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Pur se pubblicato nel 1970, “Let it be” fu progettato e realizzato poco più di un anno prima. La quasi totalità delle canzoni in esso contenute furono registrate dal vivo (l’ultima loro esibizione live…), durante la famosa jam che tennero sull’attico del grattacielo della Apple (loro casa discografica), ben fotografata nell’omonimo documentario. Un album che non è mai stato considerato un capolavoro, forse anche a causa degli arrangiamenti piuttosto scarni (ma dal vivo, caspita, è il suo bello!) e da una produzione un po’ incerta (è l’unico disco dei Beatles in cui George Martin, grande regista del loro successo, fu messo da parte a favore di Phil Spector, voluto sembra fermamente da Lennon). Diamo comunque un’occhiatina ai pezzi : “Let it be”, “Get back”, “The long and winding road”, “Across the universe” e forse il più grande capolavoro minore dei 4, “I’ve got a feeling”. Domanda finale: quanti artisti possono vantare in un loro album, considerato non tra i loro migliori, simili “universal songs”? Questa domanda altamente retorica non ho proprio potuto evitarla. I confronti si fanno spesso nella vita, quelli di stampo musicale vedono quasi sempre un nome spiccare su tutti: Beatles!