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Malgrado l’instancabile attività live, i Jethro Tull hanno prodotto sino ad oggi un solo, vero live ovvero
il celebre “Bursting Out” del 1978 a cui va aggiunto l’unplugged del 1992 “A little light Music” e alcune tracce live di “Living in the past”.
Ian Anderson ha pensato bene di colmare questa lacuna pubblicando una interessante compilation live, che cambia l’antico motto “vivendo nel passato” con un più esplicito “vivendo con il passato”. Le prime undici canzoni provengono da uno show all’Hammersmith Odeon di Londra dello scorso anno. E’ lo stesso tour che ha toccato l’Italia con ottimo successo.
La selezione vede in scaletta gli immancabili mega-classici (“Aqualung” e “Locomotive Breathe”) accanto a composizioni meno note come la notevole “Roots to Branches”, title-track dell’omonimo lavoro, o l’hard rock di “Sweet Dream”. Tra i momenti migliori del cd vanno segnalati i due suggestivi set acustici con l’orchestra.
Acquistano nuovo splendore gemme dal calibro di “Wond’ring Aloud” “Cheap Day” e “Mother Goose”, dimostrando l’abilità del gruppo sia in fase elettrica che in quella prettamente folk.
L’altra chicca è la reunion della prima line-up con Mick Abrahams, Glenn Cornick e Clive Bunker) di nuovo insieme ad Anderson nel blues “Some day the sun won’t shine for you”, ripescato da “This Was”. Notevole anche l’etno-rock ante-litteram di “Fat Man”, un piccolo bazaar progressivo di grande fascino.
Si chiude con “Cheerio”, coda strumentale che da circa vent’anni fa da sigla di chiusura ai loro shows. Dopo questo momento li aspetta un’altra città, un altro palco, un altro giorno di tranquilla follia. Anche
quello dei Jethro Tull è un “neverending tour”.