“Sphinx Nouvelle” è il quarto LP di Francesca Heart, uscito a fine ottobre 2024, dopo il precedente LP “Bird Bath”. Heart torna a collaborare con l’etichetta sperimentale di Los Angeles Leaving Records, con una raccolta di dieci tracce realizzate tra Thailandia, Italia e Maiorca.
L’album ha preso forma da visioni architettoniche reali, racconti immaginari e riferimenti alla cultura pop in un viaggio nell’atmosfera attraversato da synth rievocativi, marimbe e campane, influenze new age, riferimenti seapunk e bagliori shoegaze.
Classe 1992, Francesca Mariano è un’artista con sede a Milano, la cui pratica si muove liberamente tra danza e sound art. Si è formata in danza post-moderna con Anna Halprin, che ha avuto un ruolo fondamentale nell’integrare paesaggio, suono, mito e sensibilità femminili nella sua evoluzione coreografica, così come nelle produzioni musicali elettroniche e nelle installazioni sonore. Ha performato ed esposto in sedi e istituzioni internazionali, tra cui la Collezione Peggy Guggenheim, il Rewire Festival, il Museo Madre, la Fondazione Sozzani, Club to Club e Nextones. È parte della piattaforma Shape+ 2023/24 per la musica innovativa in Europa. Oltre ai suoi progetti personali, lavora su coreografie e colonne sonore su commissione per film, moda, teatro e documentari.
Per presentare l’album, Francesca Heart si racconta e lo racconta passando in rassegna 7 ispirazioni di ambito e natura molto eterogenei.
1. The Abyss, James Cameron
The Abyss è un’esperienza sensoriale che ha avuto un forte impatto sulla produzione di Sphinx Nouvelle. Il film crea un ambiente in cui la luce e l’oscurità negli abissi sono vere e proprie forze narrative.
2. Quintessence – Realizing the Archaic Future, Mary Daly
L’opera di Mary Daly unisce il femminismo radicale con una riflessione sulla spiritualità e sul potere della visione. Daly sfida le convenzioni del pensiero patriarcale e propone una visione di ciò che è possibile attraverso la riscoperta di un sapere arcaico, eppure futuro, con una consapevolezza rinnovata e trasformativa, capace di trascendere la linearità del tempo. È un movimento verso una liberazione del pensiero, un pensiero che non è più linearmente ancorato alla storia, ma che si estende nel futuro come un campo aperto di possibilità. Per esplorare questa idea di non linearità, ho utilizzato la figura della sfinge come guardiana di un portale spazio-temporale.
3. The Katara Towers
Le Katara Towers sono un architettura di fantasia che ho scelto di utilizzare nel disco come un portale, un varco attraverso cui la sfinge invita l’ascoltatore a varcare una soglia. Nella realtà, si tratta di due hotel di lusso. In questo contesto, emerge una seconda lettura della figura della sfinge, che storicamente è stata associata a luoghi di potere, magnificenza e regalità. Durante la composizione dell’album, ho riflettuto molto su come l’economia ci esponga costantemente a immagini di lusso e desiderio, e su come gli algoritmi influenzino i nostri gusti e le nostre scelte estetiche. Vedo spesso delle pubblicità su Youtube di questi agenti immobiliari italiani a Dubai, i cui mondi e valori sono permeati dalla stessa estetica di opulenza e potere che la sfinge può incarnare.
4. Raymond Scott
La musica di Raymond Scott si muoveva tra il gioco e la complessità, e questa giocosità si rifletteva in ogni sua composizione, creando una sensazione di continuo movimento, una spinta a vedere il suono come un’entità viva, dinamica, capace di trasformarsi continuamente.
5. Serge Lutens
Serge Lutens ha saputo creare immagini in cui la luce, l’ombra e il colore scolpiscono il corpo, trasformando il suo significato stesso. Le sue campagne per Shiseido negli anni ’80 hanno la capacità di creare una rappresentazione che trascende il corpo fisico, diventando un simbolo, una metafora della potenza e del mistero che essa contiene. La sua visione, che fonde il glamour con un’impronta quasi esoterica, è qualcosa che risuona molto in Sphinx Nouvelle. La sua regia è intrisa di una luce vibrante e di costumi che sembrano fuggire da un sogno, evocando la bellezza in maniera metafisica, come se il suo obiettivo fosse quello di penetrare l’essenza delle cose. Questo tipo di magia è stato un punto di riferimento nel cercare di articolare il linguaggio sonoro del disco.
Inoltre le muse di Lutens possiedono uno sguardo che è al contempo acuto e enigmatico, una fusione di malizia e curiosità. Tuttavia, dietro questa vivacità, si percepisce una sorta di distacco, un’alienazione dall’ambiente circostante, come se fossero sospese in un mondo parallelo, estranee alla realtà che le circonda, intrappolate nel loro sogno. È uno sguardo che, pur mantenendo una vivace irriverenza, rivela una distanza quasi surreale, come se la loro coscienza fosse sospesa, come se vivessero una forma di distacco emotivo.
6. Patricia Lester Collection – London Fashion Week 1986
Da qualche anno mi dedico anche alle coreografie e musiche per le sfilate. Il mio percorso è iniziato come assistente del coreografo canadese Eric Christison, una persona straordinaria che ha avuto un impatto profondo sul mio lavoro. La sua formazione classica e il suo approccio creativo mi hanno permesso di apprezzare appieno l’aspetto artistico e performativo della moda. Queste esperienze hanno arricchito il mio immaginario.
7. Art of Noise, “Crusoe” e “Vangelis, Fields of Coral“