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Il ritorno in punta di piedi di Mount Eerie con il nuovo album “Night Palace”

Samuele Conficoni

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Mount Eerie, il progetto folk lo-fi di Phil Elverum, ha dato alle stampe il nuovo disco doppio Night Palace pochi giorni fa. L’uscita segue Now Only, l’ultimo suo disco solista vero e proprio con questo moniker, che era stato pubblicato nel 2018, ed è pubblicato dalla sua etichetta P.W. Elverum & Sun. Il cantautore aveva già eseguito dal vivo alcuni dei brani contenuti nel disco e aveva già diffuso “Huge Fire” all’interno della compilation Colors per Tokyo’s 7e.p., “I Walk”, “Broom of Wind” e, per ultimo, “Non-Metaphorical Decolonization”. Una versione demo di “& Sun (Early)” per una compilation di beneficenza in favore della Palestina.

L’ultimo album pubblicato con il nome di Mount Eerie era stato un disco collaborativo con Julie Doiron uscito nel 2019, mentre il progetto The Microphones era stato ripristinato da Elverum nel 2020 con l’ottimo Microphones in 2020. Dopo gli show statunitensi che ha tenuto di recente, Elverum ha anche annunciato un tour nordamericano per la prossima primavera. Il nuovo disco, l’ennesimo, brillante capitolo di quel cantautorato dalla sensibilità e dalla poeticità fuori dell’ordinario cui da sempre Elverum ci ha abituati, umili gemme concise e perturbanti che colpiscono al cuore sin dal primo ascolto.

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010