gli Uzeda, dal quel lontanto 1987 di strada e di palchi ne hanno calcati. Continuano ancor oggi ad essere un punto di riferimento per il noise rock italiano e non solo. La potente voce di Cacciola interseca le sue trame fra ritmi duri di batteria, distorsioni acustiche della chitarra e metriche di basso ipnotizzanti. Il tutto si lega alla perfezione nella loro sperimentazione sonora. Non c’è niente di “commerciale” in quello che fanno, la loro filosofia di indipendenza, non solo nella gestione della band, ma anche nel loro percorso di creazione dei brani si sente in ogni singola nota prodotta. L’ascoltatore non può far altro che farsi trasportare nel loro vasto viaggio musicale, che parte dalla porta barocca che si affaccia su piazza del Duomo di Catania, da cui prendono il nome, girando l’Europa per poi entrare nello studio BBC Radio 1 di Londra, volando oltre oceano una tappa dopo l’altra, un continuo rinnovarsi e mettersi alla prova, senza però scordare l’origine di tutto questo flusso creativo, generando così una sonorità unica e ben riconoscibile, che non muta negli anni, cosa molto rara nelle band dal lungo percorso artistico. I loro concerti sono una esperienza che è veramente un gran peccato perdere, perché di loro non si può proprio fare a meno nel panorama musicale moderno e il pubblico della serata ne è la conferma.
Un noise puro e ricco di passione, è quello che risuona sotto il cielo di Prato, esso risulta fresco, come fosse il primo ascolto, questa è una grande peculiarità degli Uzeda, che con la loro lunga carriera insegnano una verità molto importante alle nuove generazioni musicali. Si può essere originali e fedeli a se stessi, avendo ugualmente una lunghissimo percorso costellato di palchi e di successi.