Share This Article
Ammettiamo, da un po’ di tempo non seguivamo più Danielle Johnson, alias Computer Magic e ora DANZ CM: nel 2010 eravamo stati folgorati da quella ragazzina newyorkese che produceva synth-pop basico in piena autonomia in cameretta, ma poi quella sua intraprendenza si era un po’ arenata in una serie infinita di EP che la rappresentavano come una specie di “eterna promessa”. In realtà come Computer Magic la Johnson ha pubblicato un paio di album (“Davos” del 2015 e “Danz” nel 2018) e poi ha sentito l’esigenza, nel 2020, di cambiare il nome perché rappresentava “una pelle di cui si doveva liberare”, perché non era più la “timida ragazza pop da camera da letto” degli inizi. Un intendimento più filosofico che concreto, se è vero che il suo primo lavoro da Danz CM (a proposito, “Danz” è da sempre il suo moniker e CM richiama evidentemente Computer Magic), “The Absurdity of Human Existence” (2021), è molto in linea con la sua produzione precedente e si tratta di un synth-wave particolarmente corposo che guarda sempre e inevitabilmente agli ’80 in maniera piuttosto acritica. Quando oramai avevamo abbandonato le speranze di vederla sbocciare definitivamente, ecco che Danz CM ci sorprende proprio quando voleva solo fare un divertissement, un album di brevi brani strumentali molti dei quali colonna sonora del podcast legato al suo Synth History, una pagina Instagram che poi Danz ha fatto evolvere in vero e proprio sito. In effetti la Johnson nasce proprio con un blog musicale, negli anni Zero, e diventa poi musicista autodidatta per cui con Synth History mette insieme queste sue due passioni, la scrittura e il mondo dei sintetizzatori. Per un ultimo podcast ha voluto scrivere tutte le musiche di sottofondo dell’episodio, così quello che era nato come un EP di sette canzoni ora ne ha 19 ed è “Berlin Tokyo Shopping Mall Elevator”. Il risultato sorprende alquanto.
I brani strumentali potrebbero infatti sembrare dei semplici sottofondi, ma spostano il baricentro musicale di Danz CM dagli anni ’80 ai decenni precedenti (’70 ma anche ’60: per capirlo basta fare un salto sulla playlist delle ispirazioni compilata dalla stessa Danz) guadagnando in essenzialità e in profondità lounge, il che è evidente fin dai titoli stessi (“Mancini Morricone”). A fianco dei suoni sintetici c’è infatti l’ingresso di suoni campionati di strumenti veri e propri, pizzicati e bells (“Birds Of Paradise”, “Melodie”), che fanno fare un upgrade di livello. È una questione di classe: se fino ad oggi Danz CM sembrava più attenta ad ottenere risultati pop, con tanto di cantato ecc., qui la musicista newyorkese sposta i suoi obiettivi su un piano più alto, ovvero quello della musica strumentale che deve bastare a se stessa. È notorio infatti che se la musica strumentale non vuole diventare un mero paramento e vuole assurgere a un ruolo primario deve avere dei cromosomi da protagonista, e qui ci sono. In questo contesto quindi i brani propriamente pop come “Little Trees (Wunder-Baum)” e “Fast Cars” sono sì ben fatti e piacevoli, ma non rappresentano il senso dell’album.
Non deve trarre in inganno dunque il titolo che sembra candidare queste canzoni ad essere colonna sonora di “ascensori di centri commerciali di Berlino e Tokyo” (annotazione: Danz CM va molto forte in Giappone) perché “Berlin Tokyo Shopping Mall Elevator” non è semplice tappezzeria pur se nata proprio per esserlo, se ci concedete l’antinomia. L’approccio DIY di Danz CM è poi fenomenale: “Non sono andata a scuola di musica. Non ho mai avuto nessun tipo di lezione di musica in vita mia. Quando ho iniziato a produrre con Ableton, non sapevo nemmeno che quello che stavo facendo si chiamasse “produzione”. Quando ho iniziato a fare musica mi chiedevo perché la mia voce suonasse troppo bassa o perché la mia canzone non avesse lo stesso volume di quelle degli altri, poi ho imparato a conoscere il mastering, l’equalizzazione e la compressione semplicemente usando internet e guardando i video su YouTube. Tutto è possibile se ci si prende il tempo di cercare come fare e di provare”, ha dichiarato in una recente intervista a The Alternative, e ciò rende bene il “personaggio Danz CM”. Del resto basta guardare su Bandcamp dove, per “Berlin Tokyo Shopping Mall Elevator”, è scritto “All songs produced, written, recorded, mixed and mastered by Danz CM”.
Con questo album Danz CM non entrerà probabilmente in quella “storia dei sintetizzatori” che si pregia di monitorare, ma il livello è molto alto. Tutto è possibile, come dice lei.
76/100
(Paolo Bardelli)