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Gruppo danese nell’arena già da qualche tempo, i Blue Van sono giunti al quarto album di una carriera pensata e sviluppata all’insegna della continuità. Il quartetto guidato da Steffen Westmark emerse nel 2005 senza troppo sfigurare (né eccellere) sfruttando la sensazione nu-rock innescata dagli Strokes a inizio millennio, quando Mtv Brand New aveva ancora un qualche potere residuo di legittimazione promozionale. Da allora la band ha continuato a svolgere, con dedizione e limitata fantasia, lo stesso mestiere, ovvero, nel caso specifico, un onesto e classico blues-rock in bilico tra Jet, Kings Of Leon e Mando Diao, con iniezioni di power-pop lungo l’asse Nada Surf-Feeder e momenti più apertamente heavy.
Ricetta quest’ultima che si ritrova senza sforzi eccessivi nel nuovo “Love Shot”, dignitosa collezione di brani-nostalgia ben scritti e ben performati (se si eccettua qualche ghirigoro tastieristico di troppo, vedi l’intermezzo doorsiano di “Hole In The Ground”) che tradiscono una buona, a volte anche ottima, manualità (le felici “Run To The Sun”- almeno fino all’improvvida chiusura space-disco con archi E.L.O.-, “Fame And Glory” o “Teenage Runnaway”) ma anche un calligrafismo fin troppo pedissequo e insopportabilmente didascalico. Il tiro non manca, così come anche un certa briosa varietà di registri, eppure pezzi come “Evil” o “Woman Of The Wrong Kind” non fanno che istillare nelle orecchie dell’ascoltatore la sensazione permanente di avere sulla punta della lingua il titolo di un’altra canzone perfettamente identica a quella che si sta ascoltando (e se tale canzone venisse in mente forse sarebbe anche meglio, a pensarci un secondo).
Abili artigiani e imitatori, i Blue Van continuano ad incidere piacevoli dischetti senza troppi grilli per la testa, a loro modo perfetti per un pomeriggio vacanziero in autostrada. Ma, forse, (ed è questa la maggiore perplessità) perfetti solo per quello.
58/100
(Francesco Giordani)
5 luglio 2011