PATRICK WOLF, “Lupercalia” (Mercury, 2011)

8 Comments

  • amBrina
    Posted 29/06/2011 at 16:09

    assolutamente d’accordo su tutta la linea.

  • cornelio
    Posted 30/06/2011 at 14:15

    The City e Time Of My Life sono buoni singoli, e sono d’accordo anche con The Falcons pezzo anonimo e incolore. Il disco più pallido di Wolf. Anche se dalla recensione traspare il rancore del fan tradito dal lavoro sottotono (un errore imperdonabile), non accorgersi che questo sia il lavoro meno riuscito di Wolf significa mettere la testa sotto la sabbia, ma stesso discorso vale per chi affossa oltremodo il disco per non far vedere di avere la testa sotto la sabbia, ed alla fine ce la mette lo stesso! questo è un disco che rimane ampiamente sopra la sufficienza per vari motivi. 65/100

  • Stefano Solaro
    Posted 03/07/2011 at 12:58

    Caro Cornelio…
    ritengo che chiunque abbia seguito da vicino la carriera di Patrick Wolf abbia dovuto fare i conti, di fronte a Lupercalia, con una grande delusione. Benché il tono da “fan tradito” possa essere come dici tu in qualche modo rintracciabile nella mia recensione, penso di aver affrontato l’argomento da un punto di vista critico ed obiettivo.
    Allo stesso tempo é innegabile che parlare di un artista come Patrick Wolf possa indurre a soggettivismi, dettati dalla carica emotiva che l’intera produzione artistica del suddetto ha sempre voluto trasmettere. Ed é proprio nel suo intento primario che l’album fallisce, ovvero quello di suscitare quell’emozioni che lo stesso Patrick sta felicemente provando in questo momento della sua vita.
    Detto ció, come ho scritto nella recensione, resto convinto che il valore compositivo dei brani sia nettamente inferiore a quello dei precedenti lavori. 50/100 ma 8 punticini in piú di stima, per l’appunto.

  • cornelio
    Posted 05/07/2011 at 21:16

    non so io non condivido molto questi metodi. spero possa dirlo senza fraintendimenti: questo è il disco più debole di wolf, fuor di dubbio. ma questa mania di paragonare tutto con i lavori precedenti non la condivido quando si entra nello specifico! anche il discorso che fa rabbia vedere il suo nome accostato a quello di prince e madonna (due personaggi che io odio) non significa nulla, addirittura poco importa se ci sono anche pulp e smiths (questi sì che sono forti) la dice lunga sulla tua, consentimi, pregiudiziale negatività di fondo e programmata stroncatura. mi sbaglierò, stiamo solo chiacchierando, ma insufficiente questo disco credo sia una forzatura bella e buona. saluti

  • Stefano Solaro
    Posted 06/07/2011 at 19:08

    guarda, quando dici “pregiudiziale negativitá di fondo e programmata stroncatura” ti sbagli di grosso. Io mi considero un fan di Patrick Wolf e come tale l’ ultima cosa che mi sarei augurato di dover fare, era quella di stroncare un suo album.
    Ho giá dovuto affrontare una discussione simile a questa su un fan club di Patrick su facebook ed in quel caso, come in questo del resto, ho trovato la passione con la quale molti sostenitori di P.W. si affannavano a difendere un lavoro mediocre come Lupercalia quasi commuovente …
    Questo album (giudicato nella sua singolaritá) rimane a mio parere dimostrazione di una pochezza di idee con cui il sig. Wolf non aveva ancora avuto a che fare.
    Quello che ho fatto qua su kalporz é stato esprimere il mio parere critico su un album che ero stato chiamato a recensire,parere del quale resto tutt’ora convintissimo. Detto questo é del tutto lecito (anzi direi salutare) avere delle opinioni contrastanti, quindi ben vengano le critiche come le tue, qua non siamo su una rete di Berlusconi per fortuna. Saluti

  • cornelio
    Posted 09/07/2011 at 06:36

    Stefano, ho esaurito il mio corso da fan, non sono fan di nessuno. non sono un cretino per cui patrick è fico, patrick fa sognare, patrick fa toccare il cielo con un dito! anzi, spero – per i fan del buon Wolf – che non si riducano a macchiette tipo quelli dei nirvana o queen.
    io dopo ripetuti ascolti di questo (pur debole) disco, rimango convinto che il tuo sia un eccesso di severità tipico dell’appassionato tradito, indispettito dal calo di tensione rispetto a the bachelor.

  • Lorenzo
    Posted 03/11/2011 at 10:53

    Stefano,
    credo che la tua recensione non sia onesta. Dal punto di vista intellettuale, intendo. Patrick Wolf è al suo quinto disco e ha soltanto 28 anni! Va bene che è minore rispetto agli altri tre ma se prendi in considerazione il disco di esordio non puoi non notare una maturazione artistica, compositiva e umana davvero rara nel panorama musicale di questi anni Zero. “Lupercalia” è un disco complessivamente buono con punte, a mio avviso, altissime in “Armistice” e “The City”, un singolo dal tiro pazzesco. L’atmosfera generale è molto meno cupa rispetto ai lavori precedenti perchè il nostro Patrick si è innamorato! Ma non per questo trovo giusto denigrarlo. In Italia siamo abituati male: pochissimi artisti riescono ad evolversi e lanciare ponti su nuove sonorità. Il resto è noia come lo stantio panorama indie nostrano. Patrick Wolf è passato ad una major? E allora? Certo gli arrangiamenti sono più asciutti ma non per questo meno efficaci. Non continuiamo ad essere ideologici. Come direbbe Bersani: “oh ragazzi, siamo pazzi?”

  • Stefano
    Posted 14/11/2011 at 19:14

    Lorenzo,
    perdonami ma ho una certa difficoltà nel comprendere le tue argomentazioni.
    Che Patrick Wolf sia un artista fenomenale credo sia oggettivo, ma io questa maturazione artistica e compositiva non la vedo, anzi, come ho spiegato nella recensione, ritengo che la sua sia piuttosto un’involuzione.
    Cosa tu intendessi con “maturazione umana” non l’ho capito sinceramente.
    Il fatto che l’atmosfera di Lupercalia sia meno cupa “perché Patrick si è innamorato” è senza dubbio una puntualizzazione interessante, ma non vedo in che modo ciò dovrebbe rendere positivo il mio giudizio sull’album.
    Gli arrangiamenti di Lupercalia, inoltre, non sono certo asciutti a mio avviso. La strumentazione é ricchissima, e lui stesso ha dichiarato in varie interviste di aver voluto fare un album di pop orchestrale. Mal riuscito, a mio giudizio.
    Non ho compreso neanche il riferimento al “panorama indie nostrano”, né la relazione tra questa osservazione e Lupercalia.
    Un saluto.

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010