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Quando iniziava la guerra in Ucraina pensavamo che sarebbe durata meno: il ritorno della guerra in Europa, che spazzava via la preoccupazione di una pandemia in lenta stabilizzazione e si aggiungeva agli allora cinquanta conflitti attivi nel mondo, sebbene lontani dalle nostre case e dai nostri immaginari. In quei giorni, la guerra è entrata nella nostra quotidianità: alla televisione, sui giornali, sui social e su internet vedevamo continuamente immagini di combattimenti violenti, di capi di governo che si incontravano e che trattavano, mentre sui mezzi di comunicazione si parlava costantemente di geopolitica, si dissezionavano le ragioni dietro questo conflitto e spesso si faceva anche tanta disinformazione. Ogni giorno, soprattutto, vedevamo immagini di violenza, di donne e bambini che fuggivano dalla distruzione, che lasciavano il loro paese senza sapere cosa sarebbe loro accaduto. E abbiamo visto, soprattutto all’inizio, testimonianze di solidarietà e di aiuto concreto a queste famiglie che hanno perso tutto, da parte di molti volontari in tanti paesi europei, più o meno limitrofi al confine con l’Ucraina.
È passato più di un anno, la guerra ha fatto sentire i suoi effetti in maniera più o meno diretta su tutti noi, sull’economia mondiale e occidentale. Ed è diventato il conflitto più documentato in tempo reale della storia dell’umanità. Forse proprio questa esposizione, unita a una fisiologica perdita di interesse per una notizia a favore di altre più fresche (una dinamica normale ma esacerbata dai social) ha portato l’opinione pubblica a essere stanca, a non voler più vedere nè ascoltare nuove storie, salvo quando risvegliata da titoli roboanti e polemiche ad hoc. Nonostante il lavoro di tanti professionisti e professioniste dal campo, giorno dopo giorno gli articoli sulla guerra sono passati in secondo o terzo piano, i servizi televisivi sono diventati più brevi e spesso solo fake news, commenti urlati nei talk show e uscite sgangherate di alcuni politici sono riusciti ad avere una posizione prominente. In questi giorni di anniversario si sta scrivendo tanto di quello che si preannuncia essere il primo anno di una lunga guerra secondo molti esperti, dato che a oggi non si vede all’orizzonte nessuna possibilità di una fine a breve.
Durante questo anno anche il fumetto si è occupato di questa tragedia immane e il suo interesse ha necessariamente seguito quello dell’opinione pubblica, in maniera più o meno simile a quello visto durante le prime fasi della pandemia. Nei primi mesi di guerra il mondo del fumetto si è mosso in varie maniere, non solo raccontando storie ma cercando di aiutare concretamente – magari con gesti piccoli ma significativi – la popolazione e i cittadini ucraini, cercando di preservare una parvenza di vita normale. Tra queste iniziative si contano, ad esempio, quella promossa da Mark Siegel dell’editore statunitense First Second per adottare IRBIS Comics, casa editrice ucraina specializzata in fumetti per bambini; oppure le donazioni fatte da Image Comics a partire dalle variant cover di alcuni fumetti, come quella realizzata dal fumettista ucraino Vlad Legostaev per la serie Time Before Time di Declan Shalvey, o ancora l’asta organizzata da Mike Mignola in supporto ai rifugiati ucraini.
Sono stati realizzati anche fumetti appositi per raccogliere fondi in favore della popolazione ucraina, come ad esempio quello dedicato all’anarchico rivoluzionario Nestor Mahkno, prodotto da Heavy Metal e ristampa dell’edizione in due parti (2019 e 2021) realizzata da Les Humanoides Associes su testi di Philippe Thirault dall’italiano Roberto Zaghi , e soprattutto il fumetto Comics for Ukraine: Sunflower Seeds, crowdfunding lanciato su Zoop dall’editor di IDW Scott Dubnier e che ha visto la partecipazione di grandissimi nomi del mercato statunitense, da Arthur Adams a Bill Sienkiewicz, da Rob Guilliroy a Emily Ferris, da Walt Simonson a Kurt Busiek, Mark Waid, fino ad Alex Ross (autore di una copertina particolarmente dibattuta vista la presenza, viziata da alcuni cliché, di simboli che richiamano più all’Unione Sovietica che non alla Russia moderna).
