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Dal 2019 Erika de Casier, l’artista pop di Copenaghen, sta facendo girare la testa con il suo stile influenzato dall’hip-hop e R&B degli oughties. Nel suo terzo album “Still” le canzoni spostano l’attenzione da un passato musicale ben definito al “romantic drama”, circondato da cornici eleganti che raccontano di freddi uffici, cieli grigi del nord, volti sugli schermi e corpi nei letti. “Essentials” del 2019 e “Sensational” del 2021 vanno giù come acqua frizzante, dischi dal design impeccabile e dai suoni compatti che si muovevano con sinuosa fluidità e questo “Still” (4AD) non è da meno, custodisce in sé la stessa forza e il medesimo carattere dei suoi predecessori, anche il titolo ci tiene a sancire un continuum con i progetti precedenti.
Il nuovo lavoro vanta la produzione di Natal Zaks oltre quella della stessa de Casier e ci presenta dei featuring di tutto rispetto con They Hate Change in “Ice”, Shygirl in “Ex-Girlfriend” e Blood Orange in “Twice”, dove la predominanza degli effetti sonori arricchiscono i significati di brani carichi di speranza e rabbia per una relazione finita. Nel primo pezzo de Casier non si arrende ad una storia dal finale infelice e canta: “Presto riderò di nuovo con qualcuno che mi apprezza”, minando la freddezza dell’ex partner su un ritmo atmosferico e delicatamente arrangiato. La voce profonda di Shygirl sull’appena accennato ritmo reggaeton di “Ex-Girlfriend”, rafforza l’immagine di un addio non proprio convinto che passa per due estremi: “è davvero un peccato che io sia la tua ex ragazza” e “c’è un motivo per cui sono la tua ex ragazza (e comunque) ti mancherò”.
In “Still” può capitare di sentirsi trascinare nel sound puro dell’R&B di fine anni ’90 tra Aaliyah e le TLC, come nel bollente e disinvolto “ooh” un downtempo dove synth e tastiere riempiono i versi di effetti sonori nell’attesa di un incontro molto desiderato: “Non mi sentivo così da molto tempo, le mie guance diventano rosse, il mio cuore è impazzito. Fa caldo qui o è colpa mia?” O come nella disinvolta “Test it” resa più distintiva attraverso la sua metafora provocante ed esplicita fatta di incontri dettati dalle sole esigenze e dal soddisfacimento personale, come potrebbe essere per un’operazione commerciale: “Vuoi provarlo tesoro, prima di acquistare l’intero negozio, lascia che ti dia un campione da portare a casa”.
Ma de Casier, nonostante l’atteggiamento freddo e distaccato che la avvolge così come il lungo trench di pelle nera sulla copertina del vinile, diventa incandescente quando parla delle sue fragilità; l’emotività minuziosa della sua voce, costruisce speranze riccamente strutturate con una qualità da fiaba. “The Princess” è un esempio particolarmente appropriato: una chitarra suonata delicatamente su un registro basso e gutturale dove la voce scivola donando all’arrangiamento minimale, un valore inestimabile. “Anxious” è altrettanto incantevole con il ritmo e le melodie vocali che vorticano liberamente attraverso le strofe: “Non sono più un adolescente, ma sono sempre io, mi ha fatto male allora, è così difficile da capire? Mi sento ancora stanco quando mi sveglio, come se da allora non avessi mai chiuso gli occhi”.
L’album di Erika de Casier è una certezza nel suo genere, forte nel presente così come lo sarebbe potuto essere nel passato, moderno e al tempo stesso nostalgico, che cerca di guardare al futuro con i piedi ben piantati in un tempo ormai lontano. Se tutto ciò potesse essere descritto da un brano questo sarebbe “Lucky” – forse il più rappresentativo e completo di “Still” – che unisce un assolo di piano all’hyperpop, collocando la performance in una dimensione separata e protetta dalla frenesia che la circonda e dove il ritornello “I need ya” ripetuto all’infinito, getta le basi per uno struggimento altalenante che accompagna l’ascoltatore per tutti i quattordici brani.
Giungiamo al termine di un viaggio attraverso maliziosi desideri di connessione, richieste di redenzione e perdono alla continua ricerca di una qualsivoglia stabilità, sempre più difficile da raggiungere: “in questo momento sto solo cercando di essere qualcuno” canta in “Someone”, e a noi questo qualcuno garba un bel po’.
82/100
Photo Credit: Dennis Morton/Petra Kleis