Quanto corre veloce e che significato ha la nostra vita? Se lo domandano i Maxïmo Park, arrivati all’ottavo disco con “Stream Of Life”, pubblicato dalla Lower Third. Il cantante e leader Paul Smith con Duncan Lloyd (chitarra, basso, tastiere) e il batterista Tom English non si trovavano insieme in studio dal 2016, dato che il precedente album “Nature Always Wins” – n. 2 delle Uk Chart – era stato registrato in sedi separate in piena emergenza Covid.
Il vincitore di un Grammy Ben H. Allen (Animal Collective, Deerhunter) è ancora al desk per il loro lavoro più riflessivo e vario dai tempi di “Too Much Information”; il titolo dell’album nasce da una short story opera di Clarice Lispector che indaga sulla mente umana e il flow interiore in ognuno di noi rispetto al mondo esterno. Come raccontato dallo stesso Paul Smith, “We’ve always tried to document the world around us at each stage of our lives while subtly nudging the music forward each time – this record continues that mission. It was great to be back in a studio after recording remotely last time. Working with Ben in Atlanta was as stimulating as it’s ever been, and I think we captured that energy. Thematically, the record covers passion, politics, and privilege amongst other topics.”
Il primo lato mostra i brani più accattivanti del disco, papabili per un greatest hits della band di Newcastle. Dalla vigorosa “Your Own Worst Enemy” a “The End Can Be As Good As The Start” (con quel piglio New Order altezza “Republic”) è un gran bel sentire, intervallato da episodi che vanno più in profondità come una “Armchair View” in odore di Kings Of Convenience; “Dormant ‘Til Explosion” ospita Vanessa Briscoe Hay dei Pylon, storica band new-wave di Athens. Debole solo il power-pop alla Cars di “Your Favourite Songs”, seppur avvalorata dal lavoro in studio di Allen.
Il singolo “Quiz Show Clue”, florido delle brillanti chitarre di Duncan Lloyd, apre un lato B comunque valido e incentrato sulle melodie, dove “I Knew That You’d Say That” e “Doppelganger Eyes” con la loro verve brit-pop mi hanno fatto pensare agli esordi dei Suede e dei Gene; “The Path I Chose” riacquista la velocità degli anthems con cui abbiamo conosciuto i Maxïmo (da “Girls Who Play Guitars” a “Apply Some Pressure”) per poi sfociare nel finale di “No Such Thing As A Society”, interrogandosi nelle liriche di Paul Smith sui problemi e il degrado di ciò che abbiamo intorno.
Tirando le somme un album onesto, che offre una band in forma e capace ancora di scrivere grandi canzoni.
73/100