Non solo case editrici, ma anche festival del fumetto hanno fatto sentire la loro vicinanza alla popolazione ucraina: è il caso del festival di Erlangen, il più importante festival del fumetto tedesco, che ha appoggiato l’iniziativa supportukraine-pic, un sito web creato da fumettisti ucraini per raccontare la guerra e raccogliere fondi per varie iniziative; il festival di Angouleme ha invece creato una pagina permanente in cui raccogliere vignette e testimonianze sulla guerra, oltre a rilanciare il supporto a cartooningforpeace/dessines pour la paix, associazione di illustratori e fumettisti che dal 2008 realizza lavori e organizza incontri sul tema della pace e che si è molto impegnata per raccontare l’invasione ucraina.
Da questo punto di vista, il mondo del fumetto italiano si è dimostrato defilato in molte occasioni (complice forse il dibattito poco equilibrato che si sta facendo nel nostro paese), con alcuni dei maggiori festival che hanno dedicato scarso spazio a questi temi. Tra questi si è distinta Lucca Collezionando, che ha organizzato un’asta di una illustrazione di Angelo Stano a favore di Emergency e del suo lavoro in Ucraina. Anche l’editore bolognese Sigaretten ha messo in vendita undici manifesti realizzati da altrettanti grandi autori e autrici internazionali, da Chris Ware a David B., mentre alcuni autori che vivono e lavorano a Bologna (tra questi Vincenzo Bizzarri, Yi Yang, Giuseppe Palumbo e altri) hanno lanciato insieme a Focsiv (Federazione degli organismi di volontariato internazionale) l’iniziativa benefica contro la guerra in Ucraina Razione K, che si ispira al nome delle razioni quotidiane di cibo e sigarette che ricevevano i soldati americani durante la II Guerra Mondiale. A questa si aggiunge anche l’asta PEACE OF ART organizzata da Catawiki e fondazione CESVI a cui hanno partecipato artisti e fumettisti.
Ma il contributo più importante del fumetto a questo anno di guerra è, ovviamente, quello di aver raccontato storie. Nel 2022 sono comparse (o ricomparse) tante opere biografiche o focalizzate su aspetti bellici, spesso raccontate con eccessiva enfasi retorica, afflati eroici e propagandistici, ma tutto sommato trascurabili dal punto di vista artistico e narrativo1: dalla biografia di Zelensky a ПЕРЕМОГА: Victory for Ukraine, antologia realizzata da Art Nation di Eduard Akhramovych pubblicata in inglese da Tokyopop, fino all’autoprodotto Brothers in Arms e Resistere!, fumetto steampunk ambientato in un 1908 alternativo che narra una invasione russa dell’Ucraina, pubblicato anche in Italia da Dumas e definito in maniera roboante come “profetico” (anche se in realtà rielabora semplicemente elementi storici noti e tensioni preesistenti). A queste si possono aggiungere tante vignette satiriche di artisti sia ucraini, come ad esempio Vladimir Kazanevsky, che occidentali, come l’autore underground Seth Tobocman, che colpiscono il potere con ironica ferocia oppure cercano di fare debunking della propaganda russa.
Le opere che hanno lasciato un segno vero e profondo sono invece quelle più intime e umane, fatte di testimonianze vere e dolorose, raccontate da chi le ha vissute in prima persona. È il caso, per esempio, di Yulia Vus, che ha raccontato la sua vita sotto le bombe sul suo account Instagram; o Olga Grebennik, che ha raccolto il suo anno di guerra in Diario di guerra, tradotto da Tatiana Pepe e pubblicato in Italia da Caissa Editore. O ancora, Anya Ivanenko e Jenya Polosina, dello studio ser-graph, che hanno pubblicato un paio di storie su hyperallergic. A loro si aggiungono grandi fumettisti e fumettiste occidentali, che hanno dato voce a chi voce non ha, come la tedesca trapiantata negli USA Nora Krug, autrice dell’acclamato Heimat, che ha pubblicato a puntate sul quotidiano L.A. Times Diaries of War (in Italia su L’Espresso col titolo Diari di Guerra, che presto diventerà una graphic novel), testimonianza della giornalista ucraina K. e dell’artista russo D.
In Italia invece Igort, con Quaderni Ucraini: diario di un’invasione, ha raccolto testimonianze dal paese sotto assalto realizzando un fumetto che unisce graphic journalism e diario personale, fumetto e libro illustrato, concludendo una ideale trilogia iniziata con Quaderni Russi, racconto della Russia di Putin attraverso tappe fondamentali quali l’assassinio di Anna Politovskaja e la guerra in Cecenia, e continuato con Quaderni Ucraini: le radici del conflitto, in cui ricostruisce la storia recente ucraina focalizzandosi sull’Holodomor, la carestia programmata dall’URSS che fece milioni di morti in Ucraina tra il 1932 e il 1933. Sempre Oblomov ha dedicato un intero numero di Linus alla guerra in Ucraina, con una copertina emblematica raffigurante il presidente Volodymyr Zelens’kyj.
Ed è proprio considerando questi ultimi esempi che emerge ancora una volta la potenza emotiva del fumetto, che per sua natura ha bisogno di tempo per essere realizzato, per metabolizzare e restituire immagini, storie, sensazioni, ma che è capace di materializzare in maniera ancor più vivida ed evocativa di qualsiasi foto o video, lasciando una testimonianza permanente dell’assurdità e l’impatto devastante di questa guerra (e di tutte le guerre, come sempre ha fatto, scrive Marco Rizzo in un bell’approfondimento Micromega). Forse proprio il fumetto, insieme con il lavoro di tanti giornaliste e giornalisti che rischiano le proprie vite per raccontare quello che sta succedendo (e qui vorremmo consigliare l’ascolto della puntata del 22 febbraio 2023 del podcast del Post Globo, condotto da Eugenio Cau con ospite Daniele Raineri, inviato di guerra di Repubblica), può essere una delle armi per combattere l’assuefazione e l’indifferenza nei confronti di questa invasione in cui l’Occidente sta pian piano scivolando. Forse tra alcuni anni, quando la guerra sarà finita, ci saranno nuove opere che ne parleranno e che ci racconteranno altre storie, affinché nessuno dimentichi. E si spera che arrivino il prima possibile, come la fine di questo dannato, assurdo conflitto.
EDIT: A compendio di questa lista ci pare doveroso e utile un paio di suggerimenti per comprendere meglio la Russia contemporanea e il suo presidente, Vladimir Putin, principale artefice di questa invasione. Oltre al gia’ citato Quaderni Russi di Igort, per approfondire la figura di Anna Politovskaja e l’autocrazia putiniana Beccogiallo ha recentemente ripubblicato la biografia della giornalista realizzata da Francesco Matteuzzi e Elisabetta Benfatto. Sempre Beccogiallo ha pubblicato nel corso del 2022 altre due opere che parlano di Russia: Putin e la Russia. L’ascesa di un dittatore, opera di puro graphic journalism realizzata dallo statunitense Darryl Cunningham, e soprattutto Altre Russie, un reportage che mostra gli angoli meno raccontati e meno allineati col potere di questo grande paese, realizzato da Victoria Lomasko, artista che vive in esilio volonatrio dall’inizio della guerra. Una prospettiva diversa, un modo per esplorare che in Russia continua a resistere e utile anche a capire che un paese non e’ mai identificabile completamente con chi lo guida: un reportage che da voce a chi non ce l’ha.
Di Emilio Cirri
Lo Spazio Bianco è una rivista online, amatoriale e indipendente, dedicata a informazione, critica e divulgazione del fumetto, attiva dal 2002. Le ragioni della collaborazione tra Kalporz e Lo Spazio Bianco puoi leggerle qui