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C’è qualcosa nella foto di copertina di questo disco, scattata da Jean-Baptiste Mondino, che mi inchioda. Il volto di Marianne Faithfull non nasconde l’età, ti fissa, e in quello sguardo c’è tutto il mondo di quest’artista: solenne, elegante, colma di fascino così come di una composta disperazione, profonda e nobile; e tale è anche la sua voce, che continua a scavare il cuore.
Anche questa volta, come nel precedente “Kissin’ Time”, sono altri a scrivere per lei le canzoni, lasciando ben udibili le proprie impronte, ma piegandosi all’interpretazione straordinaria dell’artista. PJ Harvey compone e produce metà di questo “Before The Poison”, e la chimica tra le due donne è evidente: l’iniziale “The mystery of love” non lascia scampo e imprigiona, con il solo potere di tre accordi e di una voce solenne e arresa all’amore; “My friends have” mostra il lato più irruente, e con quella chitarra scabra non avrebbe sfigurato sull’ultimo album della sua autrice, “Uh Huh Her”; proprio da quel disco viene ripresa “No child of mine”, ma se in origine la canzone era una breve scheggia folk, qui si dilata e vibra sulle note di un pianoforte, mentre la voce canta di crescite dolorose e necessarie (“Devi imparare / che ogni uomo deve reggersi da sé / e ha una famiglia da cui staccarsi”); la title-track esplora il lato più cupo della Faithfull, abbandonandosi a una vocalità profondissima e disturbante, mentre “In the factory” sia avviluppa a poche note di chitarra e pianoforte vogliose di esplodere ma trattenute a fatica.
Il resto dell’album è affidato alla scrittura di tre uomini: Nick Cave compone alcune delle sue canzoni più dolci, romantiche (“Crazy love”) e colme di abbandono (splendida “There is a ghost”, con quell’invocazione sfinita “When you remember who I am, just call”), ma eccede in una “Desperanto” agitata da tastiere fin troppo sature; Damon Albarn dei Blur regala “Last song”, nascondendo il suo solito songwriting dietro una ballata, un addio romantico e perentorio; Jon Brion (già produttore per “When The Pawn…” di Fiona Apple e autore di colonne sonore) dipinge l’ennesimo omaggio della Faithfull a Kurt Weill, con la miniatura di ghiaccio “City of quartz”.
Non è semplice da credere, ma Marianne Faithfull è ai suoi massimi in questo “Before the poison”, e canta di amore, veleni, fantasmi e città opprimenti e iperreali con una voce ed una intensità che non possono avere eguali; venticinque anni dopo “Broken english”, questo angelo un po’ invecchiato e affascinante ci ha regalato un altro capolavoro.