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Esplorare non è semplicemente un’azione da compiere asetticamente: l’esploratore necessita, più di ogni altra cosa, di una tecnica di pensiero che culmini in una ricerca, una caccia spirituale ad un’essenza imperscrutabile. L’Indie Rocket allora ci viene incontro e, nella seconda giornata di festival, ci fa diventare tutti dei piccoli Vasco Da Gama.
Il senso di esplorazione è tangibile, corporeo e la musica è perfettamente legata a questo desiderio artistico, ma anche scientifico.
Clarence Hamilton in un volume del 1912 ha scritto: “Ogni musicista intelligente dovrebbe essere a conoscenza delle leggi fisiche che sono alla base della sua arte”, ieri sera però il senso dell’ignoto si è acceso, non in una caccia estrema alla perfezione analitica, ma in una capacità che va oltre la regola, che cerca di infrangerla, inventando una nuova prospettiva.
La particolare partecipazione delle Sink Ya Teeth, di WaqWaq Kingdom e Miss Bolivia, ha cercato di dare un nuovo senso al confine, alla ricerca di nuove terre da cercare.
Sink Ya Teeth
Il set inizia in un’aria in cui sembra echeggiare una frase di Simone de Beauvoir: “è uno di quei momenti toccanti in cui la terra è così ben intonata agli uomini che sembra impossibile che tutti non siano felici”. Tutti i colori sono collimati in un suono eterico ma anche solido, racchiuso in delle linee di basso pure, essenziali. La voce e i movimenti sono un vortice complesso abbracciato in un contesto, i Sink Ya Teeth sono la musica del parco, la musica che respinge ogni suono di una città vicina, ma idealmente lontana “dall’oasi” del festival.
Waqwaq Kingdom
La semiotica del caos-caso.
Il duo giapponese è una rappresentazione sonora di una religiosità, di una cultura, di un universo di ascolti che si accendono in una serie di azioni e elementi.
Il “rito” sonoro e ogni movimento si incorniciano in un’oscurità mangiata dalle mantelle fluo, con le luci che diventano schizofreniche ma sempre molto soft, insomma tutto è una spinta verso un’autorealizzazione complessa del “sé stesso”,in un flusso storico di ascolti, emozioni inspiegabili e situazioni surreali.
Le cose belle, veramente fresche, appaiono, basta cercarle nei luoghi giusti, Indie Rocket è uno di questi.
Miss Bolivia
Ero impreparato su di lei, lo ammetto, e anche sul genere e sulla situazione, ma Miss Bolivia è un’esplosione di social-contemporaneità: parla alle mogli lavoratrici, ai più deboli, agli sfruttati e lo fa con un linguaggio colorato, forte, ma anche incredibilmente vicino al comune e alla comunità. I ritmi sono un viaggio in una terra di suoni, che pur essendo da molti sconosciuta, è diventata negli ultimi anni incredibilmente vicina e sentita anche nel nostro paese.
Miss Bolivia è il 2019, in una chiave diversa e passionaria.