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Quando si fa riferimento alla British Invasion degli anni ’60, in particolare a una delle band cardine di quest’era, gli Zombies, si forma nella mente una immagine ben precisa: stile sobrio e senza eccessi, atteggiamento nerd da perfetto studente del college, abbigliamento nell’insieme elegante. Con una certa probabilità, non penseremmo a strani cappelli da cowboy del Texas.
Tuttavia, la storia che vi raccontiamo nel #tbt odierno contiene una incongruenza di questo tipo. Anzi, fatto ancora più curioso, a essere dissonante non è solo l’estetica, ma addirittura la musica.
Che all’epoca le cose nell’industria discografica funzionassero diversamente da adesso non è di certo un mistero. Molto era lasciato all’intraprendenza di manager e promoter senza scrupoli che spesso lucravano sul successo. Se pensiamo al Colonnello Parker, che gestiva quasi ogni aspetto della carriera di Elvis, sappiamo che gran parte del guadagno finiva direttamente nelle sue tasche. I manager inoltre avevano terreno libero in molti campi, inclusa la possibilità di sostituire i componenti delle band a loro piacimento.
Altro fatto da considerare è che tolta qualche rara apparizione televisiva e immagini sgranate nelle copertine dei dischi e nei giornali (ma solo per i gruppi più in voga!), non circolavano molte foto, tanto che nella maggior parte dei casi i fan conoscevano a malapena l’aspetto dei musicisti che ascoltavano.
Questa situazione offriva quindi terreno fertile per operazioni illecite, in cui non era impensabile mentire e raggirare spudoratamente il pubblico pagante. La distanza geografica era un elemento ulteriore di criticità, specialmente considerato che il nuovo continente, con l’eccezione delle grandi metropoli, difficilmente veniva toccato dai tour delle band e gli ascoltatori, assetati di concerti dei gruppi stranieri, erano entusiasti all’idea di potervi assistere.
È qui che l’inghilterra si trasferisce tra le lande polverose degli Stati Uniti. A Bay City, nel Michigan, una compagnia, la Delta Promotions, mette in scena una incredibile mossa commerciale: spacciare per gli Zombies un gruppo di musicisti messo insieme per l’occasione. Nessuno di loro in realtà pensava di stare facendo qualcosa di illegale, gli impreditori millantavano di possedere i diritti delle canzoni e gli venne detto che gli Zombies non esistevano se non in studio. Mark Ramsey, Frank Beard, Sebastian “Seab” Meador e Dusty Hill crearono così una delle due band che portava in giro il nome del gruppo inglese. Le circostante erano del resto perfette: nel 1969 era uscito il singolo “Time of the Season”, a due anni di distanza da “Odessey and Oracle”, dopo il quale c’era stato l’effettivo scioglimento. Di colpo gli Zombies erano ritornati in classifica e i fan proliferavano.
Prima ancora di questa impresa, la band texana aveva sperimentato, sempre per conto della Delta Promotions, una operazione simile, fingendo di essere il quintetto folk americano dei Rose Garden, senza curarsi troppo del fatto che a cantare nella formazione reale fosse una donna. La scaletta comprendeva una manciata di canzoni originali e molti brani blues, assenti dal repertorio dei gruppi in questione.
Nel caso dei finti Zombies mancava sul palco il tastierista, ma la formazione se la cavò sostendendo che fosse finito in prigione a Dallas. I nostri suonarono in diversi locali e fecero anche una apparizione televisiva in una tv canadese.
Accanto agli Zombies del Texas, spuntò poco dopo ancora un altro gruppo, messo insieme sempre dalla Delta, proveniente dal Michigan, con un’aspetto dei componenti più vicino a quello dei veri Zombies. Il vaso che si scoperchiò in seguito alla scoperta dell’esistenza degli impostori, spinse la vera band a riunirsi e a preparare il secondo disco, “Rip”, che però fu pubblicato nel 2010.
La Delta Promotions non prese di mira esclusivamente gli Zombies, ma provò a speculare anche sugli Animals. A un concerto del gruppo fake, Eric Burdon si presentò munito di una mazza da Baseball e l’organizzazione criminosa della Delta venne negli anni a seguire smantellata. Hill e Beard, due degli Zombies texani, uscirono senza troppi traumi dalla vicenda e qualche tempo dopo formarono gli ZZ Top.
(Eulalia Cambria)