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In un mondo perfetto una band come gli Yo La Tengo dovrebbe essere trattata come quello che effettivamente è: una delle più importanti formazioni rock degli ultimi vent’anni. Purtroppo si sa da che parte vertono le sorti musicali della stratosfera, quindi bisogna accontentarsi della loro fama all’interno del circuito indie e della sua reputazione come gruppo di culto assoluto.
Continuando su questa linea di pensiero, sarà difficile prevedere un futuro più roseo a questi Autolux, che vedono Ira Kaplan e soci – assieme ad un novero ulteriormente esaustivo di eroi underground come Kevin Shields, Thurston Moore e Jim O’Rourke – come numi tutelari per la loro musica. Infatti, il loro esordio “Future Perfect”, è un surrogato quantomeno riuscito di psichedelia anni ’90 che richiama in maniera più o meno diretta pilastri come “Electr-O-Pura” e “Loveless” (sentite “Robots In The Garden”, sembra Belinda Butcher), ma anche Gastr Del Sol e Slint – soprattutto nelle atmosfere oscure di “Subzero Fun”.
Siamo davanti ad un disco di estremo fascino, di quelle opere che nonostante si rifacciano a modelli ben definiti, riescono a trovare un proprio spazio grazie ad una cifra espressiva in continua crescita. Certo, non possiamo dire di trovarci davanti ad un’opera carismatica – per tutti i suoi 52 minuti l’ombra degli Yo La Tengo è decisamente minacciosa – ma certe band bisogna prenderle quando se ne ha l’occasione. Perché lasciarsi perdere un disco come “Future Perfect” sarebbe veramente stupido. La musica toglie ogni dubbio residuo e poco importa della totale dipendenza nineties degli Autolux, la bellezza può anche permettersi di non essere attuale.