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E così i Nada Surf toccarono la doppia cifra. “Moon Mirror” è l’album numero dieci per i newyorkesi insieme dal lontano 1992 e rimasti sempre Matthew Caws (voce e chitarre), Daniel Lorca al basso e Ira Eliot alla batteria; oggi si aggiunge stabilmente – anche dal vivo – il tastierista Louie Lino.
Il nuovo disco in cinque anni, primo a uscire per New West, è nato in trasferta in Galles presso i Rockfield Studios (vi dicono niente “Porcupine” degli Echo & The Bunnymen, “What’s The Story” degli Oasis…) con il fidato Ian Laughton e Nick Brine al desk. Uguale: suona follemente bene. Come “Let Go”, forse di più. La presentazione dal bandcamp e sito della label centra il bersaglio, specie se letta prima dell’ascolto: “It has everything fans love and expect from them. Bittersweet anthems that begin quiet but explode into soaring harmonies? Check. Songs that are play-on-repeat heart punches? Check. Songs that are poetic and thought-provoking while also being absolute belt-at-the-top-of-your-voice-with-the-windows -down masterpieces? Check. It’s all here.”
“Second Skin” e “In Front Of Me Now” (una nuova “Hyperspace”) chiariscono da subito che Caws e compagni non hanno perso un briciolo del loro talento. Melodie strepitose, refrain immediati, i testi poetici di Matthew, power-pop fuso all’indie-rock che ha eguali solo nei dischi degli Spoon. Si aumentano i giri nella frizzante “Intel And Dreams”, mentre scende in campo l’orchestra per la torch song “The One You Want”, immaginandola in una scaletta alternativa di “Automatic For The People” dei R.E.M. – o del più estivo “Reveal”, visti anche i tanti ganci ai Beach Boys dell’album.
“New Propeller” ha piuttosto l’effetto da “Inside Of Love” 2.0 già incontrato qua e là nel percorso del trio, dove all’opposto “Give Me The Sun” fruisce di una tensione e una scrittura magnifiche, con i versi più importanti della raccolta, “I’m looking for something/I can’t say exactly what/I will know it when I find it/And it may be all I got/Oh I know that there was peace/I know that there was fun/I take my private dreams/And lie them in the sun“. Il tempo passa inesorabile, viviamo nel caos ma i Nada Surf affrontano tutto questo con il loro bagaglio di esperienze: la stessa “Moon Mirror” gioca sulla roots music americana con disincanto, alla maniera dei Wilco.
“I am drifting, I’m a cloud/I am bending, I am bowed/I’m just static in the air/Dissipating and I don’t care/But this is just today/It will go away” recita “Losing”, l’altro highlight da fuoriclasse del disco. Qui c’è tutta l’essenza della band: chitarre dirompenti, malinconia a grappoli, un’immedesimazione che dal personale diventa universale. Niente di nuovo sotto il sole, si potrebbe obiettare. Ma un brano come “X Is You”, pop-beat che per loro sa di riempitivo, farebbe la gioia di mille altri artisti.
Proprio come un buon vino: non ci deludono mai.
78/100
Foto in Home di Paloma Bomè