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Musica per divertimento? Intrattenimento allo stato puro? Vero, verissimo. E dove sta il problema? L’approccio alla canzone di Elio e i suoi degni compari è qualcosa di unico, in cui la surreale comicità dei testi è perfettamente in sintonia con una musica di gran livello compositivo ed esecutivo.
“Cicciput” è l’ennesimo gioiello: una pozione magica contro la tristezza e la noia, un toccasana per umori cupi. Non si riesce a trovare un momento di stanca, i testi sono come al solito esilaranti e tale caratteristica è rimarcata da continui e assai disinvolti (ancorché magistrali) cambiamenti di stile, che mettono in evidenza l’enorme abilità di questi musicisti.
Elio e compagni son capaci di mutar pelle ad ogni strofa e quindi ci capita di ascoltare davvero di tutto: la marcetta in stile “ventennio” di “Litfiba tornate insieme” (con spassosissime digressioni “messicane”); le funamboliche invenzioni di “Cani e padroni di cani”, forse il brano più irresistibile del disco – ma è una dura lotta – che spazia tra un metal nevrastenico, reminiscenze prog, Buscaglione, certa canzone d’autore alla Ruggeri (dove in effetti – beh – canta Enrico Ruggeri); l’agile rockettino di “Shpalman” con Max Pezzali alla voce che rischia di farci diventare tutti fans degli 883.
Formidabile il duetto tra Elio ed un ispiratissimo (si provi il contrario, diamine!) Gianni Morandi in “Fossi figo”, il “lento” dell’album, degno erede della leggendaria “Tapparella”.
Sarebbe, in definitiva, troppo lungo un elenco dettagliato delle delizie musicali e “letterarie” di cui è ricco questo disco (“La follia della donna” ad esempio meriterebbe una recensione a parte!), ragion per cui il recensore vi lascia alla track list e ad un felice (e salutare) ascolto.