È l’8 dicembre 1980, ci troviamo a New York, sotto il Dakota Building viene consumata una delle tragedie più significative del 20esimo secolo, il mondo si ferma, John Lennon è stato assassinato con 4 colpi davanti la moglie Yoko. Quest’evento lascia un vuoto incolmabile che ci portiamo dietro ancora oggi, la perdita di un artista, si, ma anche di un icona leggendaria, che con la sua popolarità voleva trasmettere messaggi di pace e amore, cercando di cambiare il mondo attraverso la musica.
Con i Beatles scrisse la storia della musica, e da solista fece della sua musica un messaggio, un faro per migliaia di persone che lottavano e speravano in un cambiamento: John incarnava quel cambiamento, vivendo in modo anticonformista e affrontando le sue stesse contraddizioni ci chiedeva di immaginare un mondo senza barriere, senza violenze, dove ‘all the people live in life and peace’, sentirsi uniti grazie al potere della musica.
Una musica indelebile, con un messaggio di speranza che si potrebbe attuare ancora oggi, ma che siamo lontani dal realizzare. La sua morte non segna la fine della sua influenza, ma piuttosto il trionfo di una leggenda che, purtroppo, ci è stata sottratta troppo presto.
La sua fama e quella dei Beatles infatti non diminuisce nel tempo: dallo scorso 29 novembre su Disney+ è disponibile “Beatles 64”, un documentario sui Fab Four prodotto da Martin Scorsese che racconta l’arrivo negli Stati Uniti nel 1964. Con filmati inediti e interviste a John Lennon, ma naturalmente anche a George Harrison, Paul McCartney e Ringo Starr. Un ulteriore omaggio di un grande regista presente sulle piattaforme come era stato nel 2021 “Get Back”, diretto da Peter Jackson.
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John Lennon resta, a distanza di decenni, una figura che continuerà a ispirare e a far riflettere le generazioni future. E mentre la sua voce non risuona più fisicamente tra noi, la sua musica non smette mai di parlarci.
(Gabriele Prospero)