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La libertà creativa e la propria “casa” spirituale prima di tutto : Sampa The Great, all’anagrafe Sampa Tembo, dopo aver studiato – tra Stati Uniti ed Australia – Sound Engineering e aver pubblicato due ottimi mixtape (“The Great Mixtape” e “Birds And The Bee9”), ricerca le proprie radici africane, figlie del padre Tumbuka e della madre Bemba.
“The Return”, uscito per la londinese Ninja Tune, è il primo disco vero e proprio della musicista zambiana ed è un viaggio interiore, un “ritorno” alle proprie radici.
Se con i lavori precedenti Sampa The Great si è fatta strada nella scena hip hop australiana dimostrando di saper creare un suono tra beat, sampling e strumentali dalle forti venature soul, jazz, adesso con questo “esordio” ufficiale dichiara le proprie origini di sangue, la propria libertà artistica, la propria anima compositiva e autoriale : in un periodo storico in cui la discografia, che per venire incontro al pubblico che “consuma” la musica via streaming, punta sui singoli e non sugli album, Sampa The Great mette in primo piano le canzoni pubblicando un disco doppio (se si considera il formato classico del vinile) che contiene diciannove brani, in più di due occasioni oscillanti tra i sette e i nove minuti.
Old school nell’anima, nel suono, negli intenti e nei fatti : la produzione di un disco come risultante di un processo creativo, di un percorso umano – profondo e ricco di idee e di una visione sonora.
“The Return” vuole e riesce ad essere una sintesi dei due mixtape prodotti dall’artista tra 2015 e 2017, con in più una maggiore consapevolezza del background familiare e culturale africano, in grado di muoversi sulla stessa lunghezza d’onda del proprio stile improntato su influenze che hanno una matrice nella black music americana (hip hop, soul) :
in maniera potente e (quasi) viscerale, Sampa The Great vive e crea una narrazione – tra rime rappate e cantato, sample e strumentali live – che racconta la propria identità, quella di donna e musicista nera, africana.
Tanti i passaggi significativi : dalla traccia di apertura – “Mwana” – tutta in lingua bemba e con la partecipazione alla voce della madre della musicista a “OMG”, reinterpretazione in chiave personale della kwaito music (genere sudafricano, fusione di house, garage music e afropop) ; da “Time’s Up” – in collaborazione con Krown – invettiva contro l’industria musicale ai nove minuti hip hop soul della title track “The Return” – la casa “intima” dell’artista : l’Africa, la sua gente e la sua famiglia – con i featuring di Alien, Jace XL, Thando, Whosane.
“The Return” è un disco ha due facce : hip hop nel voler mettere la forza delle parole, soul nella ricerca di una personalità.
80/100
(Monica Mazzoli)