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Esce per Virgin il terzo disco per gli Amyl And The Sniffers da Melbourne, approdati definitivamente nel mainstream con i suoi pro e contro: partecipazioni ai più importanti Festival mondiali, dati di streaming vertiginosi (“Hertz” da “Comfort To Me” tocca i 20 milioni di play su Spotify) e questo lavoro che è tra i più attesi – e lodati, sbirciando per curiosità Metacritic – del 2024.
Nick Launay, già in studio con Idles, Yeah Yeah Yeahs e Nick Cave, lo produce. Al grido di: mettiamoci dentro tutto quello che si può. Certo le idee e le tematiche sono lodevoli, nelle parole della leader, “Cartoon Darkness is about climate crisis, war, A.I., tiptoeing on the eggshells of politics, and people feeling like they’re helping by having a voice online when we’re all just feeding the data beast of Big Tech, our modern-day god”. I pezzi tuttavia deludono nella maggior parte dei casi, a partire dal singolone “Jerkin’” di una banalità imbarazzante e continuando con il pub-rock venato di Aerosmith di “Pigs”.
“Motorbike Song” e “Chewing Gum” si dimostrano già più originali aggiornando la lezione di Stooges e The Damned con l’iperbolica chitarra di Declan Mehrtens in evidenza; in “U Should Not Be Doing That” Amyl flirta con l’hip-hop (come “Me And The Girls” tra ospiti robotici) mentre una interessante “Big Dreams” apre agli scenari psichedelici di Dream Syndicate e Thin White Rope. “Going Somewhere” con i suoi richiami hard-blues infine la giudicherei la miglior performance vocale della leader nell’intera carriera.
Il problema è che tutto il resto suona scontato e debole. “Doing In Me Head” è la classica sfuriata punk-rock con un riff già sentito mille volte, quando viceversa “Bailing On Me” addolcisce la ricetta sulle orme di Blondie; la durezza hardcore di “It’s Mine” pare fuori luogo nello stesso album di una “Tiny Bikini” che si candida alla heavy rotation di Virgin (appunto) Radio.
“Cartoon Darkness” vive di opposti, indeciso se spaccare le classifiche o tenersi buoni i fan della prima ora. Amyl And The Sniffers don’t give a fuck about that: questo è certo.
50/100
(Matteo Maioli)