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Storie, filastrocche, tradizioni, canti che riportano la memoria alle lavandaie (quando ancora si lavavano i panni al fosso), ricordi, nostalgie di generazioni superate dalla tecnologia. Ecco il filo conduttore di queste “Canzoni a Manovella”, una manovella nostalgica che riscopre ritmi e canzoni nate tra la gente e per la gente, quasi un’aria che proviene da un grammofono impolverato che bisogna far girare a mano.
E’ tornato, dopo il suo “Liveinvolvo” uscito ormai due anni fa, a completare la musica italiana. Ci ha fatto attendere un po’ ma, a giudicare dai primi ascolti, pare ne sia valsa la pena. Un lavoro ben fatto, quasi un regalo ai suoi affezionati.
“Canzoni a manovella” contiene emozioni e nostalgie per chiunque abbia un orecchio anche per le storie del nonno davanti al camino, ma sarà più apprezzato dopo qualche ascolto.
Sì, poiché chi per primo si avvicina allo stile confuso, strampalato, ma straordinario di Vinicio, potrebbe non apprezzare fino in fondo la ricercatezza, l’armonia e l’intima coesione di questo lavoro.
Accantonata elettricità ed elettronica poco consoni al tema (del resto sempre poco presenti nei suoi brani) si apprezza una accurata ricerca di strumenti ormai in disuso: rotopiano, chitarra sirena, banjolino, fisarmonica e piano giocattolo; strumenti alternativi come bottiglie soffiate, fruste, ed il simpatico fischio; ed ancora grancassa, contrabbasso, archi, ottoni e clarino, tuba ed altri. Insomma, emozioni “a manovella” o a “manetta” come si suol dire.
Il ritmo non manca, certo diverso dai lavori precedenti, nulla di latino-americano, tutto indigeno, locale: fisarmoniche suonate nelle sagre di paese, o in un’allegra osteria di fuori porta, frammiste ad un’aria vagamente orientale e dell’est-Europa, melodie spesso accennate da rubicondi e nostrani personaggi.
Ritmi e musiche sono immediati, facilmente orecchiabili, ricercati i virtuosismi e le combinazioni in un lavoro che unisce generazioni diverse. Sono convinto che anche le mamme, tra ricordi e tradizioni, apprezzeranno.
Testi come sempre profondi, non banali, a tratti ironici e gioviali, dove ogni parola, ogni rima, ogni frase ha un suo preciso significato, non sempre univoco, che si scopre a seconda dell’umore e della voglia di riempire le parole di emozioni. Ballerine, Marajà, Palombari, Buffoni, Pagliacci sono i personaggi di spicco di queste parole musicate.
Un disco ricco, ben 17 pezzi (di cui 2 intermezzi), tra cui ricompare “Decervellamento” (già presentato in un lavoro con Paolo Rossi) per un totale di 64 minuti di musica e parole, riflessioni e ricordi esclusi.
Dedicato ai “pionieri aerostatici, ai temerari, ai marinai in bottiglia, (…), e in generale a tutti quelli che hanno avuto il coraggio di buttarsi”, “Se non ti dà in corpo ti dà in pancia”.
E allora … “Canzone a manovella… per la coda della mia bella, … serenata marinata……per la notte che se n’è andata, …. serenata di capodoglio…. per il mio cuore chiuso sott’olio”;
“Astanblanfemininkutan… Melingeli stik e stuk … Malingut!”
Parole e Musica di Vinicio Capossela.