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Una melodia di pianoforte, gentile ma subito disturbata da inserti radio e fuzz elettronici, ci introduce nel mondo di “Cuckoo Boohoo”, un disco in cui gli …A Toys Orchestra mostrano una maturità sorprendente rispetto alla voglia di strafare dell’esordio di tre anni fa.
Le canzoni abbandonano quasi totalmente la vena a bassa fedeltà per diventare complesse stratificazioni sonore, dove tutto si incastra e si sorregge come per incanto. Vengono in mente i migliori Blonde Redhead, quelli del capolavoro “Melody of certain damaged lemons”, per la capacità di rendere meravigliose le architetture, per le melodie oblique in cui c’è sempre un passaggio che ti lascia sorpreso (anche in brani più calmi e tradizionali come “Elephant man” e la malinconia di “3 minutes older” c’è un particolare, uno slittamento della melodia, un suono che sa attirare l’attenzione, e trasforma l’ascolto in qualcosa di davvero stimolante), per l’alternarsi di due voci davvero complementari.
“Peter Pan syndrome” (presente nel Cd anche come traccia ROM), in un videoclip ispirato ai b-movies, splendido soprattutto nella finale danza allucinata degli scheletri) è uno degli esempi migliori del nuovo corso della band: pieni e vuoti si alternano con grazia, sostenuti da un drumming elegante e da un uso molto sottile dell’elettronica, e in tutto questo emerge una melodia che avrebbe potuto essere dei Beatles, ma suonata come lo farebbero i Blonde Redhead o gli Scisma. Un grandissimo pezzo, replicato in bellezza da “Panic attack # 1”, dove le alterazioni di umore sono palpabili, tra le distorsioni e una ritmica quasi drum ‘n’ bass che si distende in un lago di quiete, per poi esplodere di nuovo in maniera meravigliosa tra voci impazzite.
Una melodia sognante e triste, e il pianoforte che incede lento tra voci raddoppiate e metalliche, fanno da colonna sonora al ritorno a casa di una regina di serie b (“Hengie: queen of the border line”), ma subito dopo è di nuovo la voglia di complessità (e una strepitosa capacità di gestirla) ad emergere, in una “Loco motive” guidata da un piano dall’andamento sbilenco e da una voce angelica, la melodia sottilmente elettrificata che esplode enfatica accompagnata da trombe che potrebbero essere dei Calexico.
I ricordi lo-fi del passato vengono omaggiati nella trascinante “Modern lucky man”, e fino a questo punto la sensazione è di trovarci di fronte a un disco splendido, ma sul finale qualcosa si spezza, proprio quando il ricordo dei Blonde Redhead emerge più netto e impossibile da ignorare: “Panic attack # 2” vive del contrasto tra le due voci, “Three withered roses” sembra davvero “Equally damaged” (brano per cui il trio newyorchese venne accusato di aver plagiato Schumann), e l’impressione non scompare nemmeno sul finale, con l’invocazione all’asteroide, alla fuga verso l’altrove. Senza “Melody of certain damaged lemons”, questo “Cuckoo bohoo” sarebbe un disco davvero incredibile; nel mondo reale è un album splendido, ma che non riesce a superare totalmente il proprio modello. Quando ci riusciranno, gli …A Toys Orchestra saranno il nostro piccolo gioiello.