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In un’epoca in cui i cantautori si sentono costretti a portare alla luce i loro traumi più profondi affinché il mondo intero possa ascoltarli, dove “la scrittura confessionale e rivelatrice” regna sovrana, Roberto Carlos Lange ha deciso di mostrare di sé solo lati confusi senza addentrarsi in intime spiegazioni: “Quando si adotta uno stile surreale e ambiguo, lo stesso funge da salvaguardia per chi siamo” dichiara in un’intervista a Paste Magazine. “Sembra che le cose che più vengono premiate, siano quelle più rivelatrici o che mostrino lati più vulnerabili, ed è ingiusto perché c’è una gamma così ampia di realtà da abbracciare come forme di espressione”. Lange aka Helado Negro realizza da tempo musica che sembra esistere nonostante l’ascoltatore: “Invisible Life” (2013), “Double Youth” (2014) e “Private Energy” (2016) hanno tutti esplorato, in un folk intriso di synth, la natura sfuggente della memoria e dell’identità. Il percorso di Helado Negro si è evoluto progressivamente, diventando più apertamente personale, esplorando il dolore e la gioia in egual misura pur mantenendo il suo inconfondibile stile. Questo sviluppo si è cristallizzato raggiungendo il picco con il successo del 2019 “This Is How I See You Smile” e “Far In” del 2021.
Nell’ultimo PHASOR, Lange torna in punta di piedi con un ottimismo strumentale a dir poco inebriante, un caleidoscopio di decadenti sale da ballo e vivaci feste in spiaggia, una sorta di celebrazione alla vita dopo il periodo buio della pandemia. Helado Negro ci trascina in una dimensione a metà tra il passaggio lento di nuvole lontane e il caldo morbido rumore dei passi nelle lunghe camminate in un paesaggio di montagna; l’ispirazione data dai contesti naturali in cui si è ritirato, si diffonde attraverso nove bellissimi brani, delicati e viscerali al tempo stesso, come l’effetto dell’aria pulita nei polmoni che, senza preavviso, dona energia.
Il disco si apre con “LFO” (Lupe Finds Oliveros) in un ronzio di sottili percussioni, colpi di basso e breakdown di violino fanno da base ai versi bizzarri cantati in spagnolo: “Ieri, mentre venivo a casa tua, mi sono perso in un giardino di incertezza, la polizia mi ha buttato a terra, come se fossi morto”. La passione per l’elettronica è lampante, tanto da giocare con il titolo del brano acronimo di “oscillatore a bassa frequenza”, generatore di suoni sintetico noto per il suo impulso teatrale, il cui utilizzo Lange trova molto poetico, quasi romantico. In “I Just Want To Wake Up With You” una languida e seducente colonna sonora, l’ascoltatore viene accompagnato in un viaggio verso casa, ricco di anticipazione ed eccitazione. Una sensuale malinconia che continua in “Best For You and Me”, ballata di pianoforte che da vita ad uno dei pezzi più accessibili del disco.
PHASOR emana un’aura acquatica, i suoi strumenti si sfiorano come onde, le strofe e i ritornelli sfumano l’uno nell’altro come un oceano rilassante e infinito, come in “Colores Del Mar” quando i delicati arpeggi acustici e la doppia voce di Lange guidano parole profonde: “E non voglio che tu mi cerchi, voglio solo sparire, e non voglio che tu venga a trovarmi, cerco solo il tuo amore”. L’analogia acquosa si estende ancora oltre, come sassi fatti rimbalzare sullo specchio d’acqua infinito “Flores” ci trasporta in un limbo fatto di corde di chitarra ovattati intrisi di sintetizzatori asincroni, come se Lange lasciasse andare una barca in modo che la corrente la porti altrove. “Wish You Could Be Here” è immersa in un’atmosfera elettronica dalle sfumature più disparate, stimolante e fresca, la creatività di Lange trova spazio nelle parole profonde a ritmo di conga, guidata da magistrali trame di synth ed effetti sonori che ricordano l’ambientazione di una foresta pluviale: “Gli alberi cominciano a tenerci fermi, le ferite non guariranno da sole, le strade si inondano del tuo amore, vorrei tu potessi essere qui”.
Con “Es Una Fantasia” Helado Negro chiude PHASOR cantando in spagnolo supportata da una chitarra in stile flamenco e una batteria spazzolata. Man mano che la canzone prende forma, la voce solista di Lange si mescola con l’eco dei suoi acuti, come se stesse per scoppiare in un pianto liberatorio. Anche la strumentazione tende ad una solennità astratta, appare chiaro che in tutte le tracce ci sia una costante lotta interna per conciliare amore, fantasia, incertezza, un viaggio che presto o tardi arriverà ad una destinazione ben definita. Tra le note di copertina si legge “Bliss in one continuous moment”, chissà se PHASOR, con la sua testimonianza di glorie e delusioni della vita, possa avvicinarci un po’ di più al concetto di beatitudine. Le premesse ci sono tutte.
88/100
Foto tratta dalla pagina Bandcamp dell’artista