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Curtis Harding, Giardino della Triennale – Milano, 4 settembre 2024
Serata iniziata con un acquazzone che per fortuna non è arrivato, la data di Curtis Harding, a due anni dall’ultima sempre a Milano ma al Biko, si annuncia come uno dei più appropriati alla stagione estiva che sta finendo.
La miscela di soul e R&B nel suo ultimo, terzo disco, “If Words Were Flowers” del 2023, non può che portare ad aumentare il groove della setlist già ricca di brani molto ‘carichi’.
Preceduto dallo spiritoso [KSR], un vocalist di Manchester che ha scaldato ottimamente il pubblico con una manciata di brani, cantati su delle basi, molto interessanti.
L’ingresso del gruppo è assolutamente in linea con gli stilemi del genere: il palco sormontato dalla proiezione della scritta “Curtis Harding” rossa su sfondo verde/azzurro/giallo, insomma colori ‘esagerati’, come i pantaloni a quadri del chitarrista o i basettoni e gli occhialoni con montatura ‘pesante’ di Curtis.
Sembrerebbe di essere davanti a Sly and The Family Stone senza coriste ma con il batterista che sembra un surfista californiano e il bassista in abiti decisamente dismessi e stropicciati, molto ‘indie finto povero’. Impatto visivo a parte il groove del gruppo è l’arma vincente del live.
Partiti con una buona “Keep On Shining” presa dal primo album, come “The Drive” e “Need My Baby” dal secondo, il cantante cede un po’ nel falsetto, ma si riprende subito nella “Till The End” dal suono pieno e caldo: insomma, c’era solo da scaldare la voce. In tutto questo, alla fine del brano si rompe lo sgabello del batterista che viene sostituito con uno provvisorio da bar tra le risate dei suoi compagni di band.
Tra brani coinvolgenti, il carisma del leader e l’impressione che i cinque si divertano veramente tanto a stare lassù unita con la partecipazione del pubblico, è facile trasformare il concerto in una grande festa, perché è questa la sensazione che si ha ad ogni brano.
Da segnalare dall’ultimo disco le trascinanti “Can’t hide it” e “I want let you down” e la più melodiosa “Explore”, pezzi che si fondono alla perfezione con quelli precedenti dove “Need your love”, eseguita tra il tripudio generale, chiude il set. Gli encore “Go as you are” e “Hopeful” sono gli apici di una bella esibizione che può solo portare aria fresca ad un genere lasciato da parte da qualche tempo e che sta tornando prepotentemente alle orecchie del pubblico: Curtis Harding ha dimostrato di esserne uno dei capofila.