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Mike Patton è senza dubbio uno dei più grandi stacanovisti della musica d’avanguardia, e “Romances” , il suo ultimo lavoro, ne è emblema esemplare. Il frontman di Fantomas e Tomahawk (ex Faith no more e Mr.Bungle) sceglie come compare Erik Kaada, apprezzato compositore di colonne sonore per il cinema (grazie alle quali ha vinto un Golden Clapperboard, la versione norvegese di un Oscar), che attualmente si dedica a progetti da solista, come “Thank You For Your Valuable Time” (Ipecac, 2003).
La strana coppia si presenta in scena con una raccolta di nove tracce, le quali prendono nome dalle canzoni francesi dell’Ottocento: proprio l’influenza della musica ottocentesca si può evidenziare come filo conduttore del progetto, in cui melodie da opera, concerto e sonata si avvolgono in suoni elettronici e in rumori, volteggiando su ritmiche di drum machines ipnotiche. Gli autori stessi hanno dichiarato di essersi ispirati a grandi compositori quali Brahms, Chopin, Mahler, Lizst e agli effetti sci-fi degli anni sessanta-settanta, sintetizzandoli in un nuovo e originale prototipo musicale.
L’atmosfera dell’album è variegata, tanto che quasi tutti i pezzi fondono tratti cupi e leggeri, sereni e malinconici: vicoli parigini post-rivoluzione sembrano mescolarsi a paesaggi arcadici, cattedrali gotiche alla Notre Dame si dissolvono in scene da teatro macabro del Grand Guignol.Riprendendo alcuni aspetti (come la drammaticità e la tendenza all’improvvisazione) di alcuni brani dei Fantomas di “Director’s cut”, Kaada e Patton, oltre a fondere classico e moderno, uniscono sensazioni contrastanti, per un risultato da “doccia scozzese”.
L’album si apre con “Invocation”, un brano carico di tensione, in alcuni punti gotico, che sfocia nella traccia seguente, “Pitié Puor Mes Larmes”, in cui un’aria idillica si incupisce e si fa esoterica prima, per poi risolversi alla fine in una marcia da fiaba musicale. Patton muta spesso da krooner a tenore, facendo esplodere la sua poderosa ugola in canzoni come “Aubade”, “l’Absent”, “Pitiè Puor Mes Larmes”; Kaada, nel frattempo, manovra sintetizzatori, batterie, strumentazioni varie, producendo motivi duri e delicati al tempo giusto. La schizofrenia di questi due pazzi illuminanti si avverte dappertutto, ma si staglia prepotente in “Crepuscule”, “Viens les gazons sont verts”, “Nuit silenceuse”, dove percussioni insolite, suoni onirici scompaiono e riappaiono tra i gorgheggi marziani di quello che molti ritengono un magister elegantia cantibus. Con “Seule”, il lunatico duo lascia la canonica pennellata d’autore: una delicata ode alla tristezza, che, celata sotto le spoglie di un requiem anacronistico quanto raffinato, si evidenzia come dimostrazione di qualità ed espressività.
“Romances” è un disco ibrido, ma è proprio questo che lo rende molto affascinante: il continuo e indefinito galleggiare tra vecchio e nuovo, tra modelli classici e sonorità sperimentali, lo trasmuta in un oggetto raro al giorno d’oggi. Un gioellino imperdibile per chi ama un tipo di musica colta e un po’ complessa.