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(Foto di Jim Dyson/Getty)
La musica del 2023, ovvero “ode a Damon Albarn”
Anche quest’anno è stato ricco di musica, di uscite importanti, di ritorni e di conferme. Anche di novità, certo, ma le cose più emozionanti credo me le abbiano date quelli che sono “in giro” da tanto. La presenza (qui sotto) di Depeche Mode, Chemical Brothers, Slowdive, Blur, Everything But The Girl non è da “premio alla carriera”, “ritorno nostalgico”, “come eravamo” ma è qualcosa di contemporaneo e radicato allo stesso tempo. Su tutti spicca Albarn che, ai punti, è quello che quest’anno ha davvero vinto: i Blur, il nuovo album, i palchi, i Gorillaz, le collaborazioni, il piano, il mixer, la faccia da ragazzino, le rughe da attempatello. Rispecchia l’idea del musicista che usa l’eclettismo per il semplice motivo che la musica è tanta e non ha senso viverla dentro un singolo progetto/assetto/contesto. La quantità di rimandi che oggi questo ultracinquantenne utilizza nella “sua” musica è di proporzioni enormi. Il suo 2023 è fatto di attualità, elettronica, black music, ballate al pianoforte, chitarre e poi inevitabili fragranze degli anni novanta e duemila. Di musica in questi 35 anni ne ha fatta così tanta, ma così tanta che alla fine non è più nemmeno sua. Penso sia nostra, sostanzialmente. Quella roba lì, insomma, di quando si perdono i confini delle cose.
Top 19 album (in ordine discendente)
- Daughter – “Stereo Mind Game”
- Bdrmm – “I Don’t Know”
- Yves Tumor – “Praise A Lord Who Chews But Wich Does Not Consume”
- Lil’Yachty – “It Starts Here”
- Blur – “The Ballad Of Darren”
- Caroline Polachek – “Desire, I Want To Turn Into You”
- Mega Bog – “End Of Everything”
- Nation Of Language – “Strange Disciple”
- The Chemical Brothers – “For That Beautiful Feeling”
- Glasser – “Crux”
- Gorillaz – “Cracker Island”
- Depeche Mode – “Memento Mori”
- Wild Nothing – “Hold”
- Nabihah Iqbal – “Dreamer”
- Slowdive – “Everything Is Alive”
- Ibisco – “Languore”
- Overmono – “Good Lies”
- Velvet Negroni – “Bulli”
- Everything But The Girl – “Fuse”
Top 22 songs (in ordine ascendente)
Solo una nota. Se qui non c’è “Welcome To My Island” di Caroline Polachek è solo perché la canzone è del dicembre del 2022 e già svettava nella mia classifica di allora. Quindi quel pezzo non c’è ma è come se ci fosse. In testa, peraltro.
22. Gorillaz feat. Thundercat – “Cracker Island”
Una traccia d’impatto a rappresentare un disco (ne è l’apertura e anche il titolo) che è meno frammentato delle ultime uscite a nome Gorillaz ma non per questo meno eclettico.
21. Men I Trust – “Ring Of Past”
Una canzone esile che trova nella nostalgia tutta la sua insperata robustezza. Il video con scene di pattinaggio di 40 anni fa è un piccolo incanto.
20. Everything But The Girl – “Time And Time Again”
Inizia e al terzo secondo è già chiaro che è una di quelle canzoni lì. Semplici, ispirate, ipermelodiche. A certa gente sembrano venire così facili, quasi si fossero scritte da sole. E invece non è vero.
19. Peggy Gou feat. Lenny Kravitz – “I Believe In Love Again”
Una delle hit radiofoniche dell’anno. Dopo la vera hit della scorsa estate, frutto sempre della testa di Peggy Gou. Qui, oltre alla presenza di Lenny Kravitz c’è questo consueto alone anni novanta che la nostra maneggia sempre benino.
18. Slowdive – “Kisses”
E a proposito di anni novanta (qui sul versante dreamy, naturalmente) non posso tralasciare gli Slowdive che vivono ormai la loro seconda fase feconda. Bellissimo il video in una Napoli piuttosto brit.
17. Doja Cat – “Paint The Town Red”
Altro pezzo mainstream che ha lasciato il segno. Qui funziona tutto: lei, il flow, il campione di Dionne Warwick, l’aura soul. Una questione di amalgama che va oltre il genere e oltre la contemporaneità.
16. Velvet Negroni – “Animal”
Una traccia tra le più belle di un disco passato abbastanza inosservato. Si dice che Velvet Negroni abbia perso mordente rispetto all’esordio e a “Kurt Cobain”. Io credo che questo approccio meno grezzo non significhi esattamente questo.
15. The Chemical Brothers feat. Halo Maud – “Live Again”
Una delle canzoni migliori dell’ultimo disco. La testimonianza che i due non hanno perso lo smalto, nemmeno per sogno.
14. Wild Nothing – “Headlights On”
Tatum con questo singolo ricrea un’atmosfera tardo ottanta che sa quasi quasi di Madchester. Poi non poteva mancare in una mia classifica qualcosa firmato da Jorge Elbrecht.
13. Ibisco – “Dopah”
Migliore traccia italiana dell’anno, azzarderei. Una canzone che si porta dentro tante belle cose del rock italiano indipendente degli anni ottanta e novanta.
12. Mega Bog – “Love Is”
Un disco un filo più diretto dei suoi precedenti e c’è questo singolo a rappresentarlo benissimo. Che poi è una cover anche se non sembra.
11. Bdrmm – “Be Careful”
Il secondo dei bdrmm è composto da così poche tracce da far risaltare, per contrasto, l’ampiezza della tavolozza. Questa “Be Careful” è solo una. Ed è naturalmente diversissima dal resto di un disco che comunque rappresenta bene.
10. Blur – “Barbaric”
Poco da aggiungere a quanto detto in giro su un disco che sulle prime non mi ha steso ma poi ha saputo conquistarmi col tempo. Piano piano. “Barbaric” invece mi è piaciuta subito.
09. Overmono – “Good Lies”
Può darsi che l’album sia leggermente più piatto di quanto ci si attendesse dopo questo singolo. Il punto, infatti, è che questa è una hit abbastanza spaventosa.
08. Keytraminé feat. Snoop Dogg – “Eye”
Keytranada più Aminé più Snoop Dogg. E non c’è da aggiungere nulla perché è un’altra canzone che fa un campionato tutto suo.
07. Nation Of Language – “Sole Obsession”
Il nuovo disco del trio newyorchese continua a marciare su questo sentiero europeo, tra new wave, barocchismi e quell’alone di Battiato e Giusto Pio. “Sole Obsession” è la canzone che rappresenta meglio questa band.
06. Depeche Mode – “Ghosts Again”
Per molti il primo ascolto di questo pezzo è stato durante la diretta del Festival di Sanremo. E già in questa cosa vedo un meraviglioso equilibrio tra bellezza e decadenza. Poi c’è la canzone in sé che è un sublime equilibrio tra bellezza e decadenza.
05. Nabihah Iqbal – “This World Couldn’t See Us”
Dream pop attuale e ispirato. Una canzone che ha molto d’ipnotico con il suo movimento circolare e la vocalità spoken che punta a diritto.
04. Glasser – “Easy”
Questa traccia è una gemma che sta sulla superficie di un disco, “Crux”, bello e rarefatto. Il video, apparentemente interlocutorio aggiunge altri contenuti ancora.
03. Yves Tumor – “Heaven Surrounds Us Like A Hood”
Da quest’album potevo scegliere qualsiasi canzone. Più o meno sono tutte da podio. Qui in più c’è l’enfatizzazione del lato glam con la reiterazione all’infinito di questo giro classico che sembra venire dai tempi del Bowie più dipinto.
02. Lil’ Yachty – “The Ride”
Per molti versi è l’album che mi ha più divertito, per come impasta il rap con lo psych rock. “The Ride” rappresenta bene un lavoro un po’ mostruoso (vedi la copertina), posticcio, furbo ma anche interessante come poche altre uscite.
01. Daughter – “Swim Back”
Da un disco bellissimo, uno dei vari bellissimi estratti. “Swim Back” valorizza le doti di Elena Tonra una per una. E credo sia difficile trovare una cosa che stia meglio di questa all’apice di una lista.
oo. Noel – “Silent Morning” (1987)
Ed eccola, la bonus track dal passato remoto. Scoperta però quest’anno, quindi per me nuova di pacca. Me l’ha fatta amare la serie su Jeffrey Dahmer, in una scena ambientata nel suo club di fiducia. È la quintessenza di un pop sintetico tanto prevedibile quanto imponente. Sta tra “Let The Music Play” e “Sunglasses At Night”, volendo.