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Ci sono gruppi o artisti che, improvvisamente, appaiono fuori luogo. Fuori moda. L’altro giorno mi sono soggiunti i meravigliosi Sigur Rós e mi sono chiesto: ma quanto tempo è che non li ascoltiamo? Coniugo la domanda alla prima persona plurale, facendovi partecipi di questa dimenticanza, che magari non c’azzecco visto che li avete proprio proprio rimessi su ieri, ma la sensazione è che non siano una colonna sonora di questi anni Venti, e soprattutto di questi giorni ancora di pandemia.
Le ragioni possono essere tante, ma principalmente sono un paio. Primo: è troppo tempo che non pubblicano album ufficiali, l’ultimo è “Kveikur” ed era il 2013: musicalmente è passata un’era geologica, e anche di tempo. Provate a pensare che nel frattempo è arrivato Trump e se n’è pure andato. La seconda ragione è che i Sigur Rós sono troppo densi per essere ascoltati in questi giorni tutti uguali, tanto varrebbe tagliarsi le vene. Non è vero, ovviamente, la loro magia è speciale indipendentemente da tutto, e proprio facendo questi pensieri ho rimesso su “Festival”.
E le domande sono aumentate: ma quanto tempo passerà a che potremo risentire questa intensità dal vivo?
Vorrei avere una risposta, per ora l’unico commento corretto in tema gira virale per internet ed è una foto di Francesco Luongo che sul litorale di Livorno ha immortalato questa scritta su un cartellone della pubblicità: “Mi manchi come un concerto”. Volentieri ho messo il riferimento al fotografo ma forse il copyright maggiore ce l’avrebbe chi ha scritto la frase. Ci siamo ritrovati tutti in quella frase, ma io aggiungo un corollario che sono caghino: “Mi manchi come un concerto dei Radiohead”. Oppure “Mi manchi come un concerto dei Sigur Rós”. E così via. Sì lo so che con queste aggiunte si modifica del tutto il significato della frase, però diciamolo: manca l’intensità di un concerto che piace, non di uno qualunque. Che la vita è troppo breve per andare a concerti che non piacciono. Per cui: quando ricominceranno i concerti, Sigur Rós partite subito in tour. Uno spettatore assicurato e che oggi vi sogna ce l’avete già.
(Paolo Bardelli)