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L’inquieto Mike Scott torna alla ribalta con il vecchio marchio, dopo due episodi solisti piuttosto interessanti quanto sfortunati. E’ bene mettere subito in chiaro che chi cerca qui atmosfere legate al ciclo celtico (i capolavori “Fisherman’s blues” e “Room to roam”) prenderebbe molto male. Ora Mike è in piena fase elettrica, timidamente ricominciata con “Dream harder” e riproposta più decisamente nell’ultimo album solista “Still burning”. “A rock…” è un lavoro diseguale, opera di un’artista un po’ in mezzo ad un suo personale guado. Per uscirne, Scott ha richiamato amici di vecchie avventure, Anthony Thistlethwaite su tutti, e nuovi compagni. Spicca la presenza di Thighpaulsandra, eccezionale manipolatore di suoni per le creazioni sensazionali degli ultimi albums di Julian Cope. E la sua mano si sente, in particolar modo nelle canzoni che aprono e chiudono il disco. “Let it happen” è una opening track incalzante e misteriosa, che avvolge ascolto dopo ascolto, mentre “Crown” è il capolavoro. Tesa, avvincente, con un finale pompatissimo, pieno di effetti sintetici, di chitarre spiegate e di un sax impazzito, “Crown” può essere davvero un new beginning per questo cantautore che tanto ha dato, senza mai ricevere altrettanto. Da segnalare inoltre “Is she conscious?” e “The wind in the wires”, bellissime e più vicine alla “big music” d’inizio anni ’80 di questo zingaro del Regno Unito.