David Lynch se n’è andato il 15 gennaio 2025 e ci mancherà particolarmente: per sentirlo più vicino pubblichiamo un estratto da “1991 Il Risveglio del Rock” (Arcana) di Paolo Bardelli, in cui si raccontava della serie tv che ha cambiato tutto, ovvero “Twin Peaks”.
Twin Peaks è un caposaldo imperativo del cinema in formato televisivo dei primi anni ’90: andata in onda per la prima volta negli Stati Uniti ad aprile 1990, giunge in Italia il 9 gennaio 1991 con il nome di I Segreti di Twin Peaks. In giro non si parla d’altro: la Fininvest (questo il nome di Mediaset all’epoca) inizia un bombardamento mediatico in cui lo slogan era: “Se stasera non vedi Twin Peaks, domani non saprai di cosa parlare”, ed era vero. David Lynch con la sua “murder-mistery soap-opera” riesce a mettere insieme pubblico e critica, comprendendo appieno le potenzialità seriali televisive che oggigiorno tutti conosciamo, ma che allora appunto erano più legate alle soap-opera stile Dallas oppure ai telefilm dalla narrazione slegata.
Julee Cruise è la cantante a cui si affida Badalamenti per la colonna sonora, un sodalizio nato nel 1985 per Velluto Blu con la canzone Mysteries of Love e continuato proficuamente: la voce della Cruise è evocativa, sospesa nell’aria, infantile e allo stesso tempo sensuale, che si amalgama in maniera puntualissima alle pitture musicali eteree di Badalamenti. La colonna sonora di Twin Peaks riesce a ricreare con il suono quello che avviene nelle immagini: è un ambiente scarno, emozionale, votato all’inquietudine che tutti vengono a conoscere, perché tutti si imbattono, tra televisione e radio, nella classica Twin Peaks Theme con quelle due notine di chitarra tremolata che diventano un classico istantaneo. A mio parere debitore delle trame di “Faith” dei Cure (eh sì, ho sempre in testa questo parallelo quando ascolto la soundtrack di Twin Peaks), Angelo Badalamenti si prenotava per essere considerato “il Morricone degli anni Novanta” ma con un tocco psych jazz (The Bookhouse Boys) o comunque più tendente all’horror (Into the Night) e con una sensibilità ambient ostile e apocalittica (Night Life in Twin Peaks).
La maggior parte dei temi di Twin Peaks furono scritti con un Fender Rhodes: in un’intervista filmata da Boiler Room nel 2018, Badalamenti spiega che Lynch sedeva alla sua destra mentre lui suonava il piano elettrico e un registratore a cassette andava per incidere le idee. Il compositore chiese al regista di raccontare, con quella sua voce profonda ed evocativa, e lui lo fece: Badalamenti trovò subito le note giuste, le rallentarono e poi – quando Lynch introdusse nella storia una triste ragazza, Laura Palmer, che veniva verso di loro – Badalamenti aprì il climax della composizione fino all’apice in cui la Palmer era vicinissima. Lynch lo guardò e disse: “Angelo, questo è proprio Twin Peaks, non cambiare una singola nota, perché grazie a questa musica ho visto Twin Peaks”.
Così era nata Laura Palmer’s Theme.
(Paolo Bardelli)