Share This Article
1978, negli USA si suona quel rock che si si distingue dal resto del mondo: appariscente, sfarzoso, trasgressivo.
E tra i tanti gruppi ci sono loro, i Van Halen, tre fratelli, e un batterista non parente, chiamati così perché il cognome dei tre è appunto ‘Van Halen’. Escono col loro album di debutto proprio nel 1978, anche questo chiamato con lo stesso nome della band. Tra loro c’è un artista in particolare, che è la punta di diamante della band, Eddie; verrà considerato poi uno dei chitarristi maggiormente innovatori.
L’album contiene canzoni importantissime (una fra tutte “Runnin’ with the Devil“), la chitarra di Eddie tira fuori degli arrangiamenti mai sentiti, con un uso innovativo dello strumento e tecniche poi “copiate” anche da altri chitarristi, ma tra questi brani c’è quella che si potrebbe definire una reliquia musicale, “Eruption”. Il brano, della durata di 1 minuto e 42 secondi, lascia spazio solo a Eddie ed è un assolo clamoroso che compose quasi improvvisando durante una sessione in studio. Eddie usava fare assoli durante le prove e i concerti per riscaldarsi, ma un giorno, durante un riscaldamento tirò fuori questo assolo che lasciò spiazzati tutti i presenti, in particolare il produttore Ted Templeman, che disse no, dobbiamo per forza inserirlo nell’album.
Eddie compose “Eruption” in una sola ripresa senza particolare preparazione, mantenendo anche alcuni errori che esso dichiarò di aver notato solo dopo la registrazione, ma nonostante ciò, la spontaneità e l’energia dell’esecuzione furono considerate perfette.
In questo assolo Eddie sfoggia l’uso del tapping, una tecnica che divenne immediatamente il suo marchio di fabbrica, dove le dita delle due mani danzano sulla tastiera in una raffica di note veloci e precise, creando un effetto quasi soprannaturale. È un virtuosismo tecnico che fonde rapidità e melodia in un flusso continuo, come se la chitarra parlasse una lingua mai sentita prima.
Ma Eddie non si ferma lì: ci sono bending esasperati, che piegano le note come fossero plastilina, slide e legato che collegano i suoni come una voce ininterrotta, dive bomb che fanno scendere l’intonazione fino al limite, e armonics squillanti che scintillano nel mezzo del caos controllato. Ogni tecnica è usata con una padronanza e un istinto tale da rendere il tutto naturale, spontaneo, eppure incredibilmente complesso.
Ma non è tutto: “Eruption” ha anche marcato, anche se in maniera indiretta, uno dei film più iconici degli Anni Ottanta, ovvero “Ritorno al Futuro”: come tutti sanno, il suono ultraterreno nella cassettina con su scritto “Edward Van Halen” che Marty fa ascoltare a suo padre George mentre dorme, è una composizione di Eddie “nello stile” di “Eruption”. Come hanno rivelato Bob Gale e Neil Canton nella traccia di commento per l’uscita del DVD di “Ritorno al Futuro”, Eddie Van Halen aveva accettato di essere nominato nella scena di Darth Vader di Marty, ma il resto della band non era d’accordo, il che significava che il film non poteva legalmente mettere “Van Halen” sul nastro. Dal momento che avevano il permesso di Eddie, tuttavia, poterono scrivere “Edward Van Halen” (ecco perché “Edward” è scritto in caratteri molto più piccoli sulla cassetta). Non utilizzarono “Eruption” solo perché non avevano l’autorizzazione della band, per cui Eddie diede alla produzione una sua composizione scritta per The Wild Life (film del 1984 sempre della Universal) che però vuole imitare, in tutto e per tutto, il classico del 1978.
Eddie Van Halen, con una sola traccia, ha spostato i confini del possibile e a distanza di decenni quel brano può lasciare ancora senza fiato chiunque lo ascolti.
(Gabriele Prospero)