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Un’introduzione a “Sunny”, manga del pluripremiato autore giapponese Taiyō Matsumoto.
Nato nel 1967 a Tokyo, Taiyō Matsumoto è uno dei più importanti mangaka contemporanei, uno degli autori più apprezzati e influenti in Giappone, riconosciuto negli Stati Uniti e in Europa come una delle voci più interessanti e originali del manga moderno. La sua produzione è caratterizzata da opere di breve e media lunghezza che gli sono valse numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali. Tra questi, si registrano anche un Gran Guinigi (Lucca Comics & Games 2016), un Premio Attilio Micheluzzi (Napoli Comicon 2017), un Premio Carlo Boscarato (TCBF 2022) e il premio per il miglior manga con Number 5 al Romics 2023.
Matsumoto era un autore già affermato quando, nel 2010, decise di ispirarsi alla propria esperienza personale per raccontare, in un mix tra malinconia e umorismo, le vicende di alcuni bambini e ragazzi ospiti di una casa-famiglia. Prendendo spunto dal fatto che egli stesso a sette anni era entrato in un istituto per minori, realizzò Sunny, un manga seinen di trentasette capitoli, inizialmente pubblicato in Giappone sulla rivista Monthly Ikki. Una di quelle piccole perle nascoste nell’affollato mercato dei manga, un’opera intensa e leggera, profonda e scanzonata, poetica e movimentata, un gioiellino da non perdere per gli amanti del buon fumetto. In Italia, la serie è disponibile in sei volumi editi da J-Pop.
Il titolo del fumetto ambientato nei tardi anni Settanta si riferisce a un’automobile parcheggiata di fronte all’istituto Hoshinoko, che offre ai ragazzini un posto dove dormire, mangiare, studiare e passare le giornate. La Nissan modello Sunny, nella quale i giovani sono soliti trascorrere parte del loro tempo libero da soli o in compagnia, non è proprio un catorcio, ma è ferma e non può più ripartire. Ciononostante, come motore immobile, permette ai suoi passeggeri di viaggiare con la fantasia, percorrendo strade infinite e sempre sgombre dal traffico e dagli ostacoli di una vita complessa.
I protagonisti sono fanciulli e preadolescenti con i problemi tipici della loro età, acuiti dalla convivenza forzata e dalla situazione familiare, che nascondono dentro di loro i propri piccoli drammi dell’essere, tra genitori assenti, poveri o alcolizzati. Soprattutto, sono animati da una mai sopita voglia di ribellarsi al proprio destino e di diventare adulti. Una banda spesso rumorosa, incontenibile, di una vivacità resa quasi palpabile attraverso una cacofonia di nuvolette e suoni.
I giorni passano tra la scuola, i giochi e i compiti della casa e Matsumoto li segue in capitoli autoconclusivi che permettono di conoscere meglio i bambini, i rapporti tra di loro e con i tutori, i loro sogni e segni peculiari.
Questi ragazzini sono presentati in maniera realistica, nel carattere, nella storia e nelle loro relazioni, con tutto l’insieme di innocenza e sfrontatezza, ingenuità ed esperienze traumatiche. Attraverso una caratterizzazione curata e sensibile, l’autore li rende subito accattivanti, trasmette il loro essere tanto attraverso ciò che è esplicito, i dialoghi e i gesti, quanto attraverso ciò che è nascosto, il non detto e gli sguardi, creando una sensazione di paterna tenerezza attorno a loro. Si vede il tocco di un narratore di razza, nell’ottenere questo risultato senza usare espedienti che li rendano forzatamente disperati, smaccatamente bisognosi (di cure, di una famiglia, di un futuro), cioè senza indugiare in caratterizzazioni strumentali che li ridurrebbero a figure patetiche.
Tra i bambini più affezionati alla Sunny nonché personaggio di spicco del racconto c’è Haruo, soprannominato White perché ha alcuni capelli bianchi. A scuola e all’interno della casa-famiglia è un tipo ciarliero e ha un atteggiamento aggressivo, è un casinista e reagisce buttando fuori di sé, letteralmente, qualsiasi emozione. Di contro, in presenza della madre, che l’ha scaricato per concentrarsi su se stessa, si mostra mansueto, rispettoso, gentile e affabile. Matsumoto rende difficile al pubblico accettare alcune delle situazioni che propone nel suo manga, perché crea spesso uno scarto tra ciò che il lettore si aspetta di trovare, per esempio una reazione positiva e affettuosa della donna davanti al figlio, e ciò che effettivamente trova, perlopiù un silenzio a tratti riflessivo e a tratti indifferente. Similmente, resta inesaudito il desiderio di Haruo di incontrare una figura paterna. Gli basta un complimento di un uomo adulto per vedersi già in una vita diversa, con un nuovo genitore, ma presto la realtà prevale sull’immaginazione.
Altrettanto commovente è la parabola di Sei, un altro bambino ospite dello Hoshinoko. In costante attesa che la mamma passi a prenderlo, egli è una sorta di opposto di White, l’altra faccia della medaglia. A colpire sono principalmente i suoi silenzi. Quando un ragazzino, con il quale ha stretto un’amicizia sincera, torna a casa con i genitori, dopo un breve periodo all’istituto, Sei non dice una parola. Magari dentro di sé prova un po’ di invidia per chi è più fortunato di lui, tuttavia riesce a essere sempre accogliente e gentile, positivo e benevolo, fermamente convinto che prima o poi toccherà a lui lasciare il cortile con la Sunny.
Sempre all’interno di quello che si può definire un “sistema dei personaggi”, il mangaka oppone due bambine: Megumu, rimasta orfana a causa di un incidente occorso ai suoi genitori, e Kiiko, una che sa il fatto suo. Mentre la prima, che suscita grande tenerezza, cerca di riempire il vuoto lasciato dalla propria famiglia frequentando un’amica e la sua mamma, la seconda chiede sempre attenzioni, atteggiandosi a tipa tosta, ma si vergogna in presenza dei “figli di casa” (i ragazzi che vivono con i genitori). Anche in questo caso, di fronte a situazioni simili, le reazioni sono diverse.
E gli adulti? Ci sono anche loro. Senza godere della rilevanza che hanno i giovani, tra i “grandi” spicca il signor Adachi. Sotto la scorza dura, questo operatore dello Hoshinoko è molto umano: ha un’importante responsabilità e porta un fardello sulle spalle, dovendo essere anzitutto un educatore e una guida. Per questo motivo a volte si mostra severo con i più piccoli, ma in realtà è legato a loro da un affetto genuino.
Che siano adulti o ragazzini, Matsumoto disegna individui vivi, di carne, ossa ed emozioni, dal gigantesco Taro al piagnucolone Jun, da Kumi la secchiona al giovanissimo Sho. Con un segno leggero, affilato ed espressivo, modellato dall’underground e dalle opere europee della Nona Arte, racconta piccole vicende trasformandole in memorie indelebili perché ricche di sentimento e di suoni. Dalle canzoni alle telecronache del wrestling alla TV o dalla musica della radio a quella canticchiata dai personaggi, dai rumori del paesaggio al frinire dei grilli e delle cicale, il fumettista riempie le pagine – e il mondo realistico e ricco di energia che ha creato – di suggestioni sonore, suo marchio di fabbrica rintracciabile anche in altri suoi manga quali Tekkonkinkreet e Go Go Monster.
È interessante notare come a volte i discorsi e i dialoghi inizino in una specifica vignetta e finiscano in un’altra in cui non sono mostrati i personaggi che parlano, ma già lo scenario nel quale sarà ambientata la sequenza successiva. Si tratta di una scelta narrativa che assegna un determinato ritmo alla lettura perché il lettore viene guidato e invogliato a proseguire al di là del suo reale coinvolgimento. Gli “avanzi” dei discorsi in essere diventano piccole anticipazioni sull’immediato futuro, pertanto il flusso si mantiene continuo.
Diverso nella forma ma simile nell’intento è lo stratagemma adottato da Matsumoto per portare l’occhio del fruitore su un preciso aspetto della scena ritratta: l’artista riserva ad alcuni dettagli – degli uccelli che volano nel cielo nuvoloso, la luna dietro un cantiere, una ciotola ripiena di riso, un cappellino da baseball – uno spazio apposito, tracciando delle circonferenze collocate sempre nell’ultima vignetta, nella parte bassa di una tavola. In questo modo il particolare si inscrive nell’insieme e il pubblico può concentrarsi su di esso senza la necessità di uscire dal movimento naturale del racconto, senza esserne gettato fuori. Tali tecniche, utilizzate con saggezza in modo che il quadro complessivo appaia sempre spontaneo e non artificioso, contribuiscono a legare assieme i frammenti che compongono un’opera formata da tanti episodi di breve e media lunghezza, da leggere come i numerosi e sfuggenti momenti di cui è fatta la vita umana. Agli eventi reali si mescolano le suggestioni dell’immaginazione. A veicolarli, per gli ospiti dello Hoshinoko, è la Sunny. E per chi legge, il manga eponimo.
Di Federico Beghin e Ettore Gabrielli
Abbiamo parlato di:
Sunny voll. 1-6
Taiyō Matsumoto
Traduzione di Asuka Ozumi e Valentina Vignola
Edizioni BD/J-Pop, 2016
216 pagine, brossurato, bianco e nero e colori – 9,90 €
ISBN: 9788866344049
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