Share This Article
Con Italia a Palazzo, la rubrica che esplora le dimore storiche più belle della nostra penisola, raccontando l’architettura, i tesori e la storia delle famiglie che le hanno abitate, ci dirigiamo in Sicilia, a Palermo, per occuparci della più antica residenza Reale di tutta Europa, oggi patrimonio UNESCO: il Palazzo dei Normanni, noto anche come Palazzo Reale.
La storia di questo edificio è davvero antica e caratterizzata da momenti di costruzione, demolizione e sovrapposizione che si sono succeduti nel corso di molti secoli, in stretta connessione con le vicende politiche che caratterizzarono Palermo.
Il primo nucleo del palazzo si deve agli emiri arabi, che lo pensarono a scopo difensivo. Con l’arrivo dei Normanni, l’edificio si mantenne una fortezza ma, a partire del 1130, con Ruggero II, primo re normanno di Sicilia, venne trasformato in una sontuosa reggia.
Egli si adoperò per la costruzione, sopra una preesistente chiesa, della Cappella di S. Pietro, detta anche Palatina, e i suoi successori Guglielmo I e Guglielmo II continuarono la sua politica, portando avanti vari lavori, fra cui la realizzazione di un sistema di torri fra loro collegate da camminamenti e vari ambienti, quella della Zecca e dell’opificio per la manifattura delle stoffe preziose, il Tiraz.
Il Palazzo sembrava adesso ben pronto ad accogliere una corte cosmopolita e presentava soluzioni architettoniche e decorazioni di incredibile raffinatezza ed eleganza.
Vi risiedette anche Federico II di Svevia, imperatore di Germania e re di Sicilia, tanto amante della città di Palermo che decise di esservi addirittura sepolto. (foto 1, foto 2, foto 3)
Al termine di quel meraviglioso e florido periodo vissuto sotto la casata degli Svevi, la Sicilia fu interessata da svariate lotte di potere, che videro l’avvicendarsi degli Angioini e poi degli Aragonesi, che si imposero in seguito alla rivolta dei Vespri siciliani.
In questo subbuglio, il Palazzo dei Normanni mantenne sempre la sua funzione di reggia e solo alla fine del 1300 venne abbandonato dai sovrani – che si trasferirono nel palazzo che avevano appena tolto ai Chiaramonte, accusati di tradimento, per motivi di sicurezza probabilmente -, riducendosi a sola struttura di difesa per tutto il XV secolo. Solo la Cappella Palatina rimase attiva nella sua funzione.
Nei primi decenni del XVI secolo, i sovrani spagnoli affidarono il governo dell’isola ai viceré, che avevano la funzione di governatori ed erano scelti fra le personalità di maggiore rilievo, fedeli alla corona.
In quegli anni, il palazzo tornò alla sua funzione di residenza, ospitando la corte e andando incontro a molti interventi di ristrutturazione, come previsto dal progetto di potenziamento del sistema difensivo della città voluto già nel 1536 dal viceré Gonzaga.
La seconda metà del Cinquecento vede quindi il palazzo protagonista di profondi cambiamenti che ne mutarono quasi del tutto l’aspetto che aveva mantenuto per i quattro secoli precedenti.
Ampia parte della struttura normanna venne demolita per lasciare spazio a una struttura più ampia, a tre elevazioni: una seminterrata, una con affaccio sul Cortile della Fontana – realizzata nel 1571-72 dove prima sorgeva la torre normanna Chirimbi – e una destinata ad ospitare nel suo ampio salone le sedute dei “Parlamentari generali del Regno”, quando convocate dai sovrani spagnoli.
Vide la luce in quel periodo anche il grande cortile Maqueda, che prende il nome del Viceré. I mutamenti non si fermarono qui e furono in seguito realizzati altri vasti ambienti, fra cui una Galleria, dalla cui successiva ristrutturazione sono state ottenute le attuali sale Rossa, Gialla e Verde, nel 1787. (foto 4, foto 5, foto 6)
Sotto il potere dei Borbone, nel 1790 per volere di Ferdinando IV sarà costruito sulla Torre Pisana un Osservatorio astronomico, ancora oggi esistente. La famiglia, a causa dell’occupazione francese di Napoli, si trasferì nel Palazzo insieme a tutta la corte nel 1798 e adattò gli ambienti alle sue esigenze.
È a questo periodo che risalgono le decorazioni della sala del Parlamento, nota come Sala di Ercole appunto per le tempere che raffigurano le leggendarie fatiche dell’eroe
In seguito all’Unità d’Italia il palazzo venne infine utilizzato per ospitare vari uffici ministeriali e dal 1947 è sede dell’Assemblea regionale siciliana.
Sono davvero moltissimi i tesori in esso contenuti, a partire dalla Cappella Palatino, vero e proprio esempio, sul piano architettonico e artistico, dell’unione della cultura bizantina, islamica e latina, poichè tutte queste maestranze concorsero alla sua realizzazione, creando un vero e proprio unicum. (foto 7, foto 8, foto 9)
Fra le sale, meravigliosa quella di Ercole, dove oggi si riunisce l’Assemblea Regionale Siciliana – uno dei Parlamenti più antichi d’Europa, che esercita il potere legislativo previsto dallo Statuto autonomo siciliano – e che deve il suo nome a un ciclo di pitture dedicato all’eroe, realizzato da Giuseppe Velasco all’inizio del XIX secolo.
Si hanno poi le Sale del Duca di Montalto, affrescate dai maggiori artisti del XVII secolo, quali Pietro Novelli, Gerardo Astorino e Vincenzo La Barbera. Nella Sala dei Viceré si trovano invece ventuno ritratti di personaggi di spicco, appartenuti a viceré, luogotenenti o presidenti del regno borbonico, che furono protagonisti di importanti momenti storici.
Fra questi, per esempio, Domenico Caracciolo di Villamaina abolì il tribunale dell’Inquisizione, mentre Francesco D’Aquino principe di Caramanico istituì l’osservatorio astronomico a cui avevamo precedentemente accennato, sulla Torre Pisana.
Ancora, si hanno la Sala Pompeiana, parte della Galleria Pompeiana voluta da Leopoldo di Borbone negli anni Trenta dell’Ottocento, venne decorata con rappresentazioni mitologiche relative a Ercolano e a Pompei da Giuseppe Patania, e la Sala Cinese, di cui si occuparono Salvatore e Giovanni Patricolo, rappresentando motivi orientaleggianti che seguivano la moda diffusa presso ogni corte europea tra il XVIII e il XIX secolo.
Uno degli ambienti più suggestivi dell’intero Palazzo è la Sala dei Venti, che si trova nella parte dell’antico nucleo arabo-normanno, entro una torre medievale, e presenta oggi un soffitto ligneo settecentesco, con al centro una rosa dei venti.
Antistante, la Sala di Ruggero – in riferimento a Ruggero II – vanta meravigliosi mosaici di matrice profana, che raffigurano elementi fitomorfi, zoomorfi e antropomorfi, affrontando tematiche care ai sovrani normanni, ma che sembrano anche suggerire un rimando al giardino-paradiso della tradizione islamica. (foto 10, foto 11, foto 12)
Impossibile, poi, parlando del Palazzo dei Normanni non fare un riferimento al meraviglioso Cortile Maqueda, dotato di tre loggiati, di cui quello intermedio è il più elevato, e costruito nel 1600 per volere del viceré in carica, il duca di Maqueda Bernardino de Cardenas y Portugal, che si impegnò moltissimo nella riqualificazione del palazzo.
Davvero interessanti sono anche le mura punico-romane riportate alla luce durante una campagna di scavi nel 1984, testimonianza della Palermo del V secolo a.C. e, non ultimi, i Giardini Reali, attualmente composti da bellissime aiuole curvilinee e da varie specie di origine subtropicale, fra le quali spiccano ben tre Ficus macrophylla, uno dei quali abbraccia un Pinus pinea.
Ad occuparsi del complesso museale è la Fondazione Federico II, l’Organo culturale informativo dell’Assemblea Regionale Siciliana che ha l’importante compito di promuovere e valorizzare il patrimonio culturale siciliano.
Per maggiori informazioni, dunque, è consigliabile rivolgersi direttamente a loro. (foto 13, foto 14, foto 15, foto 16)
È possibile immergersi nelle meraviglie del Palazzo dei Normanni dal lunedì al sabato, dalle 8:30 alle 16:30, e la domenica e nei giorni festivi, dalle 8:30 alle 12:30. Nelle giornate di martedì, mercoledì e giovedì gli Appartamenti Reali saranno però interdetti al pubblico a causa dello svolgimento delle attività parlamentari.
Palazzo Reale o dei Normanni
- Piazza del Parlamento, 1
90129, Palermo (PA) - Fondazione Federico II
Piazza della Vittoria, 23
90134, Palermo (PA)
Tel: +39 0917055611
Email: fondazione@federicosecondo.org
Sito: www.federicosecondo.org
(Roberto Civetta)
Maestro d’arte, si diploma all’Istituto d’Arte Silvio D’Amico di Roma – è qualificato Restauratore di Beni Culturali e si occupa della conservazione di opere d’arte per mostre Nazionali e Internazionali. Cura costantemente progetti, consulenze, per la manutenzione e la conservazione e restauro di Beni Culturali, in Italia e all’estero, sia per Enti Pubblici che privati e collabora con alcune Università. Nel 2012 al Campidoglio, è stato insignito dell’onorificenza, “Premio Personalità Europea dell’Anno”, dal Centro Europeo Cultura Turismo e Spettacolo. Presenta Convegni e ha pubblicato diversi suoi lavori in volumi scientifici d’arte. Scrive e realizza video per i Social Network sui temi: arte, ambiente e umanità. Già Consulente di Governo per la Struttura di Missione degli Anniversari Nazionali della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Nomina da conservatore-restauratore: del Centro Europeo Cultura Turismo e Spettacolo, Roma; del Comitato Scientifico del MUGA – Museo Garibaldino di Mentana e del MUCAM – Museo Civico Archeologico di Mentana e dell’Agro Nomentano.
art a part of cult(ure) è il magazine online nato con l’intento di promuovere, diffondere, valorizzare l’arte contemporanea e più in generale la complessità della cultura nelle sue molteplici manifestazioni.
È gestito da un team di donne. Le ragioni della collaborazione tra Kalporz e art a part of cult(ure) puoi leggerle qui.