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Musica Indipendente a Milano, il 9 e 10 giugno. Il festival organizzato da Rockit arriva alla seconda edizione. Abbiamo chiesto a Carlo Pastore e Stefano Fiz Bottura se la musica italiana inizia a tirare, cosa significa festival “indipendente” e se gli indie kid poi si baciano davvero.
Festival estivo, fiera di settore, pomiciata all’aria aperta… cosa vuol essere il MI AMI?
Carlo: Direi la prima e la terza: la parola “fiera” decisamente non ci si addice. Il Il MI AMI nasce per essere un punto di incontro, un luogo di ritrovo e una certezza musicale. Cioè vedersi ottimi gruppi in un contesto bello e rilassato. Comprarsi cd e magliette a costi accessibili e sostenibili. Conoscere operatori del settore senza nervosismi e frenesia. Darsi i baci mentre gli Ardecore cantano so’ tutte belle le trasteverine. Nasce per mettere non un punto, ma due punti: è un modo per stringersi e darsi la fotta, esserci con fierezza per uscirne contenti e motivati. Il MI AMI vuole raccogliere attorno a sè tutte le anime meritevoli della Musica Indipendente per creare assieme immaginario, stile e consapevolezza. Come avrai forse letto, 37 band, 60 espositori, 10 fumettisti, 4 scrittori in 2 reading notturni… insomma, le cifre da sole non valgono niente, ma danno l’idea di come quest’anno lo Spirito si sia raccolto attorno a questa cosa di cui noi siamo solo e soltanto registi. Ci ha sorpreso constatare quanta attesa si sia formata attorno alla manifestazione, e ci è piaciuto leggere e discutere con tutti quelli che ci proponevano qualcosa. L’edizione 2006 è quanto siamo riusciti a tirare insieme. E ne siamo soddisfatti.
Secondo voi quali sono le caratteristiche di un festival che lo rendono “indipendente”?
Carlo: Indipendente è una parola bistrattata che, se non contestualizzata, perde di senso potendone assumere millemila. Purtroppo definiamo sempre “indipendente” per negazione (cioè non major), e questa è una cosa che mi fa incazzare perchè è sminuente.Il MI AMI è un festival assolutamente indie perchè rappresenta al 100% lo Spirito di Rockit, che è un portale nato prima come webzine (e fanzine, fotocopiata in bianco e nero e distribuita nelle università) e poi con un percorso totalmente autonomo. Cosa non meno importante, al MI AMI si esibiscono solo e soltanto band di area “indie”, dunque legate ad una visione della Musica di un certo tipo. Stesso discorso vale per gli espositori, e il pubblico: sarà difficile trovare un bonghista in quei giorni all’Idroscalo (o uno zarro, per quelli metteremo un violento cartello di divieto all’ingresso!).
Quest’anno per la seconda edizione sul vostro sito sono comparsi i loghi di Puma ed Heineken. La musica indipendente italiana sta iniziando a tirare?
Carlo: Per quanto mi riguarda, quel pelo tira ancor’oggi decisamente di più.
Fiz: Quello che tira non è la Musica Indipendente Italiana, piuttosto, quello che fa tirare è la voglia di cose belle e importanti e necessarie. 1- bisogna fare le cose, 2- bisogna farsi 1000 domande per capire bene 3- non bisogna avere paura. Quei loghi sono un esperimento anche per noi.
La vostra selezione artistica vuole essere una fotografia fedele della scena italiana o riflette semplicemente i vostri gusti?
Carlo: Come ogni fotografia molto sta alla sensibilità del fotografo. Abbiamo scelto 37 band secondo il nostro insindacabile giudizio, seguendo dunque un percorso artistico che fosse sensato. Due i Valori: la Qualità e la Pluralità. Come Rockit ogni giorno svolgiamo un lavoro di monitoraggio su quanto accade nella musica indipendente italiana, con passione e dedizione e ormai anche una certa credibilità, spero. Abbiamo dunque deciso di non chiamare nessuna delle band esibitesi lo scorso anno, per stimolare il ricambio e solleticare la curiosità. E, secondo buon senso, abbiamo tentato di rappresentare il meglio di ogni etichetta italiana. Ne sono rappresentate circa 30, alcune di queste straniere, oltre ad alcuni autoprodotti, sui quali da sempre scommettiamo. E’ il meglio della musica italiana e – ehm – è ciò che ci piace!
Come mai avete scelto il fumetto come prima disciplina extramusicale da portare al MI AMI?
Fiz: E’ stato il fumetto a scegliere il MI AMI, per affinità elettive e vicinanze espressive. ç’idea è partita da Davide Toffolo (già l’anno scorso sul palco della prima edizione del MI AMI coi suoi Tre Allegri Ragazzi Morti). Vista la cronica mancanza di spazi di eventi di momenti di incontro e diffusione, si è pensato che poteva essere una ricchezza per tutti portare anche i fumettisti al MI AMI. E’ stata una cosa molto naturale, proprio perchè spinta da Davide (fumettista-musicista), un “perchè non proviamo?”. Davide ha coinvolto parecchi disegnatori molto importanti (oltre che molto bravi) della “scena” italiana. Ci aspettiamo anche un bel pò di editori indipendenti e progetti autoprodotti. Non so, io ci vedo sotto lo stesso filo rosso, tra fumettista e musicista, quella spinta Do It Yourself allo stesso tempo creativa e pratica, quel realizzare qualcosa… Il materializzare quello che è immateriale: il sogno le idee le visioni. Mi piace stare a vedere cosa verrà fuori da questa vicinanza anche fisica tra fumettisti e musicisti durante i 2 giorni del festival.
Dove si terrà e cosa succederà al MI AMI 2015?
Carlo: Eh, bella domanda. A volte nei giochi di ruolo mi tocca fare il realista, ma ne parlavamo ieri da quasi ubriachi con Fiz: vorremmo che fosse sempre bellissimo, alla sua 15a edizione. Con il delirio e la folla che preme, con Davide dei Mr Brace sex symbol delle under 18 e i Sunday Morning in cima alle classifiche di download degli mp3. Almeno io.
Nel comunicato stampa invitate a non menarsela, a lasciarsi andare e godersela. Agli indie kid non viene automatico divertirsi?
Carlo: Ma no. Non è una questione di deformazione sociale. Solo ci piacerebbe che fossimo tutti abbandonati e coinvolti e felici. Senza ruoli e senza obblighi contrattuali, senza per forza dover essere operatori del settore veri o farlocchi o presunti. E’ un invito a stare bene. E a non pungersi con le spillette.