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Siamo tornati molto volentieri nel Monferrato per uno dei migliori festival italiani.
Qui trovi i migliori scatti del weekend, divisi per giornate.
Atmosfera tranquilla, location stupenda, grande comunione fra artisti, pubblico, gente del posto, staff del festival, security. Il Jazz:Re:Found si conferma un idillio. Immediatamente si percepisce un forte senso di comunità che pervade tutto l’ambiente e che fa sentire ciascuno parte di qualcosa di particolarmente prezioso. Selezione musicale sofisticata e coraggiosa, di altissimo livello. La direzione artistica ha puntato molto su UK, coinvolgendo diversi artisti UK di origine africana (seconde o terze generazioni), che hanno proposto fusioni del jazz con afrobeat, groove e R&B. Questa linea forse è stata la linea più comune nel festival ospitato dal Monferrato, dal 28 agosto al 1° settembre, che però ha proposto anche suoni e performance anche molto diversi, ma sempre con una chiara coerenza.
Tra gli highlights, mercoledì nel main stage, Marcos Valle(bossa nova, brasiliano), dopo l’intervista di Damir Ivic a Nino Frassica. La prima domanda di Damir a Frassica ès tata “ma come mai ti ritrovi a parlare in un festival musicale?” e la risposta è stata “non ne ho idea, me lo sto chiedendo pure io”. In effetti l’intervista è stata una classica sequenza di gag innescate dalle domande di Ivic, poco connessa forse con lo spirito dell’evento. Ma il pubblico pare abbia gradito molto. Il giovedì è stata una grande giornata con il DJ set di Gilles Peterson, che ha messo dischi per 5 ore sulla collinetta che sovrasta il main stage: tutto il pomeriggio fino al tramonto, davvero epico. Dopo il tramonto sul main stage si sono esibiti Il mago del gelato. Il gruppo dei giovani talenti milanesi ha regalato un live funk, jazz e afrobeat super energico, suonando sia i pezzi del loro EP, sia dei tributi ai musicisti che li hanno ispirati (Fela Kuti in primis).
A seguire il groove dei Glass Beams, in una scenografia spettacolare: volume più alto e finalmente luci che mi hanno permesso di fare delle foto di grande impatto.In chiusura di serata al Dancing (area adiacente al main stage) hanno suonato i NapoliSegreta: classico set di funky napoletano degli anni 70 che diverte tutti e sorprende i più.
Venerdì dopo qualche drink sulla collinetta San Quirico al tramonto, in cui metteva dischi Charlie Dark, è stato il momento per me clou: Greentea Peng. Che Queen! Simpaticissima, brava performer, super eclettica, grande comunicazione con il pubblico. Il suo R&B è piaciuto tantissimo e ho sentito qualcuno azzardare cose tipo: “questa potrebbe essere la prossima Badu”. Mah, staremo a vedere… ma sicuramente promette bene. Sono poi rimasto veramente strabiliato dall’abilità e dall’energia di Dj Koco, che ha fatto un DJ set sostanzialmente classic pop e che ha veramente spaccato. Bravissimo! Ultimo sul main stage, il glorioso Goldie con i suoi classiconi D&B. Peccato che la cantante, che nei suoi live set ha ovviamente un ruolo chiave, non fosse solo una cantante: era una vocalist da club degli anni 90! Bella voce, bella presenza, ma se si fosse limitata a cantare i pezzi anziché incitare il dancefloor come una vocalist, avrei forse apprezzato di più: l’ho trovata un po’ ingombrante.
Sabato pomeriggio ho deciso di andare alla Casaccia, area dedicata a cibo e DJ set dalla parte opposta del paese rispetto alla zona del main stage, in cui ho avuto la fortuna di sentire suonare Handson Family, duo di DJ inglesi che non conoscevo e che ha fatto un set D&B / Trip-hop interessante, mentre mangiavo qualcosa. Dalla Casaccia mi sono spostato al main stage per sentire e fotografare il grande Mulatu Astatke, noto padre dell’Ehtio-Jazz. Il compositore, vibrafonista e batterista ultra ottantenne ha conquistato davvero tutti, con un gruppo di musicisti davvero eccellente. Un successo riconosciuto anche dai Gen-Z sottopalco. Bellissimo. Dopo Mulatu ha suonato il collettivo inglese Orii, una jam band che si riunisce al Colour Factory a Londra ogni lunedì sera, che hanno pensato bene di chiamare a suonare anche nel Monferrato. Grande jam session! Bravi, caldi, simpatici. Hanno invitato tutto il pubblico a fare un salto a Londra a sentirli. Non mancherò, la prossima volta che mi troverò a Londra di lunedì sera…
Domenica, l’ultimo giorno del festival, sono tornato sulla collinetta di San Quirico per il DJ set al tramonto del grandissimo Raffaele Costantino. Sicuramente uno dei migliori DJ set del festival, una selezione colta e “ignorante” al tempo stesso, davvero divertente e super coinvolgente. Peccato che il suo set fosse programmato nello stesso momento in cui era previsto quello di Nicola Conte: entrambi avrebbero meritato di essere seguiti dall’inizio alla fine, ma si sa come va in questi festival: non si può mai vedere tutto Il primo concerto di domenica nel main stage è stato il live di Fink, presenza sicuramente prestigiosa, che ho ascoltato e fotografato molto volentieri anche se forse l’evento era un po’ al limite dello spettro dei generi musicali che componevano l’anima del festival. A seguire, una bellissima sorpresa: uno show di ballo hip hop di tre giovanissime inglesi, le Let It Happen, che hanno ballato sui dischi mixati da Lefto Early Bird.
E poi il gran finale: gli Ezra Collective. Un live eccezionale. Li ascolto da tanto, ma era la prima volta che li vedevo dal vivo e sono rimasto proprio impressionato: raramente si vede così tanta energia sul palco. Bravissimi, hanno mandato l’intero Monferrato in visibilio, anche loro omaggiando Fela Kuti e riprendendo, in chiusura del festival, i suoni che più hanno caratterizzato il Jazz:Re:Found 2024. Si fa presto a dire “boutique festival” … la verità che gli eventi così, in Italia, sono davveropochi.