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Felicità o tristezza, si chiede Lesneu. In questo periodo di quarantena si passa facilmente dall’una all’altra, nel nostro piccolo (e angusto) mondo dorato della nostra casuccia. Lesneu è il progetto solista di Victor Gobbé, musicista bretone già membro degli Slow Sliders, ed è la rappresentazione di una scelta di sostenibilità: lui dalla “grande” Nantes se ne è tornato a Lesneven (da cui il moniker Lesneu), la città della sua infanzia, per registrare le sue canzoni.
Il talentuoso Lesneu potrebbe ricordare dei Beach House che hanno ascoltato troppi Air oppure una band misconosciuta degli anni Zero che ama allo stesso modo shoegaze, Beach Boys, Jeff Buckley e i Coldplay di “Parachutes”. Ma più propriamente è semplicemente un ragazzo che suona canzoni curate e sognanti senza la paura di apparire retrò o superato, semplicemente con grandi prospettive tra passato e futuro. Sì perché sarebbe sbagliato far apparire “Bonheur Ou Tristesse” come una mera operazione di recupero di sonorità trascorse: alle volte tra le note traspare una contemporaneità sentita che è data dalla verità che l’artista infonde nella propria musica. E questo è il caso di Lesneu, che è capace di passare dalla sempiterna ninnananna “Girls Night” alla jeffbuckleyiana “Looking For You”, dall’inglese al francese, dalla depressione zuccherosa di “Depression” al vigore balneare di “Shocked”. La felicità e la tristezza, si diceva all’inizio.
Potrebbe essere l’album che ci fa svoltare questo periodaccio: prendetevi 38 minuti di pausa, spegnete il cellulare, mettetevi comodi in modalità “deep listening” (come consiglia il Los Angeles Times) e provate a sognare. Per quei pochi minuti forse si riuscirà a farlo, poi torneremo alla realtà.
77/100
(Paolo Bardelli)