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Sembra di tornare indietro nel tempo ascoltando “Back To The Web”, in un’epoca rurale, quasi una Terra Di Mezzo di tolkeniana memoria. Non un ritorno dunque alla Rete internauta, musicalmente non c’è nulla dell’era di bit e connessioni nell’ultimo lavoro degli Elf Power, le sensazioni che si respirano fanno pensare piuttosto ad una celebrazione di quella Rete di relazioni interpersonali che si ritrovano in un piccolo paese. Di campagna, magari.
Non siamo mai stati ad Athens, città natale degli Elfi (e ovviamente anche dei R.E.M.), però deve in qualche modo centrare. Deve infatti condizionare in un modo o nell’altro l’ispirazione di canzoni come “Rolling Black Water” o “An Old Familiar Scene”, viole e violoncelli che avvolgono voluttuosi arpeggi magici di chitarre acustiche o che inseguono queste ultime in folk in tonalità minori giuste per malinconici addii.
Non sono degli sprovveduti, gli Elf Power: il loro primo album è ormai datato 1994 (“Vainly Clutching At Phantom Limbs”, poi ristampato nel 2000) poi ne hanno sfornato altri otto compreso questo, sono reduci da una tournée coi Church ma hanno condiviso camere di albergo in tour anche con gente come Dinosaur Jr e Wilco, hanno ricevuto il riconoscimento di un certo pubblico attento ma sembra che ogni loro album non li consacri definitivamente. E forse sarà anche il destino di questo “Back To The Web”.
Le canzoni sono piacevolissime, il pop-folk orchestrale di ballatone alla “Come Lie Down With Me (And Sing My Song)” ha in sé rimandi gustosi agli Anni Sessanta, la dedizione lisergica della title-track è encomiabile. Però, tirate tutte le somme, l’album finisce a tendere più verso l’anonimo che verso il riconoscibile. Quattro canzoni di fila come “King Of Earth”, “Peel Back The Moon, Beware!”, “23rd Dream” e “Somewhere Down The River” non possono infatti fare altro che evocare in toto i R.E.M. E se si voleva tirare fuori dal cilindro un album della svolta, non bisognava certo fare un tal errore.
Solito tran tran in vista per gli Elf Power, come dei dignitosi campagnoli: una vita utile ma non sui rotocalchi.