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Il nuovo disco dei Perturbazione si è beccato tutti i travagli delle uscite durante la tempesta coronavirus e non so davvero se il ribollìo della coscienza avrà ripercussioni sull’ascolto di un lavoro denso che tratta di una storia d’amore in ordine cronologico allargandosi a tutto ciò che ci porta ad amare e poi non amare più ogni piccola e grande cosa delle nostre vite. Superati I claudicanti “Musica X” e “Le Storie che ci Raccontiamo”, il gruppo è ancora a quattro con Cristiano Lo Mele anche in plancia in fase di produzione oltre che di scrittura e arrangiamento. “(dis)amore” è un disco doppio un po’ sul solco di dischi storici come “69 Love Songs” per argomento trattato, punti di vista esplorati, ma anche una sorta di ritorno all’essenza del gruppo: canzoni, pochi effetti speciali e il cuore in ogni melodia tra power pop (“La Sindrome Del Criceto”, “Taxi, Taxi”) in prevalenza acustico e quella cifra stilistica da sorriso nel pianto che si portano dietro da “In Circolo” e “Del Nostro Tempo Rubato”.
L’assenza di passi falsi o passaggi a vuoto in scaletta, lo sviluppo in crescendo in qualità e ampiezza di tematiche è come un grande abbraccio che scalda l’anima oltre a scuoterla dato che, bene o male, chiunque può riconoscersi nei tentennamenti e nei brividi di una storia d’amore espansa che sa raccontarsi beandosi dei momenti migliori, delle risate (“Regime Alimentare”, quelle nere de “Il Ragù”), così come rimanere in piedi quando certe cose possono diventare abitudine o il peso di ogni giorno schiacciare il desiderio e trasformare tutto in qualcosa di diverso di cui comunque non si può fare a meno (“Conta Su Di Me”). Il centro (o il cuore) del disco può variare a seconda delle preferenze e degli stati d’animo. Da queste parti sembra posizionarsi nella splendida doppietta “Le Nostre Canzoni” e “Come I Ladri” (sorta di coda strumentale), mentre tutto punta alle orchestrazioni dense di spleen (c’è lo zampino di Fabio De Min) del singolo “Io Mi Domando Se Eravamo Noi” e il frastuono interiore de le “Assenze”.
Assenza di ciò che era prima, del pavimento sotto i piedi che ci blocca nonostante si continui pure a correre, di ciò che non si smette mai di cercare altrimenti sarebbe come smettere di vivere. E come riportato da Tommaso, Cristiano, Rossano e Alex “nessun cuore è stato maltrattato durante la produzione di questo disco”. Ci pensa tutto il resto.
76/100
(Giampaolo Cristofaro